Queste parole di san Massimiliano Kolbe si
riferiscono alla sua dura missione giapponese ma sono vere anche per noi. Non è
la nostra stessa vita quotidiana una missione in cui possono essere così tante
le difficoltà da farci chiedere dove sia il senso del nostro donarci? Niente
che abbia valore nel progetto del Signore avviene senza dolore, senza
sacrificio, senza l’irrilevanza di tanti nostri sforzi. Sembra davvero che il
massimo della realizzazione su questa terra sia la libertà di darsi per vinti,
di accogliersi in tutto ciò che di limitante c’è in noi e intorno a noi, di
rinunciare a voler quantificare il bene, di farsi piccoli e godere della
consolazione di essere umili servitori del bene. Forse il massimo della saggezza
sta nel gioire non delle cose che vanno lisce, ma di quelle che continuano a subire
colpi su colpi… in quella apparente “scorta” di fallimenti c’è una perla. La
perla della libertà. Libertà di vivere solo per amore.
La grandezza di cui parla padre Kolbe e che è stata
la grandezza di Maria infatti non ha nulla a che fare col senso di soddisfazione
di chi ha successo e vede moltiplicarsi i riscontri attorno a sé e alle sue
attività, ma consiste nel non voler più avere ragione in questa vita, se non
nell’ottica del Vangelo. Che è l’ottica dell’irrilevanza. Beata irrilevanza,
nella quale Dio però misteriosamente è all’opera, come buon artigiano. Solo chi come Maria opera e lavora solo per
puro amore, sarà in grado di vedere le opere di Dio, che per fortuna
sfuggono a ogni controllo umano. Solo chi si sarà lasciato così profondamente
purificare, sarà capace di saltare di gioia e stupirsi di quelle grandi cose
che il Signore Risorto farà attraverso di lui senza che se ne renda neppure
conto. Proprio il caso dire: chi vivrà, vedrà!
Nessun commento:
Posta un commento