Attenzione,
concentrazione, orientamento deciso verso un’unica fondamentale direzione:
Gesù. Il Vangelo di questa prima domenica di Avvento ci mette davanti grandi
segni nel cosmo e uno stato generale di paura e di confusione, non per farci
tremare e bloccare, ma per farci aprire gli occhi sull’essenziale. Gesù parla
della fine dei tempi, quando ritornerà glorioso (parusìa) e dividerà i capri
dalle pecore e sull’amore donato e ricevuto darà il premio della sua comunione
piena. Ci illustra una realtà, un cammino, una direzione, offre un senso al
nostro vivere, soffrire, sperare. E questo senso è la sua persona, è il suo
amore eterno, che ci accompagna per averci con sé per sempre.
Ecco allora che
quando verrà quel momento benedetto siamo chiamati a risollevarci e ad alzare
il capo perché la nostra liberazione è vicina. Nessuna paura dunque ma la gioia
di poter finalmente essere con lui. Senza veli, infatti la parola apocalisse (e
Gesù qui usa un linguaggio apocalittico) significa proprio svelamento, dunque
possesso pieno di quella realtà d’amore che qui si è vissuta nel “già e non
ancora”. Ma queste parole sono anche di grande aiuto perché ci fanno capire che
quando tutto sembra ormai perduto, immerso nelle tenebre, quando la vita sembra
un totale fallimento, Gesù viene a tirarci fuori e a portarci altrove, dove
poter ricominciare a guardare le cose con speranza.
Come fare esperienza di
questa salvezza continua? Gesù ce lo dice: vegliando, pregando, restando
vigilanti. Il che significa restare unificati dentro attorno alla voce di Dio
che ci abita. Non disperderci, non farci abbagliare, né attirare altrove.
La scelta di rimanere nella sua Parola e su questa giocarsi la vita è una
vera e propria lotta spirituale.
Vegliare non è stare tranquilli ad aspettare, come
se fossimo tanti Bhudda, è invece lottare per rimanere orientati a Dio. Non si
produce in modo automatico, spontaneo, perché noi non siamo un qualcosa di compatto,
statico, ma di dinamico e ambivalente, e quindi dobbiamo sempre e nuovamente riscegliere
Dio, in tutti i passaggi che ogni giorno viviamo, a partire dal primo istante
in cui apriamo gli occhi al mattino. Non si tratta di volontarismo, perché
avremmo già fallito. Si tratta di affidamento.
San Massimiliano Kolbe diceva: “Tutto
è nelle sue materne mani [di Maria]. Di conseguenza, lasciamoci soltanto
condurre da lei ogni giorno di più, ogni istante di più. Questa è tutta la
nostra filosofia”. Proviamo a fare altrettanto e scopriremo com’è vero che
bisogna combattere e nello stesso tempo com’è vero che è Cristo che lotta in
noi, se noi ci abbandoniamo a lui, e a Maria
sua e nostra Madre.
In quel
tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi saranno segni nel sole,
nella luna e
nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare
e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa
di ciò
che dovrà accadere sulla terra. Le
potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio
dell'uomo venire su una
nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose,
risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.
State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano
in
dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi
piombi
addosso all'improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti
coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento
pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere
e di comparire davanti al Figlio dell'uomo».
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