La gioia più grande
può farsi strada ed esplodere nei cuori: Maria ha dato alla luce Gesù, il Salvatore
del mondo (cf. Lc 2,1-14). Vangelo intenso e ricco di dettagli, profondo e allo
stesso tempo concreto, ancorato alla storia, questa nostra storia tanto
limitata eppure segnata da un nuovo inizio, da una stupefacente rivelazione.
Dio è davvero entrato nelle pieghe della nostra umanità. Non apparenza, non
semplice messinscena, ma il Verbo si è fatto carne, ha proprio assunto la
nostra condizione mortale, tant’è vero che sulla croce sarà Lui a morire, a
donare fino all’ultima stilla del suo sangue, Lui, il Dio fattosi Uomo. Un
fantasma non può morire. Gesù è entrato nella storia e ha messo la sua tenda in
mezzo a noi piangendo come un qualsiasi altro neonato, bisognoso di carezze e
di latte materno.
Da un lato i potenti
di questo mondo: Cesare Augusto, Quirinio. Dall’altro i semplici, Giuseppe e
Maria, due giovani sconosciuti della periferia d’Israele. Mentre la storia e le
nostre storie seguono un certo corso, c’è un’altra storia invisibile che si
delinea al di sotto e che è quella tracciata da Dio nella quale siamo chiamati
a entrare. Un sentiero santo sul quale camminare, tenendo lo sguardo fisso alla
meta. Maria e Giuseppe erano già a Betlemme, dunque avevano un alloggio. Per i
semiti l’ospitalità era sacra e non avrebbero mai lasciato i due all’aperto. Il
posto che non c’era – a detta di diversi esegeti – fa piuttosto riferimento al fatto
che la stanza in cui stavano era abitata anche da altri e quindi bisognava
cercare un angolo più riservato in cui poter vivere il momento delicato del
parto. È così che Maria e Giuseppe si ritirano nella parte interna, che spesso
era una grotta scavata nella roccia.
Dio in Gesù ci viene
incontro come un neonato per metterci di fronte alla rivelazione del suo vero volto.
Non un Messia come lo aspettavano, potente e quindi che avrebbe eliminato tutti
i mali e i peccatori e avrebbe instaurato un regno di pace, ma un Messia
debole, venuto a condividere la nostra condizione di precarietà e di limite,
venuto a mostrarci una modalità nuova di vivere, in cui ci si fida e ci si
affida a un Dio che ci ama e ci conduce. Un Dio compagno di viaggio, che ci
propone di farci modellare nell’intimo dal suo modo di pensare e di agire, e
che ci fa partecipi della sua forza d’amore. Un potere che non acquistiamo da
noi e non è diretto a dominare gli altri, ma un potere che Lui ci dà e che
impariamo in un cammino di quotidiana conversione e trasformazione di affetti e
pensieri.
Questo neonato
davanti al quale ci poniamo oggi ci meraviglia! È lo stupore dei pastori. Che ci
sembrano tanto simpatici e pittoreschi nella loro semplicità, ma che all’epoca
erano disprezzati al pari dei pubblicani e degli altri impuri. E in effetti
molti di loro, essendo malpagati, erano briganti, perfino omicidi. Dunque gli
ultimi, a cui era vietato entrare nel Tempio. Perciò sono colti da stupore mentre
si vedono avvolti di luce, cioè mentre fanno l’inaudita esperienza di sentirsi profondamente
accolti e incondizionatamente amati. È questa la gioia che nasce dall’annuncio
dell’angelo. Siamo amati così e questo amore ci salva e ci trasforma a immagine
del Figlio di Dio.
Ancora una volta anche noi ci sentiamo messi sottosopra dal
nostro Dio che continua a venire in modi inaspettati, costringendoci ogni volta
a cambiare qualcosa del nostro modo di vedere, di sentire, si percepire e
percepirci. Davanti a questa mangiatoia l’incanto rinasce mentre intorno è
notte. Sì, Maria con noi è intrisa di stupore e con lei Giuseppe e i pastori e
l’intero cosmo. Gesù mi dichiara il suo amore, mi mostra il volto di un Dio
innamorato, tende verso di me le sue manine, e in me nasce, per restare, per
camminare al mio fianco, per parteciparmi la sua forza divina. Mentre intorno è
notte. La luce si fa strada e vince ogni notte. Buon Natale ad ogni cuore!
Nessun commento:
Posta un commento