Un
Vangelo duro, forte e appassionato ci viene incontro in questa domenica (Mt
23,1-12). Ai suoi discepoli il Signore desidera dare indicazioni chiare per non
deviare dal retto cammino, e vivere una spiritualità autentica e secondo il
cuore di Dio. Perciò li mette in guardia da scribi e farisei perché per prima
cosa dicono e non fanno. Si sono abituati a vivere una religiosità esteriore
fatta di norme e di precetti, coi quali tra l’altro pensano di avere messo a tacere
la coscienza credendosi a posto e dunque detentori di meriti da far valere
davanti a Dio. Loro si sono persi dietro una giungla di regole e regolette e
hanno fatto smarrire la strada anche a tutti gli altri. Guaio è che sono
proprio loro ad avere la funzione di trasmettere la Parola di Dio e insegnare a
viverla! Così - come ricorda la Prima Lettura - più che aiutare sono d’intralcio
alla fede dei fratelli. Insomma si è creato, afferma Gesù, un circolo vizioso
in cui il vero volto di Dio è tagliato fuori.
Gesù
è sempre inesorabile quando si tratta di difendere la vera immagine del Padre
dalle immagini distorte frutto di proiezioni umane. A Gesù preme che noi
accogliamo il suo volto misericordioso, il suo cuore amante, il mistero del suo
essere innamorato delle sue creature, come diceva a ragione santa Caterina. Un
Dio che pur potendo creare l’universo con un soffio del suo alito, decide
liberamente di ripercorrere la nostra fragile esistenza per farci recuperare il
rapporto col Padre ormai spezzato. Qui sta il cuore del messaggio, nella relazione
tra noi e il Padre. Se questa c’è ed è vissuta, non può che portare libertà e
gioia. Quella libertà e quella gioia che non appartengono al fariseo di turno,
troppo impegnato a farsi bello davanti agli uomini; una vanagloria che
evidenzia un vuoto d’identità da colmare appunto con questa forma di compensazione
che è il successo sociale. Il fariseo vive ripiegato su se stesso, difendendosi
dall’incontro col vero Dio, che bussa alla porta del suo cuore e della sua
vita.
Maria,
a cui ci siamo affidati con fiducia, ci accompagna maternamente perché non
allentiamo mai la relazione con nostro Padre, e ci abituiamo a pensarci sempre in
Lui come figli, bisognosi delle sue carezze, del suo caldo riparo. Ci fa capire
che abbiamo un solo Padre, quello celeste, un solo Maestro interiore, lo
Spirito Santo, una sola Guida, Gesù. Sentendoci amati, siamo anche capaci di
impegnarci in un cammino di fede e di crescita umana, che richiede comunque una
forma di ascesi. Ma la motivazione è l’amore e non il dovere. Tutti quelli che
si fanno strumenti dell’amore Trinitario sono mediatori, tutti noi siamo
mediatori gli uni verso gli altri, e l’affidamento a Maria ci aiuta con una grazia
reale ad essere sempre più specchi limpidi in cui l’altro può ritrovare il suo
vero volto di figlio amato. Maria ci tiene uniti all’amore di Dio e ci rende
capaci di trasmetterlo.
Nessun commento:
Posta un commento