sabato 28 marzo 2020

Se credi, vedrai


Se credi, vedrai. Non: vedi e poi credi, ma… se credi, vedrai. Gesù con queste parole rivolte a Marta scuote ciascuno di noi in questa domenica e ci fa vedere l’immensità a cui siamo destinati, la vita eterna, che è il dono dei doni, è quel dono per cui dovremmo esultare giorno e notte, perché siamo eterni e nessuno può strapparci questa realtà immensa che ci rende liberi davvero, perché abbiamo le radici in cielo e non quaggiù. È il vangelo della risurrezione di Lazzaro, un momento straordinario, in cui Gesù fa tornare in vita il suo amico defunto. Ma cosa era accaduto? E chi erano Marta, Maria e Lazzaro? Questi tre fratelli di Betania erano grandi amici di Gesù. «Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro», scrive Giovanni. Un giorno vengono a riferirgli che Lazzaro è ammalato gravemente. Sono le due sorelle che mandano alcune persone a riferire la cosa a Gesù, sicuramente perché sperano che Gesù corra a salvarlo come aveva salvato tanti altri ammalati fino ad allora. Ci aspetteremmo un Gesù pronto a mettersi in viaggio, come faremmo noi in un simile caso. E invece no, Gesù resta fermo due giorni, e solo dopo parte per andare da loro, in Giudea. Quando arriva Marta gli va incontro e gli grida il suo dolore, non nascondendo anche un certo rimprovero: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!».  Sono le stesse parole che Maria, che viene chiamata dalla sorella, gli dirà poco dopo. Marta e Maria non comprendono il motivo per cui il Signore abbia permesso che Lazzaro morisse, pur potendolo evitare. Vedendo le sorelle in pianto, Gesù si commuove profondamente e scoppia in pianto. Tanto che alcuni giudei lì presenti dicono: «Guarda come lo amava!». Mentre altri aggiungono dei rimproveri: «Gesù, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?». 
Sembra proprio che nessuno capisca Gesù. Nessuno comprende perché Gesù sia arrivato quando ormai è tutto finito. Anche noi vorremmo che Gesù arrivasse in tempo, che risolvesse le nostre crisi nel momento in cui accadono. Ci sono dei tempi in cui ci sentiamo non ascoltati da lui, non capiamo il suo silenzio. È vero, Gesù non ha evitato a Lazzaro l’esperienza della morte. Ma Gesù non può toglierci dalla vita. Dobbiamo affrontarla così com’è. Non ci può togliere da quella stessa esistenza che lui stesso è venuto a  vivere senza sconti. Gesù non ci salva dalla vita, ci salva nella vita. Cosa accade infatti subito dopo? Dopo avere pianto, Gesù si reca al sepolcro. Va dove non c’è più nulla da fare. E davanti a quella nuda pietra ha il coraggio di dire: «Togliete la pietra!». Pensiamo alle espressioni di meraviglia che tutti quelli che erano lì presenti dovevano avere. Marta ha una reazione immediata: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Marta siamo noi quando non permettiamo a Dio di essere Dio e pretendiamo che le nostre notti restino notti, impedendo al Signore di farvi brillare la sua luce. Per questo Gesù le dice con forza: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». A un suo comando, Lazzaro esce fuori e torna in vita. Solo Dio può dirci di tornare in vita e farlo sul serio. Solo Dio può ricrearci e farci ricominciare con un cuore nuovo.
Gesù entra nella nostra vita in qualunque situazione ci troviamo, anche se siamo morti, anche se tutti ci danno per spacciati. Per Gesù nessuno è spacciato, c’è sempre speranza, perché è lui la vita e la dà in abbondanza. Ci salva nella vita, ci salva nelle difficoltà, ci salva anche nella morte. E a volte non è la morte fisica quella che viviamo, ma la morte interiore, dell’anima. Ecco allora cosa ha voluto farci comprendere il Signore: che non è venuto per risolverci tutti i problemi, ma per starci accanto e aiutarci ad affrontarli nel migliore dei modi. Come Maria e Maria ci lamentiamo, vorremmo – come bambini – che lui fosse sempre il papà pronto a soddisfare tutti i nostri desideri e a risolverci le frustrazioni. Ma sappiamo bene che non si cresce e non si matura se non si vivono le frustrazioni e non si impara ad affrontarle e superarle. Bisogna fare i conti col dolore e col limite per poter diventare uomini e donne maturi.
Affidarci a Maria nostra madre è un grande aiuto anche per crescere in questa capacità di saper attendere e saper soffrire. Ai piedi della croce Maria ha fatto l’esperienza della totale impotenza di fronte alla più grande ingiustizia e al più grande dolore della storia. Non si è ribellata, non ha accusato Dio o gli uomini, si è completamente abbandonata alla vita nella fiducia assoluta nell’amore del Padre. Maria nel silenzio doloroso di quell’ora ha permesso al mistero della salvezza di compiersi. Collaborando attivamente col suo sì al dono della vita di Gesù per la salvezza del mondo. Maria ci aiuta ad accogliere la vita e saperci stare mentre ci affidiamo senza misura a colui che – solo -nella vita ci salva davvero.

29 marzo 2020
Gv 11,1-45
V domenica di Quaresima

In quel tempo 1 un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. 2Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. 3Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».
4All'udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». 5Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. 6Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. 7Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». 8I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». 9Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; 10ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui».
11Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo». 12Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». 13Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. 14Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto 15e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». 16Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!». 19e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. 20Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. 21Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! 22Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». 23Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». 24Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell'ultimo giorno». 25Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 26chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». 27Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo». 28Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». 29Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. 30Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. 31Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.
32Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». 33Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, 34domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». 35Gesù scoppiò in pianto. 36Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». 37Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».38Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. 39Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». 40Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». 41Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. 42Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». 43Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». 44Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare». 45Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.


sabato 14 marzo 2020

L’acqua viva del suo Amore


C’è una realtà che ci dà forza e consolazione – tanto più in questo tempo di difficoltà - ed è il sapere che il Signore viene a cercarci sempre, ci precede, ha per ciascuno di noi un itinerario da percorrere e un  dono immenso che è l’acqua viva del suo amore.
Siamo a Sicar, presso il pozzo di Giacobbe, e Gesù siede affaticato per il viaggio. Giunge una samaritana con una brocca in pieno mezzogiorno per attingere acqua. Questo è l’incontro che cambierà la sua vita. Gesù la guarda attentamente e le dice: “Dammi da bere”. È l’avvio del dialogo d’amore più bello che ci sia all’interno della Bibbia! La donna resta stupita dalla richiesta, ma Gesù incalza: “se tu sapessi chi è che ti parla, saresti tu a chiedergli acqua viva! e l'acqua che io ti darò diventerà in te una sorgente d'acqua che zampilla per la vita eterna”.
Gesù è un maestro del dialogo, il miglior comunicatore del mondo. Lui sa cosa c’è nel cuore dell’uomo, solo lui lo sa e sa cosa gli occorre per essere risanato. Gesù descrive l’acqua che lui può dare come un’acqua speciale, terapeutica, capace di dissetare per sempre. Mentre con altri rimedi la sete resta e va costantemente colmata, con l’acqua che lui invece dà, le cose stanno diversamente. Questa immagine meravigliosa accende la fantasia della donna. Nasce in lei il desiderio di poter bere quest’acqua, così da avere risolto il problema della sete. E qui alla samaritana capita di vivere uno spostamento di livelli di conoscenza: lei crede consapevolmente che sta parlando dell’acqua da bere, l’H2O per intenderci, ma inconsciamente si è attivata in lei un’altra sete, la sete di Dio.
Ci chiediamo allora: ma come ha fatto Gesù ad attivare questa intima connessione? La risposta sta nella persona di Gesù stesso, nella sua autenticità. Quando incontriamo qualcuno che non bara, ma che è veramente in contatto con se stesso e  con la sua parte più profonda, e vive a partire da quel nucleo spirituale, allora anche noi ci rilassiamo ed entriamo in noi stessi, siamo facilitati ad entrare in contatto con la nostra parte più intima e spirituale. Il dialogo tra Gesù e la donna samaritana prosegue spostandosi sul livello umano delle relazioni: Gesù le fa da specchio e  la mette di fronte al fatto che la sua vita è stata caratterizzata da una serie di relazioni abbastanza distruttive. «Hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero», afferma Gesù. Gesù non ha mai un tono giudicante, e se mette davanti ai nostri errori, lo fa per farci prendere coscienza del fatto che qualcosa non funziona nella nostra vita e che possiamo con lui riprenderci. Vedendo che Gesù conosce ogni dettaglio della sua vita, la donna esclama: “Tu sei un profeta!”. Ed è a questo punto che il Signore si rivela. Ormai il discorso sta andando nella direzione dell’incontro con Dio, sta emergendo il fatto che la donna ha una sola vera sete ed è quella di incontrare Dio, così come Dio stesso nella sete di Gesù ha sete di incontrare noi. Infatti quando la donna dice: «So che verrà il Cristo e ci dirà ogni cosa!», Gesù risponde:  «Sono io, che parlo con te».
Ecco l’incontro, ecco l’agire diretto dello Spirito Santo nelle nostre anime. Dio ci incontra personalmente e si comunica  a noi in maniera diretta. Siamo noi che ostacoliamo l’incontro con tante forme di resistenza, mentre lui è sempre se stesso, amore che si dona. L’affidamento a Maria allora diventa una vera e propria scuola di apertura del cuore. Con l’aiuto di nostra madre sciogliamo gradualmente le paure, i blocchi, i ragionamenti contorti, e impariamo a metterci nelle sue mani, attendendo da lei l’aiuto al momento opportuno. Massimiliano Kolbe diceva che «l’Immacolata ha il suo tempo per tutto», perciò non abbiamo altro che la via della fiducia da seguire con passo sempre più deciso e costante, affinché l’acqua viva dello Spirito santo possa essere riversata in noi con abbondanza e la possiamo donare a nostra volta come ha fatto la samaritana, che è corsa dai suoi conoscenti per raccontare il suo incontro con Gesù.  




15 marzo 2020
Gv 4,5-42
III domenica di Quaresima

In quel tempo Gesù 5giunse a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6qui c'era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. 7Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». 8I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. 9Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. 10Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: «Dammi da bere!», tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». 11Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest'acqua viva? 12Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». 13Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; 14ma chi berrà dell'acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d'acqua che zampilla per la vita eterna». 15«Signore - gli dice la donna -, dammi quest'acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». 16Le dice: «Va' a chiamare tuo marito e ritorna qui». 17Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: «Io non ho marito». 18Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». 19Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! 20I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». 21Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l'ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma viene l'ora - ed è questa - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 24Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». 25Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». 26Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».
27In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». 28La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: 29«Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». 30Uscirono dalla città e andavano da lui. 31Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». 32Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». 33E i discepoli si domandavano l'un l'altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». 34Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. 35Voi non dite forse: «Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura»? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. 36Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. 37In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l'altro miete. 38Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica». 39Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». 40E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. 41Molti di più credettero per la sua parola 42e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».


domenica 8 marzo 2020

Alzati e non temere


Alzatevi e non temete. Nel Vangelo di questa seconda domenica di Quaresima siamo condotti sul monte della Trasfigurazione. In questo tempo di dura prova che stiamo vivendo mai come prima queste parole così cariche di fiducia e speranza giungono come balsamo sul nostro cuore preoccupato. Il Signore si avvicina a ciascuno di noi, come a Pietro, Giacomo e Giovanni lì sul monte, ci tocca dolcemente e ci parla, con la voce rassicurante e determinata che soltanto Dio può avere in quanto è Padre e ha cura di noi, povere creature soggette a qualunque pericolo.
Gesù ci incoraggia, ci conduce accanto a sé sul monte sul quale si trasfigura, il suo volto pieno di luce divina e il suo corpo sfolgorante di bellezza ci danno l’assicurazione che presto vedremo la luce, che non c’è prova che non possa essere superata mediante un affidamento totale a lui. Cosa ci è chiesto dunque in questo momento? La risposta ce la dà nostro Padre che è nei cieli. Sul monte i tre apostoli udirono la sua voce che diceva: “Gesù è mio Figlio, l’amato, ascoltatelo!”. Ascoltarlo dunque, questo è il nostro compito principale ora. Metterci come figli nelle sue mani, chiedendo la sua protezione e la sua liberazione.
Ci colpisce in questo vangelo come Pietro, vedendo tanta bellezza divina, cerchi di immaginare un percorso facile, senza prove. Vuole costruire tre tende e rimanere lì, nella beatitudine che sta sperimentando. Il Padre  invece ci chiede di camminare dietro a  Gesù, di ascoltarlo, di imparare ad affidarci, di non temere la prova se vissuta con lui. Infatti alla fine della visione, quando Gesù torna ad essere esteriormente solo uomo, senza più la visibilità divina, i tre accettano di scendere dal monte, per continuare il cammino con Gesù. Un messaggio oggi che Gesù con la sua Parola viva ci manda, per darci forza  e coraggio, fiducia illimitata nella sua paternità verso di noi. Dalla prova si esce con una fiducia smisurata in lui, creatore e salvatore. Come sempre nella storia della salvezza, i tempi di prova sono stati i tempi in cui il popolo ha potuto vedere e sperimentare l’azione del Dio vicino che salva. Dio scese a liberare Israele dall’Egitto, perché aveva visto e udito le sue sofferenze. Questa è la nostra forza e speranza certa, essere figli di un tale Padre.


8 marzo 2020
Mt 17,1-9
II domenica di Quaresima

In quel tempo 1Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». 5Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». 6All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». 8Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
9Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti».


La Via della felicità