«Viene colui che vi
battezzerà in Spirito Santo». In questa seconda domenica di Avvento, il
messaggio del Vangelo di Marco punta sui concetti forti della venuta e della
preparazione (cf. Mc 1,1-8). Gesù viene. Perciò il Battista lo aspetta e aiuta
anche gli altri ad aspettarlo nel modo più conveniente. Nessuno prepara
qualcosa in vista di niente. Quando ci sono preparativi, è perché sta
avvicinandosi qualcosa o qualcuno. In genere quando prepariamo un ambiente per
accogliere qualcuno, siamo nell’atteggiamento di chi vuole dare, elargire. In
questo caso invece accade una cosa nuova: sarà colui che verrà a donare e non
una cosa tra le tante ma nientedimeno che lo Spirito Santo.
Allora noi ci prepariamo per
ricevere, e questa stessa preparazione è stata avviata dallo stesso donatore. Giovanni
Battista fu preparato dallo Spirito Santo. La sua esistenza ascetica, tutta protesa
verso l’incontro con il Messia, fu la sua risposta a una forza che lo attraeva
come aveva attratto in passato tanti altri profeti da Samuele in poi. Ecco
allora che quest’intima attesa di Gesù che a Natale tornerà a donarsi a noi in modo nuovo, è già opera della grazia,
che ci spinge in questa direzione. Sappiamo che verrà, crediamo che verrà,
viene sempre, ma ogni volta in modo nuovo, vitale, a seconda della fase che
stiamo vivendo.
Colpisce un altro aspetto: la
povertà di Giovanni Battista, la sua assoluta sobrietà. Quasi a dirci che per
aspettare e accogliere una nuova rivelazione di Dio bisogna che ci spogliamo di
tante cose e restiamo fissi sull’essenziale. Se vogliamo Gesù, Gesù verrà.
Questo vuol dire lasciar perdere tanti momenti di evasione e distrazione per
imparare il raccoglimento, per stare nel silenzio, che è il luogo dell’incontro.
Il silenzio è il linguaggio dell’amore e quindi Dio non può che rivelarsi nel
silenzio. Maria come il Battista ha scelto la via dell’essenzialità. Gesù solo
ha riempito i suoi occhi e la sua esistenza. Nessun’altra attrattiva l’ha
afferrata. Anche adesso come madre nostra continua a fare altrettanto, ci aiuta
a tenere lo sguardo fisso su di lui, ad ascoltare la sua Parola, attendere la Parola
e la densità delle promesse che porta con sé. Maria non ha altro da
trasmetterci che questo intenso desiderio di stare con la Parola: leggerla,
lasciarsi leggere, lasciarsi raggiungere e permetterle di trasformare il nostro
cuore e la nostra vita.
Il Battista aveva scelto la via dell’umiltà e perciò in
lui poté risuonare la voce di Dio. Povero di sé e ricco di amore, di verità.
Maria, anche lei piccola, povera di sé, portò in grembo l’eterno. Per essere riempiti
occorre farsi capaci, fare spazio, per farsi visitare occorre preparare il
cuore all’incontro. Giovanni Battista e Maria di Nazaret ci mostrano il
capovolgimento tipico della fede: ciò che è vuoto, è riempito fino all’orlo e
più, ciò che è piccolo viene innalzato fino ai cieli, ciò che appare sterile, fiorirà tra breve. Un invito denso di consolazione
per noi, per lasciare e trovare. Trovare cosa? Spazio, tempo, cuore per il
silenzio, apparente fallimento di tutte le cose. Però per chi avrà pazientato, per chi avrà esercitato la tenacia interiore restando fedele alla preghiera e all'ascolto, spunterà un germoglio e sarà il miracolo tanto atteso, la grazia lungamente chiesta e per la quale non ci si è stancati di implorare. Dio fa crescere i suoi fiori più belli in mezzo alle rocce più aride. Chi ha orecchie, intenda.
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