È
la speranza a farla da protagonista nel Vangelo del Battesimo di nostro Signore
Gesù di questa domenica (Mt 3, 13-17). Da una parte c’è un’umanità segnata dal
peccato, appesantita dai suoi fallimenti, triste e scoraggiata nel suo
orizzonte limitato e fragile. Dall’altra una voce dal cielo che parla un altro
linguaggio, quello dell’amore che ci strappa dalla solitudine e ridona senso e pienezza
al nostro vivere. Come fanno a incontrarsi queste due dimensioni? Queste due
vite, queste due persone, in fin dei conti ciascuno di noi col carico del suo
vissuto e Dio?
La risposta sta nella persona di Gesù, nel suo scendere in
quelle acque e farsi uno di noi. In particolare, facendosi battezzare, Gesù partecipa
alla nostra fatica di cambiare vita, entra dentro quel faticoso processo di
cambiamento che ognuno di noi nella vita deve attraversare per risalire dal
buio dei suoi mali alla luce della vita.
Questa profonda esigenza che abbiamo
di essere liberati dalle strettoie dei nostri orizzonti rappresenta uno dei motivi
principali per cui ci affidiamo a Maria. Non solo una volta, ma ogni giorno. È Maria
che in quanto madre del Dio-Uomo può indicarci e suggerirci quegli atteggiamenti
del cuore che ci aprono al cambiamento. Per alcuni si tratta di un vero e proprio
esodo da grandi forme di schiavitù a un graduale ingresso in una vita
riconciliata, per altri i percorsi sono meno forti, ma per tutti certamente si
delinea un itinerario di uscita che ha come sbocco la libertà. Come ogni
pellegrinaggio che si rispetti, ogni vita ha le sue tappe, i suoi ostacoli, le
sue cadute, le sospensioni.
Per questo Gesù ci ha messo accanto Maria, perché
potessimo anche contare sul suo accompagnamento. E Maria oggi ci guida alla
comprensione piena di questa pagina di Vangelo. Ci fa entrare senza paura nella
nostra umanità e ci chiede di farci qualche domanda: se vogliamo che Gesù
scenda nelle nostre piaghe purulente e le guarisca, oppure se vogliamo
impedirglielo come il Battista, che non sa come gestire quel gesto di Gesù, provocatorio
e audace, di immergersi nella sua stessa acqua. Maria ha portato Gesù nella sua
carne, lei ci chiede oggi di guardare a occhi aperti, senza schermi difensivi,
il volto di Gesù che osserva proprio ciascuno di noi, non per giudicarci, ma
per farsi accogliere in tutte le dimensioni del nostro essere, specialmente
quelle più povere e bisognose di tenerezza.
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