Qual è la radice del peccato?
La radice di ogni nostra scontentezza? Del nostro perdere il senso della vita? Del
non sentirsi amati? La radice è nel non ascolto della Parola di Dio. Nel
Vangelo di questa domenica la crisi scoppia nel cuore dei discepoli davanti
alla Parola di Gesù (“io sono il pane vivo”) e perciò dicono: “Questa parola è
dura! Chi può ascoltarla?”. Ma è dura la parola o il loro cuore?
Entriamo in questo Vangelo
con Maria, guardando al suo esempio, a quello che lei invece ha fatto, e cioè
ascoltare la Parola di Dio, credere. La Parola di Dio cozza contro i nostri
schemi, le nostre abitudini, il modo consueto con cui leggiamo le cose, le
interpretiamo. È contro questa nostra corazza fatta di idee, convinzioni, anche
pregiudizi che la Parola opera. Cerca un varco per farci capire che c’è un di
più, un oltre, una vita che vera e piena
da accogliere.
Siamo a Cafarnao, Gesù ha
fatto il suo lungo discorso sul Pane di vita, sull’Eucaristia e ha ricevuto il
rifiuto dei capi che non hanno voluto accettare la sua proposta. Erano così
convinti di sapere tutto, che hanno soffocato la luce che avevano nel cuore, e
che li spingeva ad aprirsi alla novità. Ora Gesù invece parla ai suoi, i discepoli
e tra loro anche gli apostoli. I discepoli qui fanno fatica. Ma perché tanta
resistenza? La crisi è benedetta se
serve a farci prendere coscienza che siamo ripiegati su noi stessi e quella
vita che crediamo di vivere in realtà non è vita, perché la vera vita è una
vita di qualità superiore che solo chi si lascia unire da Gesù al suo Spirito
sperimenta.
Essere cristiani non è andare
a Messa o fare preghiere e neppure essere persone che fanno bene le cose. Ma prima
di tutto è essere persone che un giorno preciso e indimenticabile sono andate
in crisi davanti alla Parola di Dio perché hanno capito che lì c’era qualcos’altro
rispetto a una semplice parola, c’era Gesù stesso con la sua proposta meravigliosa
ed esigente. C’è una morte attraverso cui passare per poi rinascere in Cristo.
E pochi vogliono morire a se stessi, farsi spogliare del vecchio per rivestirsi
del nuovo. Hanno paura, si difendono. La paura, le resistenze si oppongono a
questa vita nuova nello Spirito Santo, una vita non autocentrata, ma centrata
in Dio. Una vita chiamata a farsi dono. Allora ecco lo scandalo, cioè
l’ostacolo contro cui si inciampa!
“Non vogliamo cambiare! Anche
se ci proponi qualcosa di bello, di liberante, non vogliamo perdere le nostre
sicurezze. Meglio una mediocrità conosciuta, a cui ci siamo abituati, che una
grandezza incontrollabile e sempre nuova, che sfugge alla nostra mania di controllo”.
È un paradosso, sembra incredibile, ma accade a ognuno, di preferire il noto,
il mio modo di vivere e di pensare, perché così non si deve mettere in
discussione nulla e non ci si deve convertire. Ma senza conversione, trasformazione del cuore e della mente, non c’è
cristiano.
Ecco perché abbiamo bisogno
di Maria, per non andarcene anche noi via da Gesù quando ancora bussa alla
porta del nostro cuore con la sua Parola viva. Maria ci insegna che nella fede
la Parola ci trasforma. Bisogna avere fede
nella Parola di Dio, leggerla nel silenzio del cuore e lasciare che sia prima
Dio a parlarci, a raccontarci come le vede lui le cose, prima ancora di mettere
davanti le nostre visioni e idee. Maria ha ascoltato la Parola di Dio, il suo punto
di vista, ha creduto più alla parola di Dio che alla parola sua di creatura. Anche
lei aveva i suoi progetti, le sue idee! Ma quando dice “ecco la serva del
signore avvenga per me secondo la tua parola”, sta dicendo a noi: “Quello che
tu pensi Signore, è più vero di quello che penso io! E perciò mi affido a te,
lascio che sia tua a guidare la mia esistenza”.
Allora se io penso male, se
sono giù di corda, se ho perso la strada, il senso, l’amore, se non voglio
amare, perdonare, Gesù mi viene incontro
con un’altra parola, un’altra prospettiva. Mi dice che il suo amore è per
me, che lui mi accompagna con tenerezza, mi invita a fidarmi e affidarmi e
vuole che anche io sia capace di amare come lui. Questa consegna di noi stessi
non avviene attraverso un ragionamento, non è ragionando che ci lasciamo
afferrare da Cristo, l’uomo con tutte le
sue capacità non arriva ad accogliere, solo aprendo il cuore allo Spirito,
all’amore… e Maria ci ricorda che senza cuore, senza tenerezza, senza
affidamento e senza umiltà non possiamo essere trasformati dalla Parola di
Gesù. Pietro davanti alla provocazione di Gesù: “Volete andarvene anche voi?”
risponde subito con il suo atto di fede. Riconosce con umiltà che senza Gesù la
vita non ha senso, non ha gusto, non ha destinazione verso l’eternità. Senza
Gesù la vita non è. Solo con Gesù sperimento che lui mi ama, mi accompagna e mi
aspetta nell’eternità.
26
agosto 2018
Dal Vangelo secondo Giovanni (6,60-69)
Dal Vangelo secondo Giovanni (6,60-69)
In
quel tempo 60molti
dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi
può ascoltarla?». 61Gesù,
sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse
loro: «Questo vi scandalizza? 62E
se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima? 63È
lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho
detto sono spirito e sono vita. 64Ma
tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio
chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe
tradito. 65E
diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è
concesso dal Padre». 66Da
quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con
lui. 67Disse
allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». 68Gli
rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita
eterna 69e
noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».