sabato 29 gennaio 2022

Colti da stupore

 


Gesù inaugura il suo ministero nella sua città, Nazaret. Non nasconde la sua identità anzi dichiara apertamente che in lui si è compiuta la parola appena letta della Scrittura. Il messaggio è chiaro: il profeta che doveva venire, è venuto, sono io, e sto portando la liberazione ai prigionieri e la libertà in ogni forma di oppressione. Qual è la reazione della sua gente? Non è di entusiasmo, ma di diffidenza: «Non è questo il figlio di Giuseppe? Come fa a essere profeta uno che è come noi?». È tale il rifiuto di Gesù che arrivano a condurlo fuori città con l’intento di ucciderlo, senza mezzi termini. Ma Gesù passando in mezzo a loro, continua il suo cammino.

Potremmo restare scandalizzati da questi concittadini di Gesù così duri di cuore. Ma possiamo anche fermarci a pensare cosa significa questo rifiuto e se ha qualcosa da dire anche a noi. Vedere l’opera di Dio, rendersi conto di come lui sta parlando alla nostra vita non è poi così difficile. Sentiamo che qualcosa dentro ci interpella, ci stimola a cambiare, a fare attenzione a qualche aspetto invece che a un altro. Lo Spirito parla a ognuno singolarmente. Quello che può frenarci dall’aprirci a questa presenza di Dio accanto a noi è l’abitudine, l’essere affezionati alle nostre convinzioni, ai modi acquisiti di vivere, di percepirci e di percepire la realtà. Nelle cose “note” ci stiamo bene, comodi, il problema è che non ci rendiamo più conto che abbiamo fatto delle nostre convinzioni la verità assoluta. E così restiamo chiusi allo stupore, poco allenati a cercare le tracce della grazia nelle circostanze che viviamo.

Come guarire da questi blocchi? Come mantenerci allenati al mistero? Maria, a cui noi ci affidiamo, come ha fatto a riconoscere la grazia nascosta nelle cose? Maria ci mostra un segreto: il custodire nel cuore fatti e parole. Che non vuol dire mettere sotto chiave le cose belle che si intuiscono di Dio, quanto farle costantemente girare nel cuore in modo da tenere questo muscolo sempre riscaldato e pronto a riconoscere Dio all’opera. Massimiliano Kolbe aveva compreso che solo un cuore allenato ad amare poteva custodire il fuoco dell’amore acceso da Gesù e così progredire sempre. È una grazia da chiedere e un esercizio da fare ogni giorno: perché come ha detto papa Francesco “se il nostro cuore si raffredda, quello di Gesù rimane sempre incandescente”. Non ci resta che pazientare con la nostra fragilità e andare ancora una volta con umiltà dal Signore, a chiedere occhi per lasciarci stupire e calore per curare le nostre inevitabili tiepidezze.

Monica Reale 


Dal Vangelo secondo Luca
Lc 4,21-30
 
In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

La Via della felicità