Iniziamo l’Avvento, tempo di attesa e di desiderio, con l’invito stesso di
Gesù ad essere vigili, attenti, pronti. Ma attenti a che cosa? Il discorso del
Signore si riferisce alla fine della storia, al momento cosmico della parusìa,
del suo ritorno definitivo, quando il male sarà definitivamente e per sempre
messo a tacere, e ci sarà soltanto la realtà del Paradiso, della gioia e della
felicità eterna nell’abbraccio con Dio. Ma facciamo un passo indietro. Gesù
paragona questo momento ai tempi di Noè, quando, davanti al disastro ormai
vicino, le persone vivevano come se niente fosse, ignare di tutto, perse in
mille affanni e occupazioni, senza accorgersi di alcuni segni che indicavano il
momento forte che si stava avvicinando. Solo Noè ascolta la sua coscienza e
intende la voce di Dio e si mette a costruire quell’arca che sarà la sua
salvezza.
Una volta Gesù aveva detto: quando tornerò, troverò la fede sulla
terra? Il Signore in questi 2000 anni e più, ha fatto tutto per l’umanità, ha
donato se stesso, ci ha dato il suo Spirito, ci ha resi membri della sua Chiesa
dove siamo nutriti e risanati nell’intimo dalla grazia, ci ha donato sua madre
come madre spirituale, ha suscitato tanti santi – noti e non – che sono stati e
sono, con la loro vita donata, il loro amore e la loro misericordia, un segno
della presenza paterna del Signore. Eppure quanta noncuranza verso il Signore,
quanta incapacità di fermarsi e di accorgersi che lo Spirito di Gesù è già in
noi e attende solo il nostro sì per farsi sentire, toccare e sperimentare. Se
di Dio non si fa esperienza, non c’è fede. C’è solo illusione, idea di Dio, ma
non incontro reale con lui. Allora questo “tenersi pronti” di cui parla Gesù
nel vangelo non riguarda solo il futuro, ma il qui ed ora. Gesù già viene, come
potrebbe non essere così dal momento che abita in noi? Il paradosso però è che
deve invitarci a stare attenti alla sua presenza, a riconoscerlo, ad accorgerci
perché noi siamo con la testa e con il cuore altrove, forse quasi completamente
identificati con il ruolo che abbiamo, col lavoro che svolgiamo, e con tante
altre identità, spesso faticose da portare, mentre Dio ci attende per liberare
la nostra vera identità, quella che non ci hanno attaccato addosso gli altri,
ma è suo dono, ed è l’identità di figli amati. Il succo di tutto questo
discorso di Gesù ha il sapore dolce del desiderio.
Dio desidera stringere una
relazione sempre più autentica e fiduciosa con noi, vuole vederci sereni nella
relazione con lui, felici di potergli parlare a tu per tu, nella semplicità dei
nostri giorni, per discernere e scegliere con lui le piccole o grandi cose
della vita. Per affrontare con lui i momenti bui, quando è impossibile superare
l’impotenza e il limite e c’è solo una via da percorrere, ed è l’affidamento totale
a lui, il sentirsi come bambini nelle sue mani. Com’è semplice il messaggio di
Gesù eppure quanta durezza di cuore e incapacità di ascoltare solo lui, lasciando
l’attaccamento al nostro io, al nostro modo di percepire e vedere, per
abbracciare la sua modalità di guardare alla vita.
Questa è la fede pura di Maria,
assoluta, immensa, capace di credere fermamente al Signore e alla sua Parola
più a che all’evidenza della vita. A volte non ci lasciamo consolare da Dio e
dalla sua Parola perché siamo troppo attaccati alla nostra tristezza sterile.
Al nostro ripiegarci su noi stessi, al nostro intestardirci che le cose sono come
sono e non possono essere altrimenti. Mentre Gesù ci dice che con la fede noi
possiamo smuovere le montagne! L’affidamento a Maria ci aiuta a spostare il
baricentro da noi al Dio e a scoprire che stando così sbilanciati non cadiamo
affatto anzi entriamo nella vita nuova e libera dei figli di Dio, che tutto possono
perché è Dio che gliene dà la forza. Se viviamo da figli, quando nostro Padre
verrà, non saremo tristi, ma saremo capaci di corrergli incontro, sapendo che
asciugherà ogni lacrima dai nostri occhi e ci farà vedere oltre, dove la vita
ha l’ultima parola.
1 dicembre 2019
Mt 24,37-44
I domenica di Avvento
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:«37Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo. 38Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca, 39e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell'uomo. 40Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l'altro lasciato. 41Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l'altra lasciata. 42Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. 43Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. 44Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo.»
I domenica di Avvento
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:«37Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo. 38Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca, 39e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell'uomo. 40Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l'altro lasciato. 41Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l'altra lasciata. 42Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. 43Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. 44Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo.»
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