sabato 27 maggio 2017

Fuoco d'amore

“Attendete l’adempimento della promessa del Padre” (cf. At 1,1-11). Gesù in questa domenica dell’Ascensione ci invita a guardare alle dinamiche della storia della prima comunità per comprendere l’oggi in cui noi siamo chiamati ad accogliere la stessa dinamica che ci salva. Domenica dell’ascensione, ma la potremmo anche chiamare missionaria. Perché quello stesso fuoco d’amore che saliva in cielo è rimasto in terra per mezzo del dono dello Spirito che è andato ad abitare direttamente nei cuori di quanti lo accolgono e lo lasciano vivere e agire. Ci fa riflettere la richiesta dei discepoli di sapere come e quando Dio opererà. Gesù è chiaro: “Non spetta  a voi”. Al Signore sta a cuore che noi viviamo da figli e che trasmettiamo con la vita, i nostri gesti e atteggiamenti quotidiani, la gioia che la relazione vera con Lui ci regala. Niente più, niente di meno. A chi soffre, offrire il dono della consolazione, a chi dubita, offrire la luce, a chi è solo, l’amicizia, a chi è escluso, l’aiuto e il sostegno, a chi è disperato, la speranza. 

Cose semplici, ma impegnative perché possono nascere e restare come virtù consolidate solo in un cuore che ha fatto esperienza della trasformazione operata in lui dallo Spirito. Altrimenti si oscilla di qua e di là, si traballa, si è incapaci di donare una testimonianza forte, rassicurante, come di chi sa che c’è Qualcun altro che ha in mano la storia, e la mia storia, un Qualcuno di cui ci si può assolutamente fidare. “Andate e fate discepoli”, dice Gesù. Non vi preoccupate di sapere i dettagli di come io opererò, ma piuttosto donate e seminate bene. E la vostra vita fiorirà. Sempre più, in modo esponenziale. Come è stato per Massimiliano Kolbe, come è stato per Maria. 

Maria a cui ci affidiamo e sempre rivolgiamo come figli, ha fatto la scelta decisa di non lasciarsi prendere dalla curiosità circa l’agire di Dio e ha preferito la via nuda e dritta della fede, dell’affidamento senza “se” e senza “ma” direbbe padre Kolbe. Una via che tanti stentano a prendere perché si tratta di esercitare una sterzata interiore da un atteggiamento molto naturale e istintivo qual è il voler calcolare i pro e contro e anticipare e sapere tutto, e la fiducia piena che – povera e senza tanti giri e rigiri – si presenta allo sguardo del nostro cuore così com’è, nella sua nobile e austera essenzialità. Allora seguendo la parola di Massimiliano, in questa domenica di grazia, “poniamo nell’Immacolata la nostra fiducia, preghiamo e andiamo avanti nella vita con tranquillità e serenità” e tutto il resto ci sarà donato e in abbondanza da un Dio che non è affatto avaro d’amore e che ci ha creati non per la morte ma per la vita piena, felice e traboccante di frutti. 

sabato 20 maggio 2017

Chi ama, vedrà

«Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui» (cf. Gv 14,15-21). Parole che ci contattano nelle nostre fibre più profonde quelle di Gesù in questo Vangelo domenicale. Nel momento in cui prepara i suoi al distacco, promette lo Spirito e quindi un’unione ancora più stretta e reale con Lui, perché garantita dalla presenza di Dio stesso nei loro cuori. Che Gesù si riveli personalmente a ciascuno di noi è Parola di Dio. Mi manifesterò a chi mi ama. Quello di cui c’è bisogno per farsi incontrare da Dio è l’amore, il desiderare d’incontrarlo. Sarà poi Lui stesso a farsi percepire. Dio ha mille modi, ha ricordato Benedetto XVI, per ciascuno il suo, per far sapere che mi ama, mi vuol bene e si prende cura di me. Dunque l’amore. Strano che basti così poco per incontrarlo! Ma davvero è poco? Chi amiamo? Per chi siamo disposti a vendere tutto, a staccarci da tutto? Sulla bilancia dell’amore chi prevale? Il mio programma di vita, il mio modo di pensare, sentire, scegliere, oppure il desiderio che sia Lui a guidarmi e consigliarmi? Con chi mi confido? Su chi getto le mie preoccupazioni?   A chi do più credito, al mio sentire e pensare o a quello che la Parola mi dice e suggerisce?

Ecco allora che Maria ci raggiunge per farci progredire nella fiducia. In fondo anche solo salire un gradino della nostra scala esistenziale è importante per il prosieguo del cammino. La meta si raggiunge passo dopo passo. Il suo esserci madre si esprime nell’aiuto che ci dà, nel consiglio, nella forza interiore. Al riguardo è stato detto che Maria ci aiuta a mettere al centro la dimensione del cuore nella fede. Lei che ha amato e che ha avuto l’amore come guida, ci aiuta ad aprirci, ad abbandonarci a Dio, a lasciare le tante prese sulle cose e sulle relazioni, per sperimentare un’altra presa, quella che ci salva. Ammorbidire il cuore, scioglierlo dai suoi nodi, farci accarezzare dalla Parola che sempre ci parla di riprese, nuovi inizi, speranze, certezza di rinascere ogni volta. Ogni forma di resistenza interiore all’amore si traduce in ripiegamento e aridità, mentre ogni scelta coraggiosa e tenace di restare aperti e di lasciarsi andare al flusso della vita, genera fecondità e impensate fioriture.


«Verrò da voi» promette Gesù. E in quel giorno capirete – perché lo avrete sperimentato – che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. Non c’è unione più profonda e reale di quella che viviamo con la Trinità. Se ci è tolta per lo più la percezione sensibile, ci è data in abbondanza la sua pace e quella segreta gioia che ha vinto le tenebre e ogni assalto del male. 

La Via della felicità