sabato 18 dicembre 2021

L’attesa premiata

Incastonato dentro la corsa verso il Natale, splende questo incontro memorabile tra Maria ed Elisabetta. Se l’Avvento è il tempo dell’attesa, il tempo in cui anche noi riprendiamo in mano la nostra capacità di uscire dal grigiore che non aspetta più nulla per tornare a puntare lo sguardo verso un futuro desiderabile, queste due donne ci aprono la via. Sia Maria che Elisabetta erano allenate ad attendere. In fondo la fede consiste nel mantenere saldo il cuore nell’attesa che Dio operi concretamente ancora una volta. Non consiste nei soli ragionamenti. Cosa aveva tenuto aperto il cuore di Elisabetta se non la fede nella potenza di Dio, anche se il figlio atteso da una vita non veniva? Con quali ragionamenti avrebbe potuto Maria aprirsi all'opera del Signore su di lei se non avesse scelto di consegnarsi anima e corpo a Lui? 

Maria è dichiarata beata da Elisabetta perché ha creduto alla Parola che Dio le ha rivolto, ha creduto a una promessa. La grazia arriva nel momento in cui ce n’è bisogno, diceva san Massimiliano Kolbe. Noi che ci siamo affidati a Maria e che vogliamo viverci come figli, sentiamo che in lei, in Maria, troviamo la risposta alla nostra domanda: Come continuare a credere mentre tutto crolla? Mentre la lunga attesa sfibra e stanca? Mentre i problemi e le sofferenze di sempre affaticano il cuore e fanno cadere le braccia? Osservando attentamente l’esperienza di Maria, ci rendiamo conto che lei ha vissuto il presente momento per momento riempiendolo di senso perché ci si è installata dentro con fiducia e amore, con impegno e dedizione, senza voltarsi indietro né ripiegarsi su se stessa in modo sterile. E ha fatto esperienza della grazia fidandosi nel qui ed ora. 

Quante volte ci intrappoliamo con le nostre mani fermandoci nei ragionamenti? E se provassimo invece la via della fiducia, che è lasciare che Dio agisca, non quando ci sentiamo bene, ma proprio mentre bene non stiamo? Se continuiamo a fare bene ciò che stiamo facendo, credendo, Dio riempirà di grazia la nostra attesa quando meno ce lo aspettiamo. La gioia delle due donne che si intendono nel riconoscersi “graziate” può essere anche la nostra gioia se semplicemente ci mettiamo dentro a quella cosa che si chiama "vita", amando e affidandoci, raccogliendo nella nostra borsa quotidiana i frammenti di grazia con cui Gesù ci visita. Vale la pena continuare a credere, vale la pena attendere, vale la pena perché la grazia vale più della vita ed è nella vita che si manifesta. Se non avessimo proprio più neppure un briciolo di forza per andare avanti, se continuiamo con fede a farlo, la grazia troverà le sue vie particolarissime per farsi strada. Come quel giorno in Giudea, nell’incontro tra Maria ed Elisabetta, due donne, vergine una, sterile l’altra, che si ritrovano gravide di vita e di futuro, perché ancora nonostante tutto e tutti, aperte all'incanto della grazia.

  

19 dicembre 2021

Lc 1,39-45
IV Domenica di Avvento

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto»

 


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