Un Vangelo, questo di
domenica, in cui il discorso sulla vita eterna, su ciò che è duraturo, getta
tanta luce e comprensione sul presente (cf. Lc 20,27-38). C’è vita e vita. Un
sopravvivere che è un restare al livello di quello che si vede e si tocca coi
sensi esterni, e una vita che si gusta nel profondo dello spirito e che
dall’interno si espande verso l’esterno, nutrendo in profondità il bisogno di
amore e di significato. C’è una vita che è la vita dell’uomo nuovo, direbbe san
Paolo. Quell’uomo che ha scoperto che il suo cuore è abitato da una presenza. Una presenza che non è neutra, ma amante. Abbiamo
un Dio che ama in noi. Fare questa scoperta e lasciarsene trasformare non è
automatico. Molto più semplice restare a quello che si fa a livello umano:
prendere moglie e marito senza andare al di là di quello che si vede nella
moglie e nel marito, accasarsi, fare scelte che si fermano al dato senza
aprirsi al mistero.
Maria
che è il modello del nostro cammino di discepoli, perché ci siamo affidati a
lei,
ha non solo fatto questa grande scoperta nella sua vita, ma ha anche avuto da
Dio il dono di una chiamata specifica. Quella di vivere la relazione di amore
con Lui in maniera esclusiva. In questo senso il fatto che sia stata felice e
realizzata ci fa capire che è quello il nostro scopo: prendere coscienza e valorizzare
l’amore che ci abita fino a farne il
nostro univo motivo di gioia. Maria è lo specchio in cui dobbiamo saperci
guardare. La Chiesa ce lo dice, e sempre ce lo suggerisce. E noi che ci siamo affidati a
lei sappiamo che è importante saper legger la nostra storia alla luce della sua
esperienza di vita. Oggi perciò, toccati da queste parole di Gesù, sentiamo che
Maria ci guarda con intensità per dirci: “Il tuo Dio in te è il Dio amante
della vita, e della tua vita. Il Dio che è innamorato di te”.
Portiamo dentro un
amore personalissimo che vuole farci camminare dietro a Lui, attratti dalla sua
gioia, dalla sua vitalità, dalla sua passione. Come reagiremo? Maria si è messa
in cammino su sentieri incomprensibili, in cui l’unica logica era l’amore e la
fiducia in Dio, il cui sguardo vede dall’alto e perciò sa mettere ordine anche
nel nostro apparente disordine.
Ci lasceremo, Maria,
guidare dalla tua bontà di Madre, ci lasceremo aiutare per rispondere alla tua
chiamata. Tu ci confermi che Dio crea sempre cose grandi e buone, usando come
materiale la nostra debole umanità insieme con le altrettanto deboli situazioni
che ci capitano. È del tuo stupore che abbiamo desiderio, Madre, ed è quello
che oggi ti chiediamo, mentre viviamo il
nostro affidamento a te come un punto fermo che ci fa sentire saldi, ben
piantati sul terreno del tuo esserci Madre.
Nessun commento:
Posta un commento