
In Quaresima il Signore ci porta sul monte Tabor. A
che pro essere introdotti in tanta luce – l’esperienza viva di Dio – se poi si
deve scendere a valle con tutto il carico dei soliti problemi? Perché Gesù
suscita in noi un vivo desiderio di lui e quando ci mettiamo in cammino per
rispondergli e siamo disposti a lasciare la nostra idea di realtà per incontrarlo,
poi lui si nasconde? E ci restituisce alla dura realtà? Penso che il punto stia
proprio qui: nell’incontro personale con lui. Tutta la fatica della Chiesa,
degli evangelizzatori, di chi come noi è al servizio della fede, tutto quello
che siamo e facciamo è per favorire questo incontro. Non esiste un cristiano
che non abbia incontrato Cristo personalmente. Gesù ci sta dicendo che conta
solo questo. Tutto il resto della vita su questa terra è un custodire la grazia
di quell’incontro e farla diventare sempre presente nel qui ed ora, affinché
possa rafforzarci nel servizio. Affinché quella dolcezza conosciuta e sperimentata
nella carne continui a incoraggiarci mentre aiutiamo gli altri a preparare il
cuore all’incontro con Gesù. Allora sì che capiamo il Tabor, e la sua luce.
Abbiamo bisogno del nostro Tabor personale, senza il quale non esiste annuncio
di fede, senza il quale non ha verità la nostra parola. E il cuore, che vede
lontano, come il cuore di Maria a cui ci affidiamo, sa che la grazia sempre
ritorna e rinnova ogni cosa. Gesù ci aspetta su altri Tabor. A noi la grazia di
esserci.
Dal Vangelo di Matteo 17,1-9
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e
Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu
trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti
divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che
conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è
bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per
Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li
coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il
Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da
grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete».
Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal
monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il
Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».
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