«Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama
figlio o figlia più di me, non è degno di me». Gesù nel vangelo di questa domenica ci dà una parola che fa
pensare, che ci costringe a riflettere, ad andare più a fondo, a non fermarci
alla superficie. Cosa significa che occorre amare il Signore di più rispetto a
tutti gli altri amori? La risposta sta nel volto stesso di Dio che Gesù ci
riflette. Il volto di un Dio che non ama soltanto a parole ma dando la sua vita
per noi. Se Dio è l’Amore, allora solo andando da lui con tutte le nostre forze
possiamo amare chi ci sta accanto. Lui infatti è la sorgente. Se non beviamo
alla sorgente, non dissetiamo né noi né gli altri. I problemi che abbiamo con
chi abbiamo scelto di amare stanno in questo: pensiamo che l’amore sia qualcosa
di spontaneo, sempre disponibile in noi, mentre se non attingiamo alla fonte in
realtà restiamo all’asciutto e non abbiamo le riserve d’acqua interiore per
poter amare. Occorre allora entrare nel proprio cuore e lì stare con Dio, che
abita il nostro spirito. Occorre pregare, ascoltarlo.
«Chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di
me». Chi vuole evitare la vita con le sue
fatiche, aggiunge Gesù, non ha capito qual è il segreto della vita. I problemi
non sono un problema, fanno parte dell’esistenza, i problemi vanno affrontati
con fiducia e coraggio, occorre imparare a starci dentro e a gestire le
situazioni con quel garbo e quella pazienza che aprono al dialogo e
all’accoglienza, e costruiscono relazioni belle e costruttive.
«Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà
perduto la propria vita per causa mia, la troverà». Tenere per sé cioè restare aggrappati a certe nostre
convinzioni senza lasciare che nessuno ce le possa mettere in discussione, è il
modo migliore per far fallire la nostra esistenza. Occorre essere critici verso
noi stessi, ossia volerci davvero bene e perciò saper dire a noi stessi: ma
questa cosa che pensi o che stai facendo, esprime davvero la parte migliore di
te? ti aiuta a vivere meglio? Se no, allora possiamo tranquillamente lasciarla
cadere, facendo vincere altre parti di noi.
«Chi avrà dato da
bere anche un solo bicchiere d'acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un
discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa». Qui Gesù fa un esempio concreto di cosa significhi amare:
non si tratta di fare grandi proclami o di dire belle parole, si tratta di
compiere ogni giorno nelle normali situazioni della vita quei gesti di
amicizia, di comprensione e di bene che fanno bene agli altri, e li
incoraggiano sulla via del bene. Il bene come la gioia sono contagiosi!
Noi affidati a Maria oggi sentiamo che queste parole hanno molto
da darci: la forza di andare incontro alla vita come ha fatto Maria, senza tirarsi
indietro davanti alle prove, anzi proprio nelle difficoltà ha dato prova della
fiducia più piena, più grande. Quante persone confessano che proprio nel bel
mezzo delle sofferenze più grandi, hanno sperimentato la vicinanza del Signore,
il suo tocco e la sua presenza. Maria perciò ci spinge ad affidarci senza
misura, per fare l’esperienza inattesa della mano tesa di Dio. Quando tutto
nella vita di Maria pareva un grande no, una grande negazione del progetto di
bellezza abbracciato, Dio Padre ha creato una cosa nuova, ha fatto germogliare
la vita con l’esplosione della risurrezione del suo figlio ingiustamente
eliminato e il dono di una maternità universale. Maria non ha scansato la
croce, l’ha vissuta fino in fondo con fede donando tutto, offrendo tutto ed è
questa fede ad averle aperto le porte di una vita nuova.
28
giugno 2020
Mt 10,37-42
XIII Domenica nell’anno
40Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. 41Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. 42Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d'acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».
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