sabato 12 febbraio 2022

Benedette mancanze

 

Oggi Gesù ci dà un aiuto importante per capire una delle cose più fondamentali nella vita: cosa farcene delle nostre mancanze, dei vuoti, dei limiti che caratterizzano a vari livelli e in vari ambiti la nostra creaturalità. Beati voi… dice Gesù, e lo dice a categorie di persone che non ci aspetteremmo: poveri, afflitti, sofferenti, perseguitati, feriti di cuore, feriti nella carne della loro dignità. Non dobbiamo andare in Africa per vedere queste realtà, basta aprire gli occhi intorno a noi (e dentro di noi). Quanti bambini con genitori in crisi vivono sensi di colpa o sviluppano un sentimento di rifiuto e di non amore. Costruendosi convinzioni sulla vita di tipo negativo, stanno già creando quei filtri mentali sulla realtà che causerà loro tante sofferenze da adulti. Perché allora beati? Guardando alle tante povertà e ai tanti feriti di cuore che Gesù ha incontrato nella sua vita di pellegrino, ci rendiamo conto che è stato proprio Gesù a ribaltare il senso delle mancanze: possono infatti essere una grandissima opportunità perché ci fanno toccare con mano la polvere e così ci mettono nelle condizioni migliori di affidarci a Lui. 

L’affidamento a Maria nello spirito kolbiano vuole arrivare a questo: a umanizzarci a partire dallaccettazione serena della mancanza strutturale che ci caratterizza. Umanizzarci attraverso il nostro donarci a lei, il nostro metterci nelle mani di chi ci ama davvero, il nostro gesto di consegnare a lei noi stessi, vivendoci in relazione con lei in modo costruttivo, da alleati, da figli, da amici. E potendo così anche contare sulla grazia che lei ci dona. E la grazia che Dio elargisce attraverso di lei non si può comprare, si può solo ricevere dentro una relazione di fiducia, di affidamento totale. Massimiliano Kolbe scrive: La nostra potenza consiste nel riconoscere la nostra debolezza e miseria e in una illimitata fiducia nella bontà e nella potenza dell’Immacolata” (SK 301).

Monica Reale

Vangelo Lc 6,17.20-26

In quel tempo, Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne. Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete. Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti. Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete. Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».

 

sabato 5 febbraio 2022

Prendi il largo

 


«Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». È questa la parola centrale del vangelo di questa domenica. È l’invito di Gesù a Pietro e i suoi compagni di pesca. Cos’ha di strano questa parola? Cos’ha di unico? Di strano ha che spinge a fare qualcosa di inutile. Tant’è che Pietro risponde: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla
». Tu mi dici di provare, io ti dico che ci ho provato già tante volte. Il risultato è stato deludente. 

Cos’ha di unico questa parola di Gesù? Di unico ha che invita a fare le cose di sempre, le azioni di prima però invita a farle con un “ma”, con una differenza e questa differenza sta nel fatto che glielo dice Gesù in persona. Perciò Pietro può aggiungere: «ma sulla tua parola getterò le reti». E vanno e pescano così tanto che le barche quasi affondano. 

Cosa dice a noi questa parola? Siamo cercatori instancabili di senso e di vita, di esperienze che ci tocchino l’anima e non solo la pelle. Ebbene, quando ci diamo il tempo per stare con la Parola di Dio, per ascoltare lui, può accadere questa esperienza che ha fatto Pietro. Possiamo sentire una parola che non è generica ma che parla proprio a noi. E non all’orecchio soltanto, ma al cuore. Sentiamo che è per noi. Ci emoziona, ci stimola alla speranza e all’azione. Perciò Pietro quasi si spaventa di fronte a questa esperienza. Si commuove, come noi ci sentiamo piccoli quando facciamo esperienza di Dio, quando vediamo e sentiamo che è lui che sta facendo qualcosa per noi. «Non temere», dice Gesù a Pietro. 

Come non abbinarlo al “non temere” che il messaggero dice a Maria a Nazaret. Anche lì l’esperienza di Dio così ravvicinata spaventa Maria che sente una commozione potente, perché l’amore di Dio è così immenso da non poterlo reggere senza un surplus di grazia. Il messaggio per noi è quello di fidarci di Gesù, cercando la parola per noi tra le tante parole. Non ci riempiamo di parole, non ci perdiamo dietro tutte le notizie che ascoltiamo, riduciamo le fonti di conoscenza, e con Maria custodiamo il desiderio dell’incontro con Gesù, con la sua parola qui ed ora, la sola che può meravigliarci e soprattutto ispirarci passi nuovi. Perché come scrive Massimiliano Kolbe: «Lasciamoci solo condurre dall’Immacolata e lei compirà anche i miracoli, se saranno necessari per la sua causa. Il miracolo rappresenta, forse, una difficoltà per lei?» (SK 812).

Monica Reale

6 febbraio 2022

Luca 5,1-11
Vangelo

In quel tempo mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.


La Via della felicità