Ha
dato tutto quello che ha. Non il superfluo, non lo scarto del cuore, tutto di
sé. Gesù nel Vangelo di questa domenica dà uno dei suoi più importanti
insegnamenti dopo avere osservato attentamente come la gente gettava monete nel
tesoro del tempio, fino alla povera vedova che attrasse la sua attenzione per
il gesto ardito e pieno di abbandono. Quello cioè di mettere come offerta tutto
quanto aveva per vivere, un misero soldo. Gesù parte dall’osservazione della
realtà, traendo spunto da quello che vede, tocca, incontra per aiutare a
trovare delle chiavi di lettura che possano indicare la via da seguire per
essere veri. E allora lo ritroviamo in un giorno mentre coi suoi se ne sta
seduto tranquillo davanti al tesoro del tempio, quel tesoro dove i fedeli ebrei
lasciavano le loro offerte. Offerte in denaro ovvero un segno per dire che mi
sta a cuore la casa di Dio, che mi stanno a cuore le opere di bene che si
possono fare, un po’ come facciamo noi quando devolviamo qualcosa del nostro
stipendio per sostenere qualche progetto a favore di chi è in necessità. Nulla
da dire dunque per queste forme di elemosine, ma Gesù punta all’intenzione. Lui
che guarda il cuore, legge nell’intimo, scruta le profondità dello spirito, sa
quello che ci passa per la testa, sa anche se lo facciamo per farci notare, per
darci un contentino gratificatorio oppure se davvero sentiamo dentro l’importanza
di condividere quanto abbiamo.
Questo sguardo penetrante di Gesù che va in
profondità ci fa pensare all’unica domanda da farsi nella vita in qualunque occasione
e qualunque ruolo abbiamo: “Agli occhi di chi?”. Agli occhi di chi faccio ciò
che faccio, agli occhi di chi agisco, mio muovo, prendo l’iniziativa, cerco e sperimento.
C’è una via segreta, fatta di silenzio e di intimità, quella che il cuore
condivide col suo Dio. Questa via è pacificante, porta una gioia inaudita,
perché fa vivere col desiderio di piacere a Lui, di essere in comunione con
lui. L’esibizionismo che va a caccia di consenso appartiene a chi non pensa con
la sua testa e si lascia guidare dagli stereotipi culturali basati sul successo
fine a sé stesso. Chi sta con Gesù, invece, chi l’ha incontrato davvero, o desidera
incontrarlo, sente e intuisce che la strada da percorrere è fatta di misteriosi
silenzi e di lunghe attese, bagnate di tanta speranza e anche di dolce
nostalgia.
Chi ci accompagna su questa via di autenticità che va alla radice
delle cose è Maria, col suo esempio di discepola e con la sua potenza di madre.
Chiunque voglia capirla si rende conto che nei Vangeli si parla assai poco di
lei, eppure ogni sillaba ha un peso specifico di prim’ordine. È la
caratteristica delle personalità autentiche: non hanno bisogno di affascinare,
attraggono da sé. Così questa figlia del Padre e sorella dell’umanità ci mostra
la stessa via della vedova del Vangelo di questa domenica, la via dell’umiltà,
dell’abbassamento, delle ricerche dal basso. Esploratrice di sentieri divini,
invisibili agli occhi ma non al cuore. Maria ci forma col cuore di questa vedova,
anche lei discepola ed esempio di una fede vera, che si dà senza essere vista,
perché si nutre di autenticità. Maria ci aiuta a scegliere le vie di Dio,
quelle che percorre solo chi vuole essere bello agli occhi del suo Dio, della
bellezza che viene dall’amore, dalla misericordia, dal perdono. La bellezza
cioè che rivela il volto di un Altro. L’unico buono, l’unico vero e bello.
Vangelo
Mc 12, 38-44
In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro:
In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro:
«In verità io vi dico: questa
vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti
infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria,
vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».
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