sabato 30 aprile 2016

La segreta gioia di Maria


«Lo Spirito Santo che il padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto» (Gv 14,23-29). Come la notte viene lentamente diradata dal sorgere del sole che inizia a mandare da lontano i primi segni della sua prossima venuta, così fa Gesù in questa VI domenica di Pasqua incominciando a prepararci al dono del suo Spirito. Una segreta gioia dovette nascere in Maria quando con gli apostoli aspettava il momento esatto in cui queste parole di suo Figlio si sarebbero avverate. Maria non viveva sempre con gli stessi sentimenti. Abbiamo di lei un’idea a volte un po’ astratta. Non è vero che aveva sempre nel cuore la stessa tavolozza di sentimenti. Ha conosciuto solitudine, angoscia, sofferenza, povertà anche se sempre con la pace profonda di Dio. Quella pace che Gesù oggi ci ricorda di averci donato per sempre. Una pace che nessuno può strapparci perché è Cristo in noi.


Maria dunque la immaginiamo ora piena di attesa interiore. Lo Spirito verrà e rinnoverà ogni cosa dal di dentro. Sentiamo questa gioia, questa attesa, questa segreta intuizione del cuore. Con lei ci prepariamo al grande dono, ormai vicino. Maria dovette provare una grandissimo desiderio di novità. Non la novità del mondo, che nasce dalla ricerca di nuovi piaceri e nuove compensazioni. Ma la novità che soltanto lo Spirito Santo può creare, infondendo vita a ciò che era morto, aprendo strade nei deserti delle nostre famiglie  e comunità, rigenerando con la sua linfa vitale e spingendo ad uscire, a farsi esploratori di nuove possibilità.


Maria sapeva che lo Spirito avrebbe compiuto la promessa: renderla madre dell’umanità. Sentiva che la volontà del Figlio era prossima a compiersi. Dovette pensare all’altro compimento. Quando partorì Gesù. Anche allora la Parola si era compiuta. Dio è fedele. Ora perciò sta per rinnovarsi il prodigio di un Dio che, dopo misteriose strade e situazioni, conduce infine dove aveva in mente di portare Maria, come ciascuno di noi. Vieni Santo Spirito! Desideriamo pregare ogni giorno della vita in questo modo e ancora più ora che attraverso la sua amata Chiesa lo Spirito sta per rinnovare i suoi prodigi. A noi credere con tutto il cuore!

sabato 23 aprile 2016

Amore che rinnova


«Ecco, io faccio nuove tutte le cose». In questa V Domenica di Pasqua, Gesù parla di una “novità” fuori dell’ordinario, quella che soltanto Lui può operare e che è capace di trasformare ogni cosa in meglio. Non si tratta dell’esteriorità ma del cuore delle cose, della profondità della nostra anima. Ci piace molto l’idea del rinnovamento, perché ci sembra che quando il libro della nostra vita comincia a farsi fitto, ad aumentare di volume, sia il momento di metterlo nello scaffale per iniziare a scrivere su una nuova pagina. Ma c’è un pericolo in questo bisogno pur positivo in sé. Il credere cioè che possano esserci strade più agevoli e attraenti, meno complicate e faticose da percorrere.

Il nostro affidarci a Maria giunge proprio come una benedizione. Nostra Madre infatti, nel prendersi cura di noi, ci è accanto per donarci la sua sapienza, la sua visione delle cose. Maria ci spiega che la novità di cui Gesù parla è strettamente legata a questa parola: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (Gv 13,31-35). Parole che suonano come il testamento spirituale di Gesù, perché pronunciate nel Cenacolo prima della Passione. Maria ci suggerisce: «Sì Gesù fa nuove tutte le cose, e sempre le farà nuove. Come? Morendo e risuscitando nell’amore e per amore». Ogni giorno qualcosa deve morire in noi perché l’amore di Dio possa trovare lo spazio necessario per generare vita, la sua vita. Maria lo sa bene: quando il figlio della promessa è morto sulla croce, il suo cuore ha scelto - pur in mezzo a tempeste  e fatiche – la via dell’amore pieno, che vive nel silenzio.


E nella decisione di morire anche lei come il chicco di grano sottoterra, ha permesso alla vita di Dio di fluire, di scorrere, senza porre ostacoli. Il nostro ragionamento tende a vedere sempre le contraddizioni: ciò che accade spesso non corrisponde a ciò che dovrebbe! Maria ci insegna un’altra ottica, quella che nasce da un cuore spoglio e donato a Dio, perciò libero da se stesso e dalle cose. Fare nuove tutte le cose non significa ritoccare la realtà per renderla più attraente, ma abitare con fede la realtà con tutte le sue apparenti contraddizioni, per scorgere, tra le rovine e le illusioni andate in frantumi, il germoglio dell’amore di Dio che ancora racconta la storia più bella del mondo: quella di un Dio che ci apre nuove prospettive di gioia proprio a partire da ciò che pensavamo di dover mettere da parte. 

sabato 16 aprile 2016

La dolce voce di Dio


Ascoltare la dolce voce di Gesù, appartenere a Lui (nessuno le strapperà dalla mia mano) ed essere una cosa sola con lui sono i tre passaggi dell’unione dell’anima con Dio che il Vangelo di questa domenica ci regala (Gv 10, 27-30). Sempre diciamo che Maria è stata la donna dell’ascolto, la persona capace di seguire Cristo perché più pronta all’ascolto. Il nostro affidarci a lei è anche un atto di fiducia nel suo aiuto. Da lei, nostra madre, riceviamo gli aiuti necessari per imparare l’ascolto di Dio.

Il suo ascolto aveva una caratteristica precisa: la disponibilità, la spinta a coinvolgersi con Dio e ad adattarsi con amore alle sue proposte. Desiderando di far piacere al suo amato, Maria voleva immergersi nella sua volontà e Dio l’ha aiutata, sostenendo la sua buona disposizione. Maria ha fatto sempre esperienza che è la grazia di Dio a fare tutto, e che senza di essa noi non avremmo la spinta e il desiderio di Lui. Con la sua umiltà, il suo abbandono calmo e fiducioso, Maria ha attirato le grazie divine. E quell’ascolto fatto di volontà e desiderio di relazione le ha permesso di sentire i sentimenti di Dio e perciò di sperimentare una unione profonda con lui.

Maria ci guida all’ascolto profondo, unico luogo capace di contenere quello scambio di sguardi tra l’anima e il suo Dio dalla quale nasce poi la vera conversione, fatta di pace, di calma, di bontà, di affabilità, di capacità di sopportazione, di sapienza e di donazione.


Non basta ascoltare in profondità, sembra dirci Maria leggendoci il Vangelo di oggi, per appartenere a Dio: è necessario anche ascoltare amando, cioè chiedendo al Signore il dono di una vera tenerezza verso di Lui, per poter così instaurare quella relazione solida e sicura che ci fa una sola cosa con Lui. E ci conduce dove non sappiamo… ma dove l’amore ci precede sempre. 

sabato 2 aprile 2016

Credo perciò vedo


«Se non vedo, io non credo» afferma Tommaso nel Vangelo di questa domenica (ottava di Pasqua cf. Gv 20,19-31). Vedere e credere sembrano due poli che non si possono incontrare, ma è veramente così? È davvero impossibile vedere il Signore? Di che vista si tratta? Maria di Nazaret ha qualcosa da dirci riguardo a questo vedere. Lei è stata la madre del Signore. Sì, però cosa aveva davanti agli occhi ogni giorno? Un Dio che faceva continui miracoli, che viveva in modo straordinario e diverso? Niente di tutto questo. Maria vedeva un bambino come gli altri, che aveva bisogno di tutto per sopravvivere come gli altri bambini della sua età. Negli anni aveva continuato  a vedere il suo Gesù come un uomo, non come un Dio. Un uomo che si stancava come gli altri, che aveva bisogno di nutrirsi, che soprattutto aveva bisogno di relazionarsi con gli altri, di condividere i suoi pensieri e il suo mondo. Un uomo normale.


Ma nella normalità emergeva anche qualcos’altro, quella profondità di amore che solo un cuore umile poteva riconoscere. Maria sentiva che l’interiorità di Gesù era strettamente in contatto con Dio. Si crede per connaturalità, infatti la nostra riposta di fede a Dio che ci viene incontro nel silenzio del nostro spirito nasce da un intimo incontro, da questo tocco gentile eppure forte e concreto con cui lo Spirito Santo ci raggiunge. Poi possono esserci segni, aiuti concreti… certamente Dio ci guida e ci accompagna dunque sa anche mostrarci la strada e aiutarci a lasciare i sentieri sbagliati… ma la fiducia, l’affidamento della propria vita a Lui nasce da questa intima certezza della sua presenza e del suo amore. Tommaso era ancora lontano dal suo cuore, da se stesso per potersi sintonizzare con questo contatto divino che lo Spirito stava realizzando in lui. Maria invece nella sua umiltà ha sempre vissuto a partire dal cuore, ascoltandosi e ascoltando Dio, dimenticandosi per affidarsi alla sua voce. Ecco perché l’affidamento a lei è un’arma potente contro la sfiducia: perché ammorbidisce il cuore e lo rende capace di avvertire il tocco della grazia e corrispondervi.  

La Via della felicità