Cos’ha di unico questa parola di Gesù? Di unico ha che invita a fare le cose di sempre, le azioni di prima però invita a farle con un “ma”, con una differenza e questa differenza sta nel fatto che glielo dice Gesù in persona. Perciò Pietro può aggiungere: «ma sulla tua parola getterò le reti». E vanno e pescano così tanto che le barche quasi affondano.
Cosa dice a noi questa parola? Siamo cercatori instancabili di senso e di vita, di esperienze che ci tocchino l’anima e non solo la pelle. Ebbene, quando ci diamo il tempo per stare con la Parola di Dio, per ascoltare lui, può accadere questa esperienza che ha fatto Pietro. Possiamo sentire una parola che non è generica ma che parla proprio a noi. E non all’orecchio soltanto, ma al cuore. Sentiamo che è per noi. Ci emoziona, ci stimola alla speranza e all’azione. Perciò Pietro quasi si spaventa di fronte a questa esperienza. Si commuove, come noi ci sentiamo piccoli quando facciamo esperienza di Dio, quando vediamo e sentiamo che è lui che sta facendo qualcosa per noi. «Non temere», dice Gesù a Pietro.
Come non abbinarlo al “non temere” che il messaggero dice a Maria a Nazaret. Anche lì l’esperienza di Dio così ravvicinata spaventa Maria che sente una commozione potente, perché l’amore di Dio è così immenso da non poterlo reggere senza un surplus di grazia. Il messaggio per noi è quello di fidarci di Gesù, cercando la parola per noi tra le tante parole. Non ci riempiamo di parole, non ci perdiamo dietro tutte le notizie che ascoltiamo, riduciamo le fonti di conoscenza, e con Maria custodiamo il desiderio dell’incontro con Gesù, con la sua parola qui ed ora, la sola che può meravigliarci e soprattutto ispirarci passi nuovi. Perché come scrive Massimiliano Kolbe: «Lasciamoci solo condurre dall’Immacolata e lei compirà anche i miracoli, se saranno necessari per la sua causa. Il miracolo rappresenta, forse, una difficoltà per lei?» (SK 812).
Monica Reale
6 febbraio 2022
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