Il vangelo di questa domenica è una Parola che Gesù ci offre
con estrema chiarezza. Alla domanda: come salvarsi? Come entrare nella vita?
Gesù risponde con un racconto simbolico. C’è un uomo mezzo morto destinato a
morire del tutto, abbandonato al suo dolore sul ciglio della strada. L’indifferenza
di alcuni che passano infatti conferma questa ipotesi. Ma una persona sceglie
di fare in modo diverso, il famoso samaritano. “Passandogli accanto, vide e ne
ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e
vino”. Poiché Gesù invita a comportarsi così per poter essere nella vita, noi
pensiamo subito di dedicarci a questa cura della persona in particolare dei più
fragili. Occorre però prima focalizzarci sul fatto che i feriti e sofferenti
siamo tutti noi. Esposti alla vita, con le nostre sole forze non possiamo
difenderci e finiamo feriti ai bordi delle tante strade esistenziali in cui
possiamo trovarci: solitudini, separazioni, malattie, depressioni, mancanza di lavoro,
lutti, peccati e ribellioni. Siamo noi quei poveri acciaccati che abbiamo
bisogno di compassione. E qui c’è la gioia del vangelo. Gesù si rende presente,
si fa vicino in particolare quando siamo a terra. In quello stato di crisi
siamo al limite tra la salvezza e la morte. Se ci lasciamo incontrare,
fasciare, curare, prendere, possiamo salvarci e fare esperienza di Dio. Diversamente
iniziamo il gioco dei ragionamenti, delle chiusure, delle giustificazioni. Troviamo
ogni scusa per fare le vittime e chiudere gli occhi davanti agli occhi di Dio
che ci cercano.
Affidarci a Maria penso sia un dono di Gesù proprio per ciascuno di noi, per la nostra umanità che è in bilico e se non ha una mano dall’alto non riesce a decidersi per la semplicità, preferendo le strade complicate del ripiegamento su di sé. In questo tempo della Chiesa e della storia Maria ci vuole semplicemente accompagnare ad aprire il cuore a Dio, per farne esperienza concreta. Una realtà possibilissima, per nulla ardua, non è una salita, non è una fatica impossibile. È fare surf sull’onda piena di energia che è Dio stesso. Ci vuole coraggio, ci vuole desiderio, ci vuole sicuramente la forza per staccarsi dalle abitudini di sempre, ma se si mettono i piedi su quella tavoletta e si parte finalmente, l’onda farà tutto il resto. Non per nulla padre Kolbe ci teneva a ripetersi “lasciati condurre e non voler tu condurre Dio”. Lo diceva a se stesso e lo consiglia anche a noi. La semplicità salverà il mondo. E se lo desideriamo, anche noi.
Dal Vangelo secondo Luca
10,25-37
In quel tempo, un dottore
della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa
devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto
nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto
il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua
mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’
questo e vivrai».
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù
riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei
briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono,
lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima
strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo,
vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe
compassione. Gli si fece vicino, gli
fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua
cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede
all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo
pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di
colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto
compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».
Nessun commento:
Posta un commento