Ascoltare
la dolce voce di Gesù, appartenere a Lui (nessuno le strapperà dalla mia mano)
ed essere una cosa sola con lui sono i tre passaggi dell’unione dell’anima con Dio
che il Vangelo di questa domenica ci regala (Gv 10, 27-30). Sempre diciamo che
Maria è stata la donna dell’ascolto, la persona capace di seguire Cristo perché
più pronta all’ascolto. Il nostro affidarci a lei è anche un atto di fiducia
nel suo aiuto. Da lei, nostra madre, riceviamo gli aiuti necessari per imparare
l’ascolto di Dio.
Il
suo ascolto aveva una caratteristica precisa: la disponibilità, la spinta a coinvolgersi
con Dio e ad adattarsi con amore alle sue proposte. Desiderando di far piacere
al suo amato, Maria voleva immergersi nella sua volontà e Dio l’ha aiutata,
sostenendo la sua buona disposizione. Maria ha fatto sempre esperienza che è la
grazia di Dio a fare tutto, e che senza di essa noi non avremmo la spinta e il
desiderio di Lui. Con la sua umiltà, il suo abbandono calmo e fiducioso, Maria
ha attirato le grazie divine. E quell’ascolto fatto di volontà e desiderio di
relazione le ha permesso di sentire i sentimenti di Dio e perciò di sperimentare
una unione profonda con lui.
Maria
ci guida all’ascolto profondo, unico luogo capace di contenere quello scambio
di sguardi tra l’anima e il suo Dio dalla quale nasce poi la vera conversione,
fatta di pace, di calma, di bontà, di affabilità, di capacità di sopportazione,
di sapienza e di donazione.
Non
basta ascoltare in profondità, sembra dirci Maria leggendoci il Vangelo di
oggi, per appartenere a Dio: è necessario anche ascoltare amando, cioè
chiedendo al Signore il dono di una vera tenerezza verso di Lui, per poter così
instaurare quella relazione solida e sicura che ci fa una sola cosa con Lui. E
ci conduce dove non sappiamo… ma dove l’amore ci precede sempre.
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