“Amami di più”. La Parola di Gesù
anche questa domenica ci stimola, nella sua forza, a una risposta, a una
riflessione, a una ricerca. Gesù ci vuole aiutare a non restare immobili dentro
un modo sempre uguale di pensare e di percepire. Chiede perciò di amarlo più di
quanto si ami chiunque altro e… anche se stessi! Cosa significa?
Il Signore sa
come siamo fatti e come potrebbe non saperlo visto che è Lui che ci ha fatti
così? Sa bene che se non cerchiamo Lui e non chiediamo a Lui la luce per
guardare le cose con i suoi occhi, poi ci perdiamo e ci chiudiamo dentro una
gabbia fatta di tutto quello che viene da noi: i nostri pensieri, le nostre
esperienze di vita, i nostri sentimenti ed emozioni. Avete presente quelle
persone che davanti a un problema cercano delle soluzioni solo umane a furia di
ragionamenti e di discussioni? Non che ogni sforzo di dialogo e di azione sia
inutile, ma non basta per vivere.
Noi abbiamo un’altra Parola che ci guida e ci
aiuta capire e anche a scegliere la
strada giusta. La Parola della Croce: “Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può
essere mio discepolo”, dice Gesù. Ossia se vuoi imparare a vivere, sappi che
dovrai mettere mano al tuo cuore, dovrai metterti in discussione, perché la tua
ragione è limitata e anche il tuo sentire. C’è un progetto più grande da seguire,
che è quello pensato da Dio per te. Un progetto nel quale il sacrificio di sé
non significa essere tristi e dover rinunciare alla gioia, tutt’altro! Vuol
dire avere la vera gioia, che nasce nel profondo dello spirito quando scegliamo
di stare col Signore e di ascoltare la sua voce, e di camminare sulla via che
indica. L’unico sacrificio che ci chiede Gesù è il lavoro su noi stessi,
l’essere consapevoli che le cose vanno affrontate con Lui, chiedendogli l’aiuto
per vedere bene come stanno. È il sacrificio dell’umiltà, di chi non si fida di
se stesso e si affida a Lui.
E non basta dire il sì iniziale, nell’entusiasmo
degli inizi. Occorre misurare le forze, perseverare, chiedere sempre la grazia
della fedeltà al suo amore. Abbiamo infatti dentro una spinta opposta che ci
porta lontano da Lui. Questo è il senso dell’immagine che Gesù usa in questo Vangelo
quando dice che se uno vuole costruire una torre, deve prima calcolare bene le
spese per non doversi poi trovare con un lavoro a metà. Dunque il messaggio
centrale di questo vangelo è nella frase finale: rinuncia ai tuoi averi e sii
mio discepolo. Il che equivale a dire: lascia ciò che ti fa male, lascia le
cattive abitudini, l’apparire, l’avidità del possedere, l’avidità anche nelle
relazioni, lascia il bisogno di voler avere sempre ragione e di voler dominare,
controllare, lascia anche quei modi sbagliati di pensare a te, alla tua
famiglia, quei modi negativi, pessimisti, senza speranza. A volte bisogna anche
lasciare l’apatia, il non avere il coraggio di dire a chi ci sta accanto la
verità, come quando i genitori sanno che i figli stanno sbagliando ma non hanno
il coraggio di prendere veramente in mano la situazione e andare fino in fondo,
per fare chiarezza e dare anche delle regole che li renderebbero impopolari
agli occhi dei figli stessi. Ognuno ha da lasciare qualcosa per trovare nella
Parola che Gesù gli rivolge personalmente un nuovo inizio, la possibilità di
ricominciare.
Questa dinamica di esodo da se stessi, di uscita da vecchi schemi
di vedere per abbracciare il nuovo che Gesù ci porta è la dinamica dell’affidamento
a Maria. Quando deponiamo nel suo cuore di Madre tutto ciò che siamo, amiamo e
abbiamo, noi ci alleggeriamo di tante pesantezze ed egoismi e le permettiamo di
operare, per noi e per quanti amiamo. Lei per il potere che suo Figli Gesù le
dà può condurci a una vita veramente felice, dove si impara a portare la croce per vincere con la forza
dello Spirito ogni situazione. Perché il mondo non cambia per azioni di forza,
ma attraverso cuori umili che scelgono di amare affinché sia lo Spirito Santo a
portare armonia dove c’è discordia e vita dove c’è morte.
8 settembre 2019
Lc 14,25-33
XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
In quel
tempo, 25una folla numerosa
andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: 26«Se uno
viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i
figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio
discepolo. 27Colui che
non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio
discepolo.
28Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? 29Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, 30dicendo: «Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro».31Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? 32Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. 33Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.
28Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? 29Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, 30dicendo: «Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro».31Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? 32Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. 33Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.
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