Questo
Vangelo domenicale ci dispone ad ascoltare e comprendere il mistero pasquale
delle cose. Gesù è fotografato da Marco mentre dà un insegnamento fondamentale
ai suoi discepoli. Spiega quello che gli sta per accadere, la sofferenza, la
morte e la risurrezione. Li prepara al decisivo evento con cui l’umanità intera
insieme con lui passerà dal regno delle tenebre a quello della luce. Dal
peccato alla grazia. Dalla prigionia alla liberazione definitiva. Dalla tristezza
alla gioia. Dalla morte alla vita eterna.
Qual è la
reazione dei suoi? Davanti a questa prospettiva gloriosa che però è intrisa
anche di dolore e di morte, non solo non capiscono – il che è più che normale –
ma anche sono afferrati da una strana paura e non vogliono fargli delle
domande. Intuiscono che c’è qualcosa che li disturba e li turba e invece di
approfittarne per farsi aiutare da Gesù a trovare il senso attraverso la fede
in Dio, preferiscono richiudersi e fare leva solo sulle loro forze.
Qual è il
risultato di questa chiusura? La sfiducia, che diventa anche ricaduta in
dinamiche di potere e in ricerca di soluzioni terrene. Alle grandi domande
sulla vita – chi sono, da dove vengo, dove vado – sostituiscono un bene apparente,
gratificante, che metta a tacere la sete del cuore. Una grande operazione di
compensazione.
In che
cosa l’affidamento a Maria ci può aiutare nel vivere questa Parola di grazia? Seguendo
la vita di Maria, emerge un dato importante. La sua attitudine all’ascolto, al
confronto con il Padre. Prima ancora di una sua considerazione, Maria attende
il parere di Dio. Vuole capire, vuole entrare nel cuore del Padre, in lei non c’è
curiosità fine a se stessa, ma il desiderio autentico di condividere il modo di
pensare di Dio. Ed è qui che ci è di aiuto, ossia quando come i discepoli anche
noi – e accade sempre, perché sempre siamo umani – intuendo la via da seguire,
ci difendiamo, ci distraiamo, cerchiamo qualche via di fuga per non sentire,
per non doverci occupare di quello che il cuore ci sta comunicando. Al
contrario Maria è andata molto in profondità e così ha potuto vivere un’esperienza
d’amore con Dio. Che ha dato senso a tutto il suo agire.
Abbiamo
bisogno di questa profondità e quindi abbiamo bisogno di non restare nel dialogo
solo orizzontale tra noi, che non ci porta molto lontano. Maria ci conduce al
colloquio con Gesù, da brava maestra interiore ci conduce alla Guida per eccellenza,
a colui che è il nostro vero Direttore spirituale. Da lui impariamo sempre di
nuovo ad affidarci alla via pasquale delle cose, fatta di amore misto a dolore,
in cui deve morire il bisogno di inseguire il benessere per accogliere l’amore
che salva. Un benessere più profondo, e soprattutto che dà pace e gratifica il
cuore.
+ Vangelo
secondo Marco 9,30-37
In quel tempo, Gesù e i discepoli attraversavano la Galilea,
ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e
diceva loro: "Il Figlio dell'uomo viene consegnato nelle mani degli uomini
e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà". Essi
però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. Giunsero a
Cafarnao. Quando fu in casa, chiese loro: "Di che cosa stavate discutendo
per la strada?". Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso
tra loro chi fosse il più grande.
Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: "Se uno vuole
essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti". E, preso
un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: "Chi
accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie
me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato".
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