sabato 30 luglio 2022

Arricchirsi presso Dio




La vita non dipende da quello che possediamo. Cosa significano queste parole di Gesù dette in risposta a un uomo che lo aveva interpellato per questioni di soldi ed eredità? Gesù non presta il fianco a questa richiesta, perché non è venuto per risolverci i problemi che possiamo aggiustare noi con le nostre capacità. Gesù è venuto per salvarci da una vita senza senso e senza relazione d’amore con Dio. Inutile spendere la vita intera a cercare di accumulare denaro e riconoscimenti, quando la vita ha la sua essenza in qualcosa che materiale non è. La vita è altrove. E ne facciamo esperienza tutti. Siamo nella pace quando siamo in armonia di relazione con noi stessi, con il Signore, con la realtà tutta. Quella armonia si effonde in ciò che facciamo e dà un gusto buono ad ogni azione. Massimiliano Kolbe pensava che fosse necessaria solo una cosa: mettere amore in tutto quello che si fa. Il resto non conta. Amando ci arricchiamo presso Dio, ossia cominciamo a costruirci il paradiso fin da adesso. 
A che serve arricchirsi materialmente se abbiamo l’anima oppressa da una sorda solitudine? I mali dell’anima sono tremendi, sono dei veri tormenti, e vengono dalla lontananza da Dio, dal percepirsi orfani, chiusi in una bolla in cui manca l’ossigeno. Nella relazione con Dio invece siamo condotti fuori dai nostri limiti e resi capaci di aperture inaudite. Diventiamo persone di relazione, diventiamo capaci di vedere la presenza dello Spirito che ci ispira e ci guida, che anima le vicende e suscita
scelte. È una vita piena, abitata dall’amore, vissuta in relazione. Una vita con difficoltà come tutte le vite, ma felice. 
Ecco allora che l’uomo ricco che accumula per godersi le cose e non pensa ad altro che al ventre ci sembra l’immagine di tante persone che in fin dei conti sono tremendamente sole e forse le più bisognose di amore. 
Il nostro affidamento a Maria ci ha inserito dentro una dinamica di donazione, di apertura, di fraternità, di amicizia, e questa apertura ha orizzonti sempre nuovi, sempre più attraenti, perché l’amore è creativo, non si ripete. Gesù oggi ci affascina con la sua proposta di una vita piena di amore e di relazione. Viviamola appieno, noi che siamo affidati a Maria, e offriamo con generosità i frutti di questa scelta, che non sono parole, è pace del cuore che traspare e dona vita anche agli altri.

 

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 12,13-21
 
In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».

 

sabato 16 luglio 2022

Tra voi però non è così

 


Tra voi però non è così. Amo queste parole sobrie e forti di Gesù che fanno verità su due diversi modi di vedere i rapporti tra persone, uno che piace al Signore, e che possiamo considerare evangelico, l’altro che gli dispiace e che possiamo considerare non evangelico ma mondano. Il primo modo è sinodale, ossia impostato sulla convinzione che siamo tutti figli e fratelli tra noi e che abbiamo un solo Padre, Maestro e Guida, Gesù. È il modo che la Chiesa sta proponendo e che Gesù stesso attraverso il Papa e tutti noi credenti desidera per questo terzo millennio. È il sogno di percepirci e di viverci alla pari, integrando i differenti talenti e percorsi personali dentro un’armonia più grande, senza che ci sia un capo che in maniera diretta o indiretta si senta investito di un ruolo che nessuno gli ha dato. Nelle nostre comunità, nelle realtà che frequentiamo e in cui viviamo e lavoriamo troppo spesso il semplice ruolo di coordinamento è assunto in un modo tale che si vengono a creare delle sacche di potere e controllo laddove invece non è scritto da nessuna parte che coordinare e guidare un certo team significhi sentirsi e viversi come superiore. 

Tra voi però non è così. Viene in mente la libertà di san Massimiliano Kolbe, che pur in un’epoca in cui nella Chiesa vigeva il modello piramidale col superiore in cima, ha optato per uno sinodale. E lo ha fatto vivendo, cioè percependosi come pari degli altri. E questo messaggio gli altri lo hanno ricevuto e di conseguenza si sono sentiti liberi, hanno avvertito di potersi muovere in un ambiente familiare, sereno, aperto. Maria è stata il modello di Kolbe e lo è anche per noi, in lei vediamo una donna sinodale, che si percepiva insieme agli altri, a suo Figlio prima di tutto ma anche a tutti gli altri. Nel Cenacolo in attesa dello Spirito, emerge con intensità come Maria viva questa parola del Signore: “Tra voi però non sia così”, tra voi sia come tra fratelli e sorelle che cercano insieme il modo migliore per seguire il Signore. La volontà di Dio infatti non è scritta e solo da eseguire, è un tessuto da tessere insieme con l’apporto creativo di tutti. E per essere creativi dobbiamo poterci esprimere liberamente, non essere giudicanti ma accoglienti la diversità, valorizzando tutti. Sì, occorre molta apertura mentale e di cuore, e questo noi cerchiamo, chiediamo come grazia a Maria. Ce la otterrà certamente, perché il sogno di Gesù per questa generazione è che tra noi non sia così.

Monica Reale

 

 

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 10,35-45
 
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».
Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

sabato 9 luglio 2022

Lasciati curare da Dio

 


 

Il vangelo di questa domenica è una Parola che Gesù ci offre con estrema chiarezza. Alla domanda: come salvarsi? Come entrare nella vita? Gesù risponde con un racconto simbolico. C’è un uomo mezzo morto destinato a morire del tutto, abbandonato al suo dolore sul ciglio della strada. L’indifferenza di alcuni che passano infatti conferma questa ipotesi. Ma una persona sceglie di fare in modo diverso, il famoso samaritano. “Passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino”. Poiché Gesù invita a comportarsi così per poter essere nella vita, noi pensiamo subito di dedicarci a questa cura della persona in particolare dei più fragili. Occorre però prima focalizzarci sul fatto che i feriti e sofferenti siamo tutti noi. Esposti alla vita, con le nostre sole forze non possiamo difenderci e finiamo feriti ai bordi delle tante strade esistenziali in cui possiamo trovarci: solitudini, separazioni, malattie, depressioni, mancanza di lavoro, lutti, peccati e ribellioni. Siamo noi quei poveri acciaccati che abbiamo bisogno di compassione. E qui c’è la gioia del vangelo. Gesù si rende presente, si fa vicino in particolare quando siamo a terra. In quello stato di crisi siamo al limite tra la salvezza e la morte. Se ci lasciamo incontrare, fasciare, curare, prendere, possiamo salvarci e fare esperienza di Dio. Diversamente iniziamo il gioco dei ragionamenti, delle chiusure, delle giustificazioni. Troviamo ogni scusa per fare le vittime e chiudere gli occhi davanti agli occhi di Dio che ci cercano.

Affidarci a Maria penso sia un dono di Gesù proprio per ciascuno di noi, per la nostra umanità che è in bilico e se non ha una mano dall’alto non riesce a decidersi per la semplicità, preferendo le strade complicate del ripiegamento su di sé. In questo tempo della Chiesa e della storia Maria ci vuole semplicemente accompagnare ad aprire il cuore a Dio, per farne esperienza concreta. Una realtà possibilissima, per nulla ardua, non è una salita, non è una fatica impossibile. È fare surf sull’onda piena di energia che è Dio stesso. Ci vuole coraggio, ci vuole desiderio, ci vuole sicuramente la forza per staccarsi dalle abitudini di sempre, ma se si mettono i piedi su quella tavoletta e si parte finalmente, l’onda farà tutto il resto. Non per nulla padre Kolbe ci teneva a ripetersi “lasciati condurre e non voler tu condurre Dio”. Lo diceva a se stesso e lo consiglia anche a noi. La semplicità salverà il mondo. E se lo desideriamo, anche noi.                                                       

                                         M. R.                         

Dal Vangelo secondo Luca
 10,25-37

In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

 

La Via della felicità