Nel capitolo 13 Gesù preannuncia la distruzione del Tempio
quando non rimarrà alcuna pietra al suo posto e di tutto quello splendore non
si avrà più che il nostalgico ricordo. Nei versetti di questa domenica ci
proietta alla fine dei tempi, quando tornerà per dire basta alla storia e
inaugurare finalmente la vita eterna. Ognuno riceverà secondo il bene e il male
compiuto. L’allusione al cielo che si incupisce e agli astri che si oscurano - sole
luna stelle - rimanda anche ad un altro preavviso, quello della Passione,
quando in effetti, secondo il racconto evangelico, “si fece buio su tutta la
terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato” ( Lc
23,44). Quello spettacolo atmosferico inspiegabile fu visto da tutti, compresi
gli evangelisti che raccontano. La natura stessa cioè era diventata in qualche
modo segno di quanto stava accadendo sul Calvario.
Una grande morte in vista di una nuova creazione. Guardando
il messaggio di Gesù da questo punto di vista creativo, ci rendiamo conto che
lo spavento apparente dei segni e del dolore, che restano una realtà
innegabile, portano però dentro la forza della risurrezione, della vita, quella
zoè, cioè la vita vera di qualità superiore che Cristo ci ha guadagnato. È il
mistero e la realtà del suo amore che ci fa entrare in una dinamica di vita
nuova. Quella che solo lo Spirito Santo può generare. E allora ci rendiamo
conto che davvero tutto è vivibile da quando Gesù lo ha riscattato, salvato
dall’interno. Ci rendiamo anche conto che la presenza di Maria accanto a noi ci
permette di aprirci a questa novità, facendoci percorrere il cammino della
conversione, che generalmente dura molti anni, o comunque un tempo lunghissimo.
Come madre ci forma e ci accompagna, opera attivamente e ci comunica
la grazia. Segue il nostro percorso, sostiene i momenti di crisi, ci incoraggia
a restarvi per scoprirne i germi di liberazione che ogni crisi custodisce. Lei
per prima non si è staccata dalla croce e mentre ha sperimentato la fine di una
maternità, è stata introdotta in una maternità inaudita, di portata infinita,
che avrebbe raggiunto ogni uomo sulla terra, a ogni latitudine, in ogni tempo,
con l’unico obiettivo di aiutarci a intraprendere il cammino antico e sempre
nuovo del chicco di grano che se non muore non può portare frutti di vita.
Questo Vangelo è perciò un inno alla speranza, e ci invita con forza a non
avere paura di nulla, perché il vero dolore non è quello che può capitarci di
sperimentare ma unicamente il viverlo da soli, lontani dal cuore di Dio.
Vangelo secondo Marco (Mc 13, 24-32)
«In quei giorni, dopo quella tribolazione,
il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal
cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il
Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà
gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della
terra fino all'estremità del cielo. Dalla pianta di fico imparate la parabola:
quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate
è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che
egli è vicino, è alle porte. In verità io vi dico: non passerà questa
generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma
le mie parole non passeranno. Quanto però a quel giorno o a quell'ora, nessuno
lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».
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