sabato 18 dicembre 2021

L’attesa premiata

Incastonato dentro la corsa verso il Natale, splende questo incontro memorabile tra Maria ed Elisabetta. Se l’Avvento è il tempo dell’attesa, il tempo in cui anche noi riprendiamo in mano la nostra capacità di uscire dal grigiore che non aspetta più nulla per tornare a puntare lo sguardo verso un futuro desiderabile, queste due donne ci aprono la via. Sia Maria che Elisabetta erano allenate ad attendere. In fondo la fede consiste nel mantenere saldo il cuore nell’attesa che Dio operi concretamente ancora una volta. Non consiste nei soli ragionamenti. Cosa aveva tenuto aperto il cuore di Elisabetta se non la fede nella potenza di Dio, anche se il figlio atteso da una vita non veniva? Con quali ragionamenti avrebbe potuto Maria aprirsi all'opera del Signore su di lei se non avesse scelto di consegnarsi anima e corpo a Lui? 

Maria è dichiarata beata da Elisabetta perché ha creduto alla Parola che Dio le ha rivolto, ha creduto a una promessa. La grazia arriva nel momento in cui ce n’è bisogno, diceva san Massimiliano Kolbe. Noi che ci siamo affidati a Maria e che vogliamo viverci come figli, sentiamo che in lei, in Maria, troviamo la risposta alla nostra domanda: Come continuare a credere mentre tutto crolla? Mentre la lunga attesa sfibra e stanca? Mentre i problemi e le sofferenze di sempre affaticano il cuore e fanno cadere le braccia? Osservando attentamente l’esperienza di Maria, ci rendiamo conto che lei ha vissuto il presente momento per momento riempiendolo di senso perché ci si è installata dentro con fiducia e amore, con impegno e dedizione, senza voltarsi indietro né ripiegarsi su se stessa in modo sterile. E ha fatto esperienza della grazia fidandosi nel qui ed ora. 

Quante volte ci intrappoliamo con le nostre mani fermandoci nei ragionamenti? E se provassimo invece la via della fiducia, che è lasciare che Dio agisca, non quando ci sentiamo bene, ma proprio mentre bene non stiamo? Se continuiamo a fare bene ciò che stiamo facendo, credendo, Dio riempirà di grazia la nostra attesa quando meno ce lo aspettiamo. La gioia delle due donne che si intendono nel riconoscersi “graziate” può essere anche la nostra gioia se semplicemente ci mettiamo dentro a quella cosa che si chiama "vita", amando e affidandoci, raccogliendo nella nostra borsa quotidiana i frammenti di grazia con cui Gesù ci visita. Vale la pena continuare a credere, vale la pena attendere, vale la pena perché la grazia vale più della vita ed è nella vita che si manifesta. Se non avessimo proprio più neppure un briciolo di forza per andare avanti, se continuiamo con fede a farlo, la grazia troverà le sue vie particolarissime per farsi strada. Come quel giorno in Giudea, nell’incontro tra Maria ed Elisabetta, due donne, vergine una, sterile l’altra, che si ritrovano gravide di vita e di futuro, perché ancora nonostante tutto e tutti, aperte all'incanto della grazia.

  

19 dicembre 2021

Lc 1,39-45
IV Domenica di Avvento

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto»

 


sabato 4 dicembre 2021

La via del cuore

 



Due aspetti ci toccano in questo vangelo della seconda domenica di Avvento. Il tempo e la salvezza. In che senso? Luca ci racconta che nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare la parola di Dio venne su Giovanni il Battista nel deserto. Giovanni viveva da anni in luoghi solitari, pregando e facendo penitenza. Una vocazione specifica la sua, segnata dall’essenzialità, preparandosi per qualcosa che ancora non conosceva. Una scelta di vita poggiata sulla fiducia piena in Dio, senza pretese di capire tutto. Ma viene il tempo in cui qualcosa cambia: in un giorno preciso, in un anno specifico la parola di Dio irrompe nella sua anima in modo nuovo, diverso e Giovanni sente che è scattata l’ora di partire e percorrere la regione del Giordano invitando tutti alla conversione. Non è vero che quello che viviamo ogni giorno è uguale. Dio lascia segni sul nostro cammino, possiamo sempre stupirci di come agisce nelle nostre giornate e più facciamo attenzione e affiniamo lo sguardo del cuore più ce ne accorgiamo.

Il secondo aspetto è la salvezza. Giovanni dice: “preparate la via del Signore”, ossia preparate il cuore, alimentate il desiderio di incontrarlo, di riconoscerlo, e di accoglierlo. Andiamo sempre in cerca di qualcosa che ci nutra l’anima, Gesù qui ci dice che soltanto lui può farlo. La sua parola entra in noi e ci cambia dentro. «Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!». Parole di fuoco per dirci che le nostre seti e le nostre fami saranno appagate totalmente. È l’esperienza di sentire che il vuoto è riempito, e solo l’amore di Dio può dare questa sazietà, questa gioia profonda. Ciò che è alto verrà abbassato, ossia con lui riusciamo a smorzare i nostri eccessi, quando si presentano come orgoglio, ribellione e pretesa, e quando all’opposto si presentano come scoraggiamento e apatia. Tutto quello che è tortuoso in noi, le sensazioni e i ragionamenti ingarbugliati che ci fanno smarrire e confondere, tutto questo sarà reso dritto, spianato. La salvezza che Gesù viene a portarci ha il sapore di una esistenza rinnovata, risanata, resa chiara, semplice, capace di dialogare con Dio e con gli altri in autenticità.

Come non sentire in queste parole anche quelle di Maria nel suo magnificat? Maria canta il rovesciamento operato da Dio, che abbassa ciò che è alto e innalza ciò che è basso. È la gioia che Gesù ci dà, quella di sentirci guariti nell’anima e perciò resi capaci di camminare su strade dritte. Maria ha avuto una vita non facile, segnata da molte crisi e prove, ma la sua è stata una vita felice, vissuta con Dio, vivendosi come figlia amata. Maria in questa domenica ci invita a non temere il deserto interiore, perché è proprio il riconoscerci così piccoli ad essere la condizione più favorevole per aprirci al Signore che viene. E lui viene davvero a salvarci dalle nostre notti.

 

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 3,1-6
 
Nell'anno quindicesimo dell'impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell'Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell'Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto.
Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com'è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaìa:
«Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!
Ogni burrone sarà riempito,
ogni monte e ogni colle sarà abbassato;
le vie tortuose diverranno diritte
e quelle impervie, spianate.
Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!».

 

 

 

sabato 16 ottobre 2021

Libera il desiderio

 

Nel vangelo di questa domenica c’è una idea di fondo che attraversa i fatti: finché non entriamo nello schema di una vita in perdita, non usciamo dalla nostra ristrettezza di vedute ossia da una esistenza molto limitante. È un paradosso ma è così: lo vediamo osservando quello che dicono e fanno Giacomo e Giovanni, i due fratelli apostoli. Si prendono la briga di andare da Gesù e chiedergli un posto d’onore nel suo regno. E ritengono di poter assomigliare a Gesù, accettando un battesimo che neppure comprendono cosa sia. In questi due fratelli ci siamo noi ogni volta che rimaniamo identificati con parti di noi e facciamo di queste ristrette vedute l’unica via di comprensione di noi stessi e della vita. Ne abbiamo tutti fatto esperienza nell’adolescenza, quando le illusioni le abbiamo trasformate in realtà e poi abbiamo litigato con la realtà reale perché non assomigliava alle nostre illusioni. Ma di queste cose ne facciamo tante anche da grandi. Basta guardare Giacomo e Giovanni, due uomini adulti che continuano ad avere percezioni della realtà di tipo adolescente. Quello che ci affascina e ci commuove è la bontà e la pazienza con cui il Signore li chiama a sé, li raccoglie e gli spiega dove sta l’errore e dove sta invece la verità. Servire e dare la vita sono le parole che usa per spiegargli la via da seguire se vogliono davvero diventare membri onorati del suo regno. Una parola che ancora una volta capovolge le loro e nostre attese. Gesù non boccia la loro richiesta, la corregge, non esprime giudizi moralistici, guida alla verità, dandogli ancora più fiducia, come un padre che scoprendo una pecca del figlio, si siede nuovamente a parlagli prendendo sul serio la sua carenza di conoscenza e di esperienza. Gesù libera il loro vero desiderio! 

Nel nostro affidamento a Maria, serva del Signore, sperimentiamo cosa significhino queste parole. Maria è stata presa sul serio da Dio nelle sue domande e nel suo pellegrinaggio di fede, e lo stesso ha fatto lei nei confronti del figlio, facendosi serva ossia discepola, sempre alla ricerca del tracciato di Dio nascosto nelle vicende che viveva. Lei ci incoraggia a non temere di abbracciare questa proposta del Signore, che può svelarci i suoi segreti proprio nell’umile atto di farla nostra.

17 ottobre 2021

Mc 10,35-45
In quel tempo35si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». 36Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». 37Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». 38Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». 39Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. 40Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
41Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. 42Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. 43Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, 44e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. 45Anche il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

 

domenica 27 giugno 2021

Alzati e sii sereno!

 

38Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. 39Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». 40E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. 41Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». 42E subito la fanciulla si alzò e camminava.

Il vangelo di oggi ci fa risuonare questa domanda di Gesù: perché tanta agitazione? Da dove tutte le inquietudini, le ansie, gli attacchi di panico, le paure, le colpe? Questa sfilza di stati d’animo legati alla nostra debolezza, fanno parte della nostra esperienza. Ma Gesù, che quel giorno andò a casa di Giàiro per far tornare in vita la figlioletta ormai morta, torna a ripeterci che l’unica via di salvezza in questa vita è aggrapparci al suo amore che dà pace, la vera pace. Altre vie sono sbarrate. Non portano alla pace, ma all’agitazione, alla ribellione e questa ribellione porta a un disordine interno che non dà tregua e conduce la persona a pensieri sempre più cupi, distorcendo la percezione della realtà. E allora ci si preoccupa per un nonnulla, si diventa tristi e diffidenti. Talità kum, dice Gesù all’anima nostra: alzati! Stai su, stai serena. A preoccuparti non risolvi le cose, le risolvi invece affidandole interamente a me, e fidandoti di me. Gesù nel vangelo di oggi caccia fuori tutti quelli che erano andati a fare trambusto piangendo la piccola morta. Li caccia fuori e chiede silenzio, e nel silenzio prende la mando della bambina e la fa tornare in vita. Il tocco di Gesù è la carezza di Dio sulla nostra ferita aperta, sulle nostre morti. La bella notizia, il vangelo, è che l’ultima parola spetta al Signore, lui armonizza ciò che è disarmonico e rimette ordine nel caos. Con lui il respiro ritorna e si può vivere una vita serena, ricca di buone opere, di amore, perché forti internamente della sua pace divina, quella pace che nessuno può dare perché nasce dalla relazione spirituale tra noi e il Dio della nostra storia. 

Noi ci siamo affidati a Maria, ci siamo messi sotto il suo rassicurante raggio di azione, col suo aiuto vogliamo chiedere la pace, la pace vera che solo suo Figlio può darci e ridarci. E da lei impariamo l’arte del custodire nel cuore questa pace: lei era maestra in questo. Sì, perché anche per lei non bastava accogliere la prima grazia, occorreva custodirla nel tempo, ed è quello che noi vogliamo fare, aiutati anche da lei.

 

27 giugno 2021

Vangelo secondo Marco (5,21-43)

In quel tempo 21essendo Gesù passato di nuovo in barca all'altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. 22E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi 23e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». 24Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
25Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni 26e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, 27udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. 28Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». 29E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
30E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». 31I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: «Chi mi ha toccato?»». 32Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. 33E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. 34Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va' in pace e sii guarita dal tuo male».
35Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». 36Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». 37E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. 38Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. 39Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». 40E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. 41Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». 42E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. 43E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare

 

sabato 19 giugno 2021

Calma nelle tempeste

 

In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai discepoli: «Passiamo all'altra riva». La nostra esistenza è un divenire: noi possiamo conservarci nelle cose note e non voler cambiare, ma di per sé ci evolviamo se riusciamo a stare dentro al dinamismo della vita. Gesù stesso ci fa passare costantemente all’altra riva, ci invita a spostarci e a guardare le cose da un punto di vista differente, scoprendo anche altre possibilità per noi, per la nostra autenticità.

Lo presero con sé, così com'era, nella barca. E com’è Gesù? Gesù è com’è lui, non come vorremmo che fosse. Il suo vangelo a volte ci procura fatica perché si tratta di far morire certe parti di noi abbastanza narcisistiche che non vorrebbero diventare miti e compassionevoli o che non vorrebbero cedere alla fiducia, preferendo l’incredulità e l’abitudine a piangersi addosso.

Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca... Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Accade a questo punto che gli apostoli corrono il serio rischio  di morire. E Gesù che fa? Dorme. Gesù nella nostra vita generalmente non abita come chi si fa sentire e percepire in modo esplicito, ma è con noi come l’aria che ci avvolge. Se non ci pensiamo, non ci accorgiamo che siamo contornati d’aria.

Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t'importa che siamo perduti?». Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». 
I discepoli allora si fiondano da Gesù per svegliarlo, e il Signore fa tacere il vento. Poi gli fa questa domanda che è di una potenza indicibile: “perché avete paura? Non avete fiducia in me?”. Colpisce che Gesù non dica: perché avete avuto paura, ma perché avete paura adesso! Ora che tutto è calmo e siete salvi. Allora capiamo che è una domanda per la vita, che va bene sempre, in ogni circostanza. “Perché hai paura?”, chiede a ciascuno di noi, “non hai ancora fiducia in me? ancora non ti rendi conto che io abito la tua anima e che sono il tuo respiro? ancora non senti che la mia vita divina scorre in te? e che basterebbe così poco per accoglierla e per farsi davvero riempire da questo fiume che mai si ferma e che con costanza ti dà vita e ha cura di te?”.

Affidarsi a Maria porta con sé un grande aiuto nella capacità di lasciarci davvero andare allo Spirito Santo, sapendo e sentendo che non c’è tempesta che non sia possibile attraversare perché Gesù è al timone della nostra vita. Maria è la donna totalmente svuotata di sé per fare spazio alla fiducia. Non ci si fida se si è costantemente intenti a rigirarsi sui propri ragionamenti. La fiducia è un fatto del cuore, dell’anima, che tutto trascina dietro di sé. È un sì semplice e potente, un salto nelle braccia di Dio. Occorre fidarsi, provare. Permettere a se stessi di essere fragili creature e a Dio di essere Dio, il Signore della nostra barca, il timoniere dei nostri giorni.

20 giugno 2021

Mc 4,35-41

35In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai discepoli: «Passiamo all'altra riva». 36E, congedata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano anche altre barche con lui. 37Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. 38Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t'importa che siamo perduti?». 39Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. 40Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». 41E furono presi da grande timore e si dicevano l'un l'altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».

 

sabato 29 maggio 2021

Dio è visibile al cuore

 


Domenica della Santa Trinità, in cui siamo portati sul monte in Galilea, nel luogo in cui Gesù risorto si mostra di nuovo ai suoi amici, tant’è che apparendo a Gerusalemme aveva appunto chiesto che andassero in Galilea, là lo avrebbero rivisto. Perché tanta insistenza verso questo incontro? Cosa aveva e cos’ha di così importante Gesù da dirci e da darci? Gesù appare sul monte, puntuale. Quando lo vedono gli apostoli sentono la spinta a inginocchiarsi, mentre in cuor loro dubitano. Vedono, eppure dubitano. Com’è possibile vedere il Risorto e ancora dubitare? Possibile se consideriamo la nostra creaturalità. Abbiamo il potere di non contattare il nostro sentire profondo, di costruire pareti rigide intorno al cuore e così anche se gli occhi funzionano, il cuore che è l’organo che può sentire Dio, non può esprimersi. Noi diremmo: ok, allora non succede nulla di buono perché i discepoli hanno fallito. Ma Gesù fa un’altra cosa, oltrepassa il loro limite, e gli dice come se nulla fosse: “andate e battezzate  nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, trasmettete tutto quello che io vi ho donato”. Gesù li rialza dalla polvere in cui sono e gli indica una strada in cui poter ricominciare a correre. E aggiunge: “Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Ci sentiamo molto consolati e supportati da questa parola del Signore. Ci chiede l’umiltà e la serenità di accogliere il nostro limite creaturale, il fatto che, mentre crediamo, parti di noi non credono. Questo limite è un problema solo per chi cerca una perfezione narcisistica. Diventa invece possibilità per chi accoglie con semplicità se stesso così com’è. 

Maria quando ha detto il suo sì, si è definita serva e piccola, umile. Sapeva fino in fondo di non essere altro che una creatura con tutti i limiti del caso. Ma questo è stato per lei motivo di maggiore affidamento e di crescita nella relazione con Dio. Maria oggi ci dice questo: se senti che la tua relazione con il Dio Trinità, Padre Figlio e Spirito Santo, non è ancora autentica, resta cioè incompiuta, non temere, una strada c’è ed è l’umiltà di accogliersi per come si è, e come si è presentarsi all’appuntamento sul monte col Signore Risorto. Sarà lui stesso a compiere l’opera, lui che non si nasconde al cuore, quando il cuore funziona.

30 maggio 2021

Dal vangelo secondo Matteo (28,16-20)

In quel tempo 16gli undici discepoli, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. 17Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. 18Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. 19Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, 20insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

 

sabato 15 maggio 2021

Va' e porta il mio amore


 Breve e intenso questo vangelo della domenica dell’ascensione di Gesù al cielo. Con parole chiare che non possiamo dire di non aver capito, Gesù ci chiede di non restare chiusi (andate in tutto il mondo) e di essere persone-dono (proclamate il vangelo) per tutti. Il nostro problema nasce quando teniamo per noi tutte le potenzialità positive che abbiamo ricevuto. La capacità di andare incontro agli altri per primi senza aspettare che siano loro a fare il primo passo, la capacità di dimenticarci per rendere felici gli altri, la capacità di valorizzare il bene che c’è dentro ognuno, la capacità di essere nei nostri ambienti di vita e di lavoro delle persone che fanno la differenza. 

Mentre per la mentalità mondana fare la differenza significa prevalere sull’altro, sfoggiare superiorità e cercare ammirazione, mettendosi al centro, per Gesù fare la differenza significa portare dentro di sé una carica spirituale capace di trasformare le situazioni. Una crisi relazionale ad esempio non si salva facendo leva solo sulle forze umane, ma quando una delle persone coinvolte affida la situazione al Signore, prega, chiede l’aiuto dall’alto, l’armonia che solo lo Spirito di amore può realizzare. 

«Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono», dice Gesù «nel mio nome scacceranno demòni… imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Ossia se abbiamo questo cuore nuovo guarito dal Signore, allora la nostra presenza guarisce anche gli altri. È lui poi che libera dal male, scaccia i mali dell’anima, spinge al perdono, alla fraternità, guarisce ogni sofferenza, ogni ferita interiore. «Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano». Questo è quello che dobbiamo fare: andare e mettere in pratica, perché se stiamo affidando la nostra vita a Dio, lui agirà con noi e in qualche modo ci darà segni che confermano in che direzione giocare la nostra esistenza, come spenderci. 

Affidarci a Maria ha proprio questo obiettivo: far sì che ciascuno di noi possa crescere nella consapevolezza di come lo Spirito sta agendo nella sua persona e nella sua vita e seguirlo. In fondo quale gioia più grande può toccarci in sorte se non questa? Il sentire che stiamo camminando con Dio, che stiamo costruendo con lui la nostra storia. 

San Massimiliano Kolbe si entusiasmava all’idea di collaborare con Maria e diceva: «Occorre lottare con la preghiera con il buon esempio della cordialità con una grande dolcezza e bontà quale riflesso della bontà dell’Immacolata». 

Cominciamo a risanare le esistenze se partiamo da questi piccoli gesti di amore e di attenzione, se viviamo il nostro essere guaritori feriti come il dono più grande che Dio abbia potuto farci.

16 maggio 2021

Mc 16,15-20
Ascensione del Signore


In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:«15Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. 16Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. 17Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, 18prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». 19Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.  20Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

 

sabato 1 maggio 2021

Linfa che nutre l'anima

 

 

 Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.

Questa parola con cui Gesù questa domenica ci viene incontro ha una particolare forza di consolazione, di rassicurazione. Gesù ci invita a percepire noi stessi, la nostra identità personale, come se fosse un tralcio di vite. Possiamo porci perciò fuori di noi e nell’immaginare una bella pianta di vite con i suoi tralci, pensare che quei tralci siamo noi. Perché questa immagine ci aiuta? Perché ci fa considerare molto chiaramente come la nostra esistenza dipende dal Signore, vite vera che ci nutre con la sua linfa. Non ci siamo dati l’esistenza da soli, non dobbiamo cercarci delle risposte ai nostri problemi, non dobbiamo temere il domani e ancor meno la vita eterna. Anzi, tutto possiamo tranquillamente vivere come chi riceve ogni bene da chi lo ha creato e lo ama. E non possiamo non pensare a un genitore, una mamma o un papà che danno la vita per i loro bambini. Li fanno crescere, li nutrono, li curano, adattandosi alle varie fasi della loro evoluzione. Mai un figlio teme di non  essere accolto dai suoi genitori, sempre troverà una porta aperta attraverso cui entrare. Allora dove sta la difficoltà di fare la volontà di Dio? Queste resistenza si percepisce nel movimento interiore di diffidenza, di allontanamento, quando si comincia a staccarsi dalla fiducia in Gesù.                                                        

Per questo l’affidamento a Maria è per noi rifugio e sostegno, perché Maria ci è accanto come madre per riportarci sempre al Signore, ogni volta che sembriamo interiormente scivolare via dal rapporto con lui. In fondo è la dinamica che viviamo anche nelle relazioni tra noi: se non smettiamo di comunicare e di affidarci nonostante tutte le fatiche possibili, sperimentiamo sempre nuove riprese, nuovi canali comunicativi che generano una conoscenza più vera e una fiducia crescente. Maria è stata donna che è rimasta nell’amore di Dio, non si è mai staccata dalla vera vite, ha messo in discussione tante cose nella sua vita ma mai la sua relazione di fiducia con Dio e con suo Figlio. Lei stessa ci incoraggia ora: “Coraggio, rimani nella fiducia in Dio, osa fidarti di lui, e fallo nella concretezza della tua esistenza quotidiana, parla con lui, domandagli ciò che vuoi, attendi e resta in ascolto, sarà poi la vita ad aprirti percorsi nei quali capirai come il Signore vuole condurti, perché la fede è una strada, non è una risposta pronta, è una strada da percorrere mano nella mano con me e con mio Figlio”. 

Il giovanissimo Massimiliano Kolbe ci viene incontro con un suo pensiero: «Lasciati condurre; sii fedele alle ispirazioni. Non porre la fiducia in te stesso; in ogni cosa confida totalmente nella misericordia divina che ti conduce per mezzo dell'Immacolata» (SK 987b). 

2 maggio 2021

Gv 15,1-8
V Domenica di Pasqua


In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:« 1Io sono la vite vera e il Padre mio è l'agricoltore. 2Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. 3Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. 4Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. 5Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. 6Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. 7Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. 8In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.

 

sabato 24 aprile 2021

Mi importa di te

 

Io sono il buon pastore… o in modo più preciso il “bel” pastore (dal greco kalos, bello) e “do la mia vita per le mie pecore” (che tradotto in maniera più esatta significa “disporre la mia anima in favore di”). Così questa domenica Gesù parla al nostro cuore. Usa immagini semplici legate alla vita semplice del suo tempo per indicare una verità eterna, che non finisce: il suo amore per noi, forte e personale, la sua cura per la nostra vita, la sua guida costante. Gesù si paragona a un pastore che non è un mercenario, a cui non importa delle pecore. 

Questo è il punto decisivo della vita: scoprire che al Signore importa di me, e gli importa a tal punto da aver dato la sua vita per consentirmi di vivere. In fondo questo è anche il dato decisivo di ogni esistenza: finché la persona non si sente addosso lo sguardo di amore di Dio, che gli dà fiducia, che gli dice “mi stai a cuore”, “sono orgoglioso di te”, finché non si fa questa esperienza davvero sconvolgente, non si comprende questo vangelo e la sua potenza. La bellezza di Gesù è la bellezza del suo amore divino che ci strappa davvero dalle nostre angosce esistenziali, e vi mette dentro la sua pienezza spirituale. 

Affidarci a Maria significa per noi cominciare un percorso nuovo, dove non siamo al centro noi coi nostri bisogni, ma gli altri, specialmente quelle persone che sono ancora girovaghe dell’esistenza, alla ricerca di uno sguardo che le salvi. Queste persone sono in pericolo come le pecorelle smarrite, perché finché non riposeranno in Dio, cercheranno la vita dove vita non c’è e perciò potrebbero farsi anche molto male. Come Maria noi vogliamo fare di tutto affinché le persone che incontriamo si lascino incrociare da quell’unico sguardo capace di cambiare la vita. 

San Massimiliano Kolbe ci incoraggia: “Non possiamo darci riposo finché nel mondo c’è un’anima in pericolo, che non conosce ancora l’Immacolata. Non ci deve frenare la nostra fragilità umana, la scarsità di mezzi o qualunque altra difficoltà del mondo; confidiamo in Maria,  mettiamoci veramente nelle sue mani e continuerà a vincere le battaglie di Dio” (cf. Conferenze).

 

25 aprile 2021

Gv 10,11-18
IV Domenica di Pasqua

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:« 11Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. 12Il mercenario - che non è pastore e al quale le pecore non appartengono - vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; 13perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. 
14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. 16E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. 17Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio»

 

sabato 17 aprile 2021

Sono proprio io

 


Uno degli aspetti più belli del vangelo di questa domenica è il momento forte in cui i due discepoli di Emmaus, ormai tornati a Gerusalemme, raccontano agli apostoli il loro incontro con Gesù risorto mentre erano in cammino. Dove sta il punto decisivo? Nel fatto che mentre raccontano dell’incontro, Gesù in persona appare in mezzo a loro. Con la sua bellezza divina che affascina tanto che gli apostoli sono pieni di gioia e stupore e perdono quasi il contatto con la realtà. Ma Gesù non poteva trovare un altro momento per farsi presente? Doveva proprio essere l’attimo in cui i due stavano raccontando di lui? Interessante. Sembra che il Signore ci dica che ogni volta che viviamo il vangelo, che ci prendiamo cura degli altri, che facciamo il bene, lui stesso è con noi. Certo, lui è sempre con noi. Ma nel fare il bene noi lasciamo agire lui, collaboriamo con il suo sforzo di amore. Diamo un contributo attivo al miglioramento di questo mondo, rendendolo un poco più umano. Non è un caso infatti che Gesù chiede da mangiare. Non perché ne ha bisogno ovviamente, ma per fargli e farci capire che lui abita le nostre vite, le nostre cose, le nostre relazioni, sta dentro alle nostre quotidiane esperienze, è un Dio vicino, anzi vicinissimo, con cui confrontarci per tutte le nostre decisioni, dubbi, domande. Dalle più piccole alle più importanti. Lui c’è. Costruisce con noi. Parlando della sua passione, ci aiuta a non avere paura della vita, delle prove, perché il terzo giorno risorge, e così ci indica il processo dentro cui possiamo abitare anche noi, qualunque cosa possa capitarci. Maria pure è passata per questa esperienza di morte e risurrezione tante volte, e noi, nell’affidarci a lei siamo certi che ci aiuterà a vivere con pace questa profonda verità inscritta in noi e nell’universo intero. Quale pace? La pace che il risorto ha donato a lei, e dona a noi come segno potente della sua azione di grazia. Per questa pace vale la pena vivere e raccontare a tutti il nostro incontro con lui. 

18 aprile 2021

Lc 24,35-48
III Domenica di Pasqua

In quel tempo i due discepoli 35narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane. 36Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». 37Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. 38Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? 39Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». 40Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. 41Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». 42Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; 43egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
44Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». 45Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture 46e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, 47e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48Di questo voi siete testimoni.

 

La Via della felicità