«Chi
mi ama sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui»
(cf. Gv 14,15-21). Parole che ci contattano nelle nostre fibre più profonde
quelle di Gesù in questo Vangelo domenicale. Nel momento in cui prepara i suoi
al distacco, promette lo Spirito e quindi un’unione ancora più stretta e reale
con Lui, perché garantita dalla presenza di Dio stesso nei loro cuori. Che Gesù
si riveli personalmente a ciascuno di noi è Parola di Dio. Mi manifesterò a chi
mi ama. Quello di cui c’è bisogno per farsi incontrare da Dio è l’amore, il desiderare
d’incontrarlo. Sarà poi Lui stesso a farsi percepire. Dio ha mille modi, ha
ricordato Benedetto XVI, per ciascuno il suo, per far sapere che mi ama, mi
vuol bene e si prende cura di me. Dunque l’amore. Strano che basti così poco
per incontrarlo! Ma davvero è poco? Chi amiamo? Per chi siamo disposti a
vendere tutto, a staccarci da tutto? Sulla bilancia dell’amore chi prevale? Il mio
programma di vita, il mio modo di pensare, sentire, scegliere, oppure il desiderio
che sia Lui a guidarmi e consigliarmi? Con chi mi confido? Su chi getto le mie
preoccupazioni? A chi do più credito,
al mio sentire e pensare o a quello che la Parola mi dice e suggerisce?
Ecco allora che Maria
ci raggiunge per farci progredire nella fiducia. In fondo anche solo salire un
gradino della nostra scala esistenziale è importante per il prosieguo del
cammino. La meta si raggiunge passo dopo passo. Il suo esserci madre si esprime
nell’aiuto che ci dà, nel consiglio, nella forza interiore. Al riguardo è stato
detto che Maria ci aiuta a mettere al centro la dimensione del cuore nella
fede. Lei che ha amato e che ha avuto l’amore come guida, ci aiuta ad aprirci,
ad abbandonarci a Dio, a lasciare le tante prese sulle cose e sulle relazioni,
per sperimentare un’altra presa, quella che ci salva. Ammorbidire il cuore, scioglierlo
dai suoi nodi, farci accarezzare dalla Parola che sempre ci parla di riprese,
nuovi inizi, speranze, certezza di rinascere ogni volta. Ogni forma di
resistenza interiore all’amore si traduce in ripiegamento e aridità, mentre
ogni scelta coraggiosa e tenace di restare aperti e di lasciarsi andare al
flusso della vita, genera fecondità e impensate fioriture.
«Verrò da voi»
promette Gesù. E in quel giorno capirete – perché lo avrete sperimentato – che io
sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. Non c’è unione più profonda e reale
di quella che viviamo con la Trinità. Se ci è tolta per lo più la percezione
sensibile, ci è data in abbondanza la sua pace e quella segreta gioia che ha
vinto le tenebre e ogni assalto del male.
Nessun commento:
Posta un commento