Convertirsi, girarsi verso, ascoltare, contemplare il Signore che è
vicino. Questa domenica il vangelo di Matteo ci porta a Cafarnao, la città di
Pietro, e nello specifico sulle rive del lago di Galilea. È mattina, Pietro e i
suoi compagni pescatori sono indaffarati col lavoro. C’è chi getta le reti in
mare, chi le ripara cucendo le maglie. Una giornata ordinaria, fatta di lavoro,
di fatica, ma non solo. Fatta anche di tante attese e desideri. Di sogni
nascosti nel fondo del cuore, quegli spazi immensi che profumano di pace e che
forse in qualche momento avevano sperimentato, mentre soli se ne stavano
appoggiati alla barca, con lo sguardo verso l’orizzonte.
Quando Gesù passa i futuri apostoli sono piegati sulle loro cose. La
realtà sembra avere un linguaggio più forte dei sogni. E tocca dunque curvarsi
sulle reti, abbassare lo sguardo. Però Gesù passa. La sua voce squarcia la
sordità dei cuori. Squarcia il potere delle disillusioni, il tentativo di non
sentire dentro tanta sete di eternità. “Venite dietro a me, vieni dietro a me,
seguimi. In questo momento non vedi che le reti rotte da riparare? Con me riparerai
i cuori spezzati di tante persone, ti renderò capace di amare e di guarire. Ma
prima dovrai farti riparare da me. Anche il tuo cuore è segnato da tante
sofferenze, da piaghe non elaborate, o troppo grandi da poter affrontare. Con
me sarà possibile ricominciare.”
I primi discepoli, Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni, lasciano subito le
reti e lo seguono. Un verbo importante il “lasciare”… cosa ho bisogno di lasciare
per potermi far afferrare da Cristo? A volte legami che opprimono invece che
liberare, a volte peccati che deprimono e tolgono energia vitale, a volte la
sfiducia e il ridurre la vita a un livello solo orizzontale, in cui i problemi
se sono grandi ci schiacciano perché non abbiamo che le nostre deboli forze.
Gesù, dice Matteo, «percorreva
tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del
Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo».
Non c’è anima e vita che Gesù
non attraversi, lui percorre tutta intera la nostra persona, è in noi e con
noi, e la sua azione è costante, il suo Spirito ci rassicura, ci annuncia la
speranza, ci guida, ci instilla fiducia, ci corregge, ci ama. E così facendo
guarisce da ogni tipo di malattia. Gesù è la luce che oggi splende nelle
tenebre, qualunque esse siano. L’affidamento a Maria, come gesto di fiducia e
di apertura, come scelta di appoggiarci a Dio, ci tiene aperti alla luce che è
Gesù, favorisce il nostro volgerci a lui, convertirci e giraci verso di lui. Maria,
dicevano i Padri della Chiesa, è stata la luna che ha vissuto della luce del
sole, Cristo suo figlio. Affidandoci a lei, impariamo a riflettere la stessa
luce, dono d’amore, l’unico capace di riscaldare il cuore, di darci il coraggio
di vivere, lavorare, soffrire e morire per amore.
26 gennaio 2020
Mt 4,12-23
III Domenica del Tempo Ordinario
III Domenica del Tempo Ordinario
Gesù cominciò a predicare e a dire:
«Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
18Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone,
chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano
infatti pescatori. 19E disse loro: «Venite
dietro a me, vi farò pescatori di uomini». 20Ed essi subito
lasciarono le reti e lo seguirono. 21Andando oltre, vide
altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che
nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li
chiamò. 22Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.
23Gesù percorreva tutta
la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e
guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.
Nessun commento:
Posta un commento