“Attendete l’adempimento della
promessa del Padre” (cf. At 1,1-11). Gesù in questa domenica dell’Ascensione ci
invita a guardare alle dinamiche della storia della prima comunità per
comprendere l’oggi in cui noi siamo chiamati ad accogliere la stessa dinamica
che ci salva. Domenica dell’ascensione, ma la potremmo anche chiamare missionaria.
Perché quello stesso fuoco d’amore che saliva in cielo è rimasto in terra per
mezzo del dono dello Spirito che è andato ad abitare direttamente nei cuori di
quanti lo accolgono e lo lasciano vivere e agire. Ci fa riflettere la richiesta
dei discepoli di sapere come e quando Dio opererà. Gesù è chiaro: “Non
spetta a voi”. Al Signore sta a cuore
che noi viviamo da figli e che trasmettiamo con la vita, i nostri gesti e
atteggiamenti quotidiani, la gioia che la relazione vera con Lui ci regala.
Niente più, niente di meno. A chi soffre, offrire il dono della consolazione, a
chi dubita, offrire la luce, a chi è solo, l’amicizia, a chi è escluso, l’aiuto
e il sostegno, a chi è disperato, la speranza.
Cose semplici, ma impegnative perché
possono nascere e restare come virtù consolidate solo in un cuore che ha fatto
esperienza della trasformazione operata in lui dallo Spirito. Altrimenti si
oscilla di qua e di là, si traballa, si è incapaci di donare una testimonianza
forte, rassicurante, come di chi sa che c’è Qualcun altro che ha in mano la
storia, e la mia storia, un Qualcuno di cui ci si può assolutamente fidare. “Andate
e fate discepoli”, dice Gesù. Non vi preoccupate di sapere i dettagli di come
io opererò, ma piuttosto donate e seminate bene. E la vostra vita fiorirà.
Sempre più, in modo esponenziale. Come è stato per Massimiliano Kolbe, come è
stato per Maria.
Maria a cui ci affidiamo e sempre rivolgiamo come figli, ha
fatto la scelta decisa di non lasciarsi prendere dalla curiosità circa l’agire
di Dio e ha preferito la via nuda e dritta della fede, dell’affidamento senza “se”
e senza “ma” direbbe padre Kolbe. Una via che tanti stentano a prendere perché
si tratta di esercitare una sterzata interiore da un atteggiamento molto
naturale e istintivo qual è il voler calcolare i pro e contro e anticipare e
sapere tutto, e la fiducia piena che – povera e senza tanti giri e rigiri – si presenta
allo sguardo del nostro cuore così com’è, nella sua nobile e austera essenzialità.
Allora seguendo la parola di Massimiliano, in questa domenica di grazia, “poniamo
nell’Immacolata la nostra fiducia, preghiamo e andiamo avanti nella vita con
tranquillità e serenità” e tutto il resto ci sarà donato e in abbondanza da un
Dio che non è affatto avaro d’amore e che ci ha creati non per la morte ma per
la vita piena, felice e traboccante di frutti.
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