«Se
non vedo, io non credo» afferma Tommaso nel Vangelo di questa domenica (ottava
di Pasqua cf. Gv 20,19-31). Vedere e credere sembrano due poli che non si
possono incontrare, ma è veramente così? È davvero impossibile vedere il
Signore? Di che vista si tratta? Maria di Nazaret ha qualcosa da dirci riguardo
a questo vedere. Lei è stata la madre del Signore. Sì, però cosa aveva davanti
agli occhi ogni giorno? Un Dio che faceva continui miracoli, che viveva in modo
straordinario e diverso? Niente di tutto questo. Maria vedeva un bambino come
gli altri, che aveva bisogno di tutto per sopravvivere come gli altri bambini
della sua età. Negli anni aveva continuato
a vedere il suo Gesù come un uomo, non come un Dio. Un uomo che si stancava
come gli altri, che aveva bisogno di nutrirsi, che soprattutto aveva bisogno di
relazionarsi con gli altri, di condividere i suoi pensieri e il suo mondo. Un
uomo normale.
Ma
nella normalità emergeva anche qualcos’altro, quella profondità di amore che
solo un cuore umile poteva riconoscere. Maria sentiva che l’interiorità di Gesù
era strettamente in contatto con Dio. Si crede per connaturalità, infatti la
nostra riposta di fede a Dio che ci viene incontro nel silenzio del nostro
spirito nasce da un intimo incontro, da questo tocco gentile eppure forte e
concreto con cui lo Spirito Santo ci raggiunge. Poi possono esserci segni, aiuti
concreti… certamente Dio ci guida e ci accompagna dunque sa anche mostrarci la strada
e aiutarci a lasciare i sentieri sbagliati… ma la fiducia, l’affidamento della propria vita a Lui nasce da questa
intima certezza della sua presenza e del suo amore. Tommaso era ancora
lontano dal suo cuore, da se stesso per potersi sintonizzare con questo
contatto divino che lo Spirito stava realizzando in lui. Maria invece nella sua
umiltà ha sempre vissuto a partire dal cuore, ascoltandosi e ascoltando Dio,
dimenticandosi per affidarsi alla sua voce. Ecco perché l’affidamento a lei è
un’arma potente contro la sfiducia: perché ammorbidisce il cuore e lo rende
capace di avvertire il tocco della grazia e corrispondervi.
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