Nella domenica dedicata alla ss. Trinità, siamo
messi in contatto con le parole che Gesù disse a Nicodemo, uno dei capi dei
Giudei, che era andato da lui di notte spinto dal desiderio di sapere di più,
di ascoltare una parola diversa, di capire cosa c’era in quel maestro venuto da
Nazaret che parlava tanto fortemente al suo cuore. La nostra risposta di fede
comincia così, quando smettiamo di far finta di non sentire questo fuoco che ci
preme dentro, e decidiamo di farci mettere in discussione. Passaggio necessario
di morte a noi stessi, dunque doloroso, per aprirci a un altro modo di vedere,
sentire, agire. La grazia ci precede e ci accompagna, ma se siamo sordi alla
sua forza di attrazione, non ci muoviamo di un passo. Non così Nicodemo, uomo dinamico,
che prova una sana inquietudine, che cerca la verità, la desidera, che ha bisogno
di senso per la vita, di direzione. Come ogni essere umano che funzioni. E le
parole di Gesù ci portano a un livello differente. Ci parlano dell’amore
smisurato di Dio per il mondo, per cui Gesù è pronto a dare la sua vita perché
noi siamo strappati dall’attaccamento a noi stessi e salvati. Gesù promette la
vita eterna. E dice : “Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il
mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui”. Questa è la
parola centrale che oggi accogliamo per il nostro cammino.
Gesù parte da
questo presupposto: “non sono venuto a puntare il dito, a evidenziare i vostri
errori, sono venuto a illuminarvi con la luce della verità e la dolcezza del
mio amore lasciandovi liberi di entrare o meno nella mia casa”. Siamo noi che
ci guardiamo intorno pensando che qualcuno ci abbia chiesto di sottolineare gli
errori dell’uno e dell’altro… Gesù però non ce lo ha mai chiesto! Lui stesso ci
ha spiegato chiaramente che siamo suoi figli se anche noi - come lui - portiamo
il suo amore nelle relazioni e negli ambienti che frequentiamo. Siamo fatti a
specchio, per cui il bene è contagioso, quando comincia a diffondersi! Chi
punta il dito o usa un linguaggio critico e svalutante verso il mondo e verso
persone singole è in grave errore. E certamente non sta comprendendo Gesù. Il
male va denunciato, e non subito, ma tutte le correzioni vanno fatte con garbo
e rispetto, perché l’altro possa tirare fuori il meglio di sé. Altrimenti
peggiora soltanto.
Noi che ci
siamo affidati a Maria, che a lei abbiamo offerto tutto di noi, da lei
riceviamo l’aiuto per custodire questa parola di Gesù. Maria ce lo ricorda
anche ora, ce lo suggerisce, ce lo presenta: “Non sei dove sei per giudicare,
puntare il dito, criticare. Né verso te stesso né verso gli altri e il mondo.
Sei lì dove sei per aiutare gli altri e te stesso ad essere migliori”.
Massimiliano Kolbe insisteva molto sulla necessità di essere sempre più di
Maria per potere riflettere la sua bellezza e bontà intorno a noi. E anche
padre Faccenda, fondatore del nostro Istituto, fatto di consacrate e di laici, ripeteva:
“Siamo pochi nel fare il bene? Saremmo sufficienti se siamo ciò che dobbiamo
essere”. Maria oggi ci consegna questa missione bellissima, essere un segno potente
della presenza di Dio, fatta di attenzione, cura, vicinanza, sostegno, forza.
Domenica 7 giugno 2020
Santa Trinità
Giovanni 3,16-18
Giovanni 3,16-18
In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo: 16Dio ha tanto amato il
mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada
perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio
nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di
lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato,
perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio.
Nessun commento:
Posta un commento