«Quando verrà
Lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità». Dopo la grande Pasqua
di 50 giorni, ecco la gioia della Pentecoste (cf Gv 15,26ss). Il Vangelo ci
immette nel discorso di Gesù durante l’ultima
Cena, quando ci fa la promessa del dono di Dio, cioè l’invio dello Spirito
Santo. Che non è una colomba, né qualcosa di vago, ma la sua vita divina che
entra in noi attraverso il dinamismo dell’amore che risana, guarisce e rafforza
per testimoniarlo nella vita. È il mistero, grande e realissimo, della terza Persona della
Trinità, lo Spirito Santo Amore. Gesù lo chiama anche il Paràclito, termine per
noi abbastanza misterioso, che però, traducendolo dal greco, significa “colui
che è chiamato accanto”, che viene in aiuto, il soccorritore, potremmo dire. Lo
Spirito si fa vicino, ci riscalda il cuore, ci fa sentire amati, figli suoi, e
così ci apre all’ascolto della Parola, soccorrendoci, cioè staccandoci dalle
altre voci contrarie che vorrebbero distoglierci dal bene. Ci ricorda tutto
quello che Gesù ci ha detto e ci conduce alla verità tutta intera. Questa
verità non è una dottrina da imparare, non si stratta di contenuti di ragione
da capire, è invece il suo amore e dunque noi come figli siamo inseriti in un
dinamismo di donazione che ci porta fuori di noi, ci sposta da noi stessi per
accogliere la nostra vera identità, che il Padre Celeste ci rivela.
È più semplice
di quel che sembra: quando pensiamo di sapere come stanno le cose, la Parola ci
rimanda ad altre visioni, ci apre, ci conduce fuori, verso altre prospettive,
che sono quelle vere, di Dio. Quando ci sentiamo in un certo modo, non fidiamoci
di noi, fidiamoci piuttosto dello Spirito Santo che ci trasferisce nella vita
di Dio e nel suo modo di sentire, di pensare, di vivere. Nelle icone della Pentecoste
spesso c’è Maria al centro del gruppo dei discepoli che aspetta il dono dello
Spirito e lo riceve abbondantemente. Colpisce il gesto delle sue mani: sono
mani aperte, e che mostrano i palmi distesi all’osservatore. È il gesto della
piena docilità a Dio (era il gesto del servo, dello schiavo) con cui Maria si è
lasciata condurre dallo Spirito Creatore diventando lei stessa creativa, di
quella creatività che solo l’amore di Dio può attivare nella nostra umanità
spenta e fallibile.
Il nostro affidamento a Maria rientra in questo dinamismo
di vita spirituale: non è una pia devozione, non è una semplice buona
intenzione, è accogliere con Maria la proposta concreta di cambiare il cuore e
la mente, per aderire a una verità che noi non possediamo e che invece riceviamo
dall’alto man mano che ci affidiamo, man mano che camminiamo nell’abbandono e
nella pace. Maria ci introduce nella vita dello Spirito, lei che si è fatta
perfettamente condurre da lui e ha ispirato al nostro patrono san Massimiliano
Kolbe la spiritualità dell’abbandono totale nelle sue mani immacolate. Sentiamo
rivolte a noi queste parole oggi, mentre
attendiamo il dono pieno dello Spirito Santo che ha qualcosa di nuovo e di più
profondo da operare in noi e nella nostra storia: Abbandònati ogni giorno maggiormente
nelle mani di Gesù e dell’Immacolata.
Non affliggerti per le contrarietà e le difficoltà, ma lascia ogni
cosa all’Immacolata. Lei può tutto:
farà ciò che vorrà (SK 975, a. 1925).
Gv 15,26-27; 16,12-15
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:«26Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; 27e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. 12Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. 14Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. 15Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.»
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