Nell’Epifania Gesù si è rivelato,
bambino, ai pagani, qui al fiume Giordano Gesù si rivela a Israele. C’è un
progetto voluto e cercato, quello di scendere dalla Galilea alla Giudea, non in
un punto qualunque, ma nel fiume Giordano, dove sta accadendo qualcosa di molto
grande. File di peccatori, simbolo dell’umanità dolente e ferita, si accalcano
per immergersi nelle acque del fiume e ricevere dalle mani di un profeta
infuocato come Giovanni il battesimo di conversione. Sanno che facendo questo
gesto di umiltà, possono accedere all’aiuto di Dio ed essere resi capaci di
accogliere il Messia ormai vicino che a differenza del Battista, battezzerà in
Spirito Santo.
Ecco allora il primo moto di meraviglia:
ma che cosa ci fa Gesù lì? Ha forse bisogno di purificarsi? Il nostro stupore
si associa a quello del Battista. «Sono
io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Un ragionamento
e un sentire che non fanno una piega. Ci rassicura un Dio che sta al suo posto.
Ma Gesù ci spiazza: si mette al nostro posto. Ci salva dal di dentro. «Lascia fare per ora…», lascia che io venga
battezzato, agevola questo mio desiderio, fatti strumento di questo evento incomprensibile
che è il mio battesimo. Gesù scende nelle acque sporche dell’umanità, si fa solidale,
vicino, pelle a pelle con tutti gli altri, con il capo basso in segno di umiltà
e obbedienza al Padre. Come potrebbe salvarci in tutto e per tutto se non
prendendo su di sé tutto? «Ciò che non è assunto», dicevano gli antichi padri, «non
è nemmeno redento». Ed è in questo che Gesù ci conforta nelle nostre quotidiane
lotte e sofferenze. Come potremmo vivere senza sentirci dentro questo sguardo
di misericordia? Come potremmo stare in piedi e farci forza se non fossimo
sostenuti dalla certezza che in ogni istante possiamo parlare con lui,
confrontarci con lui, chiedergli consiglio, ascoltarlo nell’intimo della coscienza così come nelle
cose che ci accadono? Che speranza avremmo mai se dopo esserci pentiti non
potessimo essere illuminati dal suo perdono, risanati dalla grazia?
Il Signore è caparbio nel voler stare
con noi, perciò alla fine il Battista cede e “lo lasciò fare”. Gesù si immerge
e appena battezzato, avviene l’inedito. Gesù vede scendere su di sé lo Spirito
Santo e sente la voce del Padre che lo chiama “figlio amato in cui ha posto il
suo compiacimento”. Il riferimento è a Isaia 42, a quel Servo del Signore nel
quale Dio si compiace e che dovrà portare sulle sue spalle il peso dell’umanità,
dovrà salvarla attraverso le sue piaghe, la sua offerta.
Gesù quindi inizia la sua vita
pubblica sapendo che il percorso sarò tutto in salita umanamente parlando, non
gli sarà evitata la vita con tutti i suoi annessi e connessi, come per noi, ma
in tutto lui potrà sentirsi vincitore in
virtù dell’amore trinitario nel quel è immerso e dal quale trae tutta la
sicurezza. Non gli sarà evitata la tempesta, ma la saprà gestire camminando
sulle acque, non gli sarà evitata la morte, ma la saprà attraversare e trasformare col suo
amore sofferente. Gesù è dentro l’abbraccio trinitario e questo è il dono che ci partecipa.
Affidarci a Maria significa entrare in questo abbraccio trinitario che ci fa
sentire al sicuro qualunque situazione siamo chiamati ad affrontare. Questa
sicurezza che è certezza incrollabile di essere in lui è la più grande forza
dell’universo, questa sicurezza ci fa fare tutto e attraversare tutto come Massimiliano
Kolbe, che conservò la pace e la serenità perfino ad Auschwitz.
12 gennaio 2020
Mt 3,13-17
Battesimo di N.S. Gesù Cristo
Battesimo di N.S. Gesù Cristo
13In quel tempo Gesù
dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. 14Giovanni però voleva
impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu
vieni da me?». 15Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo
ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. 16Appena battezzato,
Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo
Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. 17Ed ecco una voce dal
cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio
compiacimento»
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