sabato 27 marzo 2021

Lacrime che salvano

In questa domenica delle Palme celebriamo la Passione del Signore. Cosa significa Passione del Signore? Gesù accetta liberamente di entrare nell’abisso del dolore e dell’angoscia per salvarci quando anche noi siamo in questo stesso abisso. Tutto ha assunto della nostra umanità, compresa la prova grande del dolore innocente e della morte. Celebriamo la passione, l’amore appassionato che Dio ha per noi, spinto fino al punto di volersi caricare di tutte le nostre magagne per darci la possibilità del perdono. 

Nell’orto degli ulivi, poco prima di essere ucciso, Gesù dice: «la mia anima è triste fino alla morte» e Marco dice che provò paura e angoscia. Un insegnamento per noi: non dobbiamo fuggire la nostra creaturalità, con Gesù possiamo stare nel dolore e nel tempo della prova con dignità e forza d’animo, sostenuti da lui. Gesù infatti dopo aggiunge «Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu». Nel buio del dolore si accende la luce: l’amore invincibile del Padre. Questo amore fa dire a Gesù “sia fatta la tua volontà”, disponi tu, a te mi abbandono. Con te posso tutto, anche l’impossibile per la natura umana.

In mezzo al racconto della Passione sta pure il pianto di Pietro. Pietro ha paura di affrontare anche lui la croce si difende dalla realtà e dice di non conoscere Gesù. Ma poi, toccato nel profondo del cuore dalla grazia, capisce che abisso di amore si nasconde in Gesù e, scrive Marco, «scoppiò in pianto». Queste lacrime liberatorie che accolgono la vita e il perdono di Dio sono fiumi di consolazione nell’ora della prova, quando non abbiamo parole, non sappiamo come risolvere il nostro dolore. Ma Dio lo sa.

Il vangelo si chiude con l’immagine della pietra che chiude il sepolcro in cui è sepolto Gesù ormai morto. Marco aggiunge: «Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano a osservare dove veniva posto».

Uniamoci a Maria, nostra madre, e alle donne in questa domenica, restiamo anche noi davanti alla grande pietra che sembra mettere la parola fine alla speranza e ripensiamo alle parole di Gesù che si rivolge al Padre chiamandolo Abbà, Papino mio, mia roccia, mia difesa, mio unico rifugio, mia eterna salvezza.

Maria e Gesù ci dicono oggi con forza che possiamo attendere l’impossibile che si manifesterà dietro quella pietra enorme… possiamo attendere la Luce. Ma ora restiamo nel buio, non fuggiamo anche noi, abbiamo il coraggio e la fiducia di stare e, stando, di sentire l’abisso di dolore e nello stesso tempo l’abisso di misericordia che presto farà rinascere germogli di vita innaffiati dalle nostre lacrime.

                                                                      Vangelo

La passione del Signore

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Marco
cf. Mc 14,1 - 15,47

Giunsero a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedetevi qui, mentre io prego». Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». Poi, andato un po' innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell'ora. E diceva: «Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu». 

Pietro si ricordò della parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». E scoppiò in pianto.

Venuta ormai la sera, poiché era la Parasceve, cioè la vigilia del sabato, Giuseppe d’Arimatea, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch’egli il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, gli domandò se era morto da tempo. Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro. Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano a osservare dove veniva posto.



sabato 13 marzo 2021

La luce c'è ma spetta a te

 

Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.

Immaginiamo una notte stellata all’epoca di Gesù e Nicodemo che proprio nel cuore della notte va da Gesù, spinto dal desiderio del cuore di sapere di più di questo maestro di Nazaret. E durante il grande colloquio sul rinascere dallo Spirito, Gesù gli fa una rivelazione immensa: non sono venuto per condannare ma per salvare. Il puntare il dito, il criticare, lo svalutare, il fare da maestri saccenti e giudicanti sono tutte prerogative squisitamente umane. Tutto questo è estraneo al volto di Dio. Dio è padre misericordioso. Non ha altre definizioni. Anche quando è giusto, la sua giustizia va dritto al cuore delle cose, non all’apparenza, dunque non ha nulla a che vedere con la giustizia umana, tante volte profondamente ingiusta. Gesù viene per salvarci. Strapparci dall’attaccamento alle nostre false identità per farci liberare da lui, liberare dal male e liberare dalle false immagini di noi e di lui.

E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. 

Qui Gesù sta dicendo una cosa grande: non è lui che giudica, ognuno si auto-giudica nel momento in cui, raggiunto dalla luce di Cristo, l’accoglie o sceglie di restare al buio. Ogni istante con quello che scegliamo e deliberiamo facciamo sì che la nostra persona resti nella luce oppure se ne stacchi per farsi trascinare dal buio. Abbiamo un’idea ingenua della vita spirituale: pensiamo che tutto si compia da sé, per la forza dello Spirito. Ed è vero che è Dio a salvare e darci lo Spirito e la pace, la guarigione profonda e il perdono, ma è anche vero che è nostro compito rimanere in lui, portare avanti quella che da sempre nella vita cristiana si chiama lotta spirituale. Il buio incalza, ogni istante i cattivi pensieri, primo fra tutti lo scoraggiamento, allungano le loro ombre su di noi, offrendoci i ragionamenti più curiosi pur di massacrarci e strapparci la pace di Cristo. Ogni occasione è buona per farci allontanare dalla luce. 
Noi che ci siamo affidati a Maria e vogliamo crescere in questo essere figli, impariamo da lei l’arte di custodire nel cuore la Parola di Gesù, la sua voce che con sola e guida, che sempre crea e costruisce del bene in noi e intorno a noi. Maria donna forte ci aiuta a non mollare la lotta interiore, anzi a renderla sempre più una virtù, un qualcosa che facciamo stabilmente per conservarci nella zona di influenza dell’amore di Dio e non cedere mai al cono scuro del male.

 

14 marzo 2021

Gv 3,14-21
IV Domenica di Quaresima

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «14Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, 15perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. 16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio.

19E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. 20Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. 21Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

 

sabato 6 marzo 2021

Nella crisi l’inizio

 

Il gesto di Gesù nel vangelo di questa terza domenica di Quaresima lascia stupiti: cosa vorrà dire il fatto che ha scacciato buoi, pecore e colombe dal tempio? Che significato ha? Ci sono nella Bibbia alcuni momenti in cui i profeti fanno dei gesti detti appunto profetici, che vogliono spiegare qualcosa, annunciare qualcosa. Ora l’offerta di animali era una usanza religiosa non solo degli ebrei ma di tanti popoli, un modo con cui ottenere aiuto dal Signore. 

Gesù con questo gesto allora crea una spaccatura, genera una crisi: è finito un tempo, ne sta iniziando un altro. Dio cerca figli, figli che lo amino, si lascino amare e si fidino di lui, gli permettano di camminare con loro. Ciò che Gesù cancella sono le false immagini di Dio. Dio si conosce nel volto misericordioso di Gesù, che è venuto a sanare e guarire i nostri cuori e quindi le nostre esistenze. E questo amore è gratuito, ci precede e ci avvolge. Il vero tempio infatti è il corpo di Cristo, è la sua persona da accogliere. 

Anche in questo tempo di pandemia si è aperta una spaccatura in noi. Vederci isolati, impossibilitati ai contatti fisici, limitati in tante cose, esposti all’incertezza del domani, e preoccupati per tanti che soffrono in vari modi, ci fa sentire tutta la durezza di quanto stiamo vivendo. Eppure come Gesù ha generato una crisi per poterci donare qualcosa di molto più grande di quello che avremmo potuto anche solo immaginare e cioè se stesso, la relazione con lui, così anche in questa crisi stanno palpitando nuove forme. È una chiamata generale all’autenticità, e la domanda da farsi è: Ma tu, chi sei davvero? Quali sono i tuoi desideri più veri? Vuoi scommettere su Dio e farti sorprendere? “Sono venuto perché abbiate la vita”, dice Gesù, “e l’abbiate in abbondanza”. 

Forse il maggior guadagno di questo tempo di prova sta nel darci il permesso di sperimentare l’abisso che siamo per farci sorprendere dall’abisso di misericordia che ci sostiene. È una vertigine, ma genera salvezza. Nel momento di massima prova nel deserto il popolo d’Israele è stato nutrito da Dio, che ha perfino fatto piovere cibo dal cielo e lo ha portato come un padre porta un figlio. Questa crisi può essere il tempo favorevole per rischiare la fiducia, permettendo a Dio di essere Dio, il nostro Dio. 

San Massimiliano Kolbe direbbe: «Lasciamoci dunque guidare, siamo quieti, quieti, non pretendiamo di fare più di quello che lei vuole, oppure più presto. Lasciamoci portare da Maria, penserà a tutto, provvederà a tutti i nostri bisogni di anima e di corpo; diamo a lei ogni difficoltà, dispiacere e confidiamo che ci penserà meglio di noi. Dunque pace, pace, molta pace nell’illimitata confidenza in lei» (SK 56).

7 marzo 2021

Gv 2,13-25
III Domenica di Quaresima


In quel tempo, 13si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. 14Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. 15Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, 16e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». 17I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divorerà.
18Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». 19Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». 20Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». 21Ma egli parlava del tempio del suo corpo. 22Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
23Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. 24Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti 25e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull'uomo. Egli infatti conosceva quello che c'è nell'uomo

 


La Via della felicità