sabato 27 febbraio 2021

Il tuo volto io cerco

 




Il vangelo della trasfigurazione ha una forza particolare. Ci assicura che anche se nella nostra esistenza esiste la prova, nella prova siamo sostenuti da lui e nella prova, anche l’ultima, quella della morte fisica, siamo liberati. Dunque tutto quanto di doloroso e faticoso possiamo sperimentare è destinato a sfociare in una esperienza di trasformazione. San Paolo dirà: le sofferenze del qui ed ora non sono paragonabili alla felicità che ci aspetta. Pietro, Giacomo e Giovanni vanno per noi sul monte e sul monte vedono l’aspetto di Gesù modificarsi. Il suo volto umano brilla di una luce intensa, fenomeno che non esiste in natura, e che nessuno potrebbe auto-prodursi. Fanno l’esperienza di essere accanto a Dio, di poter toccare Dio, di essere invasi dalla sua grazia, dal suo amore. Pietro è infatti così commosso che non sa cosa dire e cerca di trattenere il tempo, proponendo di costruire tre tende come per fermare quell’attimo di gioia intensa. Gesù, dopo questo segno, gli chiede invece di tornare alla vita quotidiana, e di non raccontare nulla fino alla sua risurrezione dai morti. Marco commenta scrivendo che loro “si chiedevano cosa volesse dire risorgere dai morti”. 

Noi non possiamo comprendere la vita della grazia finché non è il Signore che ce la dona, che ce la fa gustare. Non possiamo capire la logica del vangelo, e sentire compassione per tutto quanto esiste attorno a noi se non è Gesù che ci cambia il cuore. Crediamo di sapere ma sappiamo solo quello che fino a questo momento abbiamo acquisito nella vita. Ma la vita è molto altro ancora. Siamo ciechi finché il Signore non spacca il guscio del nostro limite e ci riversa dentro la sua vita. Gesù dopo essersi trasfigurato annuncia la sua morte, mentre vive la gioia parla del dolore e poi della risurrezione. Nella fine c’è un inizio, e quando qualcosa ricomincia, passerà per una prova, per poi rinascere ancora. 

I discepoli tornano a valle con il volto luminoso impresso nell’intimo. Ora sono pronti per vivere davvero, perché la vita non è più il luogo delle conquiste illusorie, dal momento che la conquista più grande, che è Gesù, ora è dentro di loro. 

Il nostro affidamento a Maria trova in questo volto luminoso e caldo del Signore il suo senso: ci affidiamo per incontrare più facilmente quel volto, ci affidiamo per custodire più profondamente quel volto, se lo abbiamo già incontrato. Maria ci aiuta a custodire questo tesoro dalle parti di noi che vorrebbero toglierci la fiducia, strapparci lo stupore dell'incontro. Lei ci aiuta a fare memoria, a mantenere caldo il legame con il Signore. Sul monte il Padre celeste ci chiede di ascoltare Gesù, e Maria ci dice "fate quello che Gesù vi dirà". Non c'è consolazione e forza maggiore di quella che viene quando siamo nella prova e abbiamo nella Parola di Dio una parola che ci sostiene, che ci conosce e sa dirci ciò che solo ci serve per fare un passo e poi un passo ancora. 

 

28 febbraio 2021

Mc 9,2-10
II Domenica di Quaresima

In quel tempo, 2Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro 3e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. 4E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. 5Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». 6Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. 7Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l'amato: ascoltatelo!». 8E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
9Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risorto dai morti. 10Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.

Nessun commento:

Posta un commento

La Via della felicità