sabato 24 settembre 2016

Ricchi di Dio

Povertà e ricchezza al centro di questo Vangelo domenicale (Lc 16, 19-31). Una povertà che benché segno di fragilità porta poi a vedere Dio, a essere suo familiare e godere della sua compagnia per sempre. Un ricchezza invece che chiude l’orizzonte della vita e lo appiattisce sul limite e su questo lo richiude, come in un abbraccio che invece di vita causa asfissia. Ma cos’ha di tanto grave la ricchezza?

Dipende certamente dal tipo di ricchezza a cui ci si riferisce. Se siamo ricchi di valori e di preghiera, se la nostra vita interiore è dinamica, sempre aperta alle crescite che Dio ci domanda, se in una parola, siamo persone spirituali, capaci cioè di non eliminare la domanda su Dio dalla nostra vita ma di integrarla e di farci pellegrini di senso, allora siamo ricchi da ammirare e non da commiserare. Se invece la nostra ricchezza significa limitarci a riempire i bisogni che di giorno in giorno si affacciano dentro di noi, senza fermarci a riflettere sull’origine di questa insoddisfazione, allora è piuttosto povertà e condizione da compatire.
Pensiamo allora alla povera per eccellenza: Maria. Quale tipo di povertà ci insegna e ci aiuta a vivere? Aspettarsi tutto da Dio è la più bella definizione di povertà mariana. Avere l’anima tesa verso la sua Parola, il suo passaggio, le sue proposte quotidiane. Esserne coscienti e assecondarle, stare in ascolto, con l’umiltà di chi ha da ricevere dalla vita prima che dare e desidera lasciarsi raggiungere da una nuova possibilità di amore e di donazione. Ci affidiamo a Maria per imparare l’arte della povertà che dal punto di vista di Dio diventa ricchezza. Quale gioia e forza più grande del sapersi amati da Dio? Se è vero com’è vero che le persone sofferenti sono quelle che si sentono orfane su questa terra, schiacciate su un orizzonte senza futuro, senza eternità, quale felicità ci invade nel vivere da figli amati, dal momento che non solo siamo custoditi qui ma soprattutto siamo attesi lì, nel cuore del Padre, dove tutto troverà la sua piena realizzazione.

sabato 17 settembre 2016

Affezionarsi a Dio




Servire due padroni non è possibile, dice Gesù in questa domenica (cf. Lc 16,1-13). Ci si affeziona infatti soltanto a una persona, amata sopra ogni cosa, si ama con tutto il cuore solo una realtà, riconosciuta come il cuore pulsante della vita, il motivo per cui si ha voglia di alzarsi al mattino e di impegnarsi durante il giorno. Se guardiamo all’esistenza di Maria ci rendiamo conto che la forza della sua testimonianza deriva unicamente dall’avere concentrato tutte le sue forze su quell’unico bene che è il Signore. Non è facile rimanere in questa comunione neppure quando la si vive e la si sperimenta. Perché è tale l’impatto che ha su di noi il mondo esterno, con le sue sfide e le sue spinte, i suoi colpi e le sue sferzate, da farci spesso sganciare da questa profonda unione di pensiero e di cuore per perderci e traballare. Sentiamo che a ogni istante dovremmo avere la capacità di tenerci in mano in modo tanto forte e consapevole da neutralizzare ogni altra azione. 

Forse però, chiedendo a Maria, capiamo che questa prospettiva non è neppure auspicabile. Ci metterebbe nell’ottica di sentirci a posto, arrivati, mentre la nostra verità sta in un cammino. Il cammino che Maria stessa ha percorso per prima, fatto di slanci e di gioie, ma anche di pause e di frenate, di dolorose sospensioni. La vita ci chiede di camminare umilmente tenendo stretta la mano di Maria e di Gesù. Non disponiamo di sicurezze personali. Siamo invece sicuri solo dell’amore incondizionato e  totale di Dio, della protezione forte e tenace di Maria, della infinita bontà dei santi, nostri fratelli e sorelle che hanno a cuore la nostra felicità e ci sostengono con la loro preghiera. Maria non ha neppure per un istante pensato di poter servire con tutta se stessa due realtà. Ha amato smisuratamente solo Dio e nell’amarlo è stata disposta a ogni sacrificio, prima di tutto quello di se stessa. Per affezionarsi a Dio è necessario distaccarsi dal proprio io, per lasciarsi trasformare il cuore dalla sua tenerezza è necessario lasciare per sempre la pretesa di vedere rispettati i propri diritti. Solo chi corre verso l’ultimo posto può servire l’amore con tutto se stesso. 

domenica 4 settembre 2016

Non da soli ma dietro a Gesù


«Chi non vuole venire dietro a me, non può essere mio discepolo» (cf. Lc 14,25-33). Il messaggio chiave di questa domenica ci viene da questo versetto. Gesù spiega che chi vuole essere sulla strada della vita, non deve andare per conto suo, né andare dalla parte opposta a quella indicata da Lui, e neppure seguire altri che non sono Lui. Chi vuole la vita deve andare dietro a Gesù.

Il pensiero subito corre alla perfetta discepola che è stata Maria, prima non solo in senso cronologico, ma specialmente per la qualità del suo discepolato. Da lei possiamo imparare come concretizzare questa parola di vita che Gesù suggerisce al nostro cuore oggi. Maria ha un dono da farci: la sua vita. In lei vediamo la bellezza di un abbandono in Dio che l’ha portata a seguirne le vie senza condizioni. Non ha mai pensato, Maria, neppure nei momenti critici e di svolta, di poter trovare la soluzione da sola, contando sulle sue deboli forze. Ma ha sempre scelto il posto della creatura, della figlia riconoscente, il posto di chi sa che deve imparare a vivere perché da solo non sa come diventare grande, grande non tanto e non solo per età, ma in primo luogo nella fede e nella sapienza.


Se non sappiamo come fare, Maria ci dirà che dobbiamo semplicemente cominciare a fare dei tentativi. Provare a pensare di voler vivere questa nuova giornata non a partire da noi stessi, ma da Dio. Sentire cosa ha da dirci attraverso tutto quello che permetterà. Raccogliere le briciole preziose di quel pane di vita che Lui è per noi e collegare i fatti, come faceva Maria, alla ricerca del senso più vero delle cose. Andare dietro a Gesù è stato per Maria una spinta irresistibile, cui si è abbandonata, preferendo la fiducia a ogni calcolo umano. E davanti a tante distorsioni della libertà che viviamo, questa è davvero la più bella notizia!

La Via della felicità