Anche in questo vangelo Gesù viene messo alla prova. Alcuni dotti ed
esperti delle Scritture tornano all’attacco per metterlo in difficoltà. Non
vogliono vedere chiaro in se stessi e cercano un capro espiatorio su cui
proiettare le loro frustrazioni. Gesù risponde con la grandezza d’animo che lo
caratterizza. Non esprime un giudizio sul fatto che stanno agendo con
doppiezza, si rivolge a loro invece come se stesse parlando ad amici, a cui fa
una bellissima condivisione. Tu vuoi sapere cosa conta davvero? Amare con tutto
te stesso il Signore, cercare il suo volto, desiderare la sua presenza, la sua vicinanza,
avere nostalgia della sua carezza paterna, spingerti così oltre te stesso da uscire da te. Metterci tutto te stesso, tutto quello che sei e che hai per
tenere viva la relazione con lui, non darti per vinto di fronte alla tentazione
di abbassare il tiro e accontentarti. Solo mantenendo costante l’orientamento
verso di lui, possiamo mantenere il cuore fisso in lui.
In questo tempo complesso e instabile che stiamo vivendo, la stabilità ce
la può donare solo chi è al di sopra di noi, e non è condizionato dai limiti
della storia. In che modo il Signore ci sta parlando al cuore in questi giorni
segnati da tanta incertezza, da tante domande? Ora ci raggiunge con questa
parola, che è certezza di fede. Non siamo in balia del caos. Dio non può toglierci
la complessità e anche la grave difficoltà in cui possiamo venire a trovarci,
ma non ci fa mancare mai la sua protezione, il suo aiuto. Siamo dentro una
storia d’amore, siamo dentro un progetto. E il Signore ha cura di noi, di ciascuno.
Ha cura del filo d’erba, dei passeri del cielo, come lui stesso ha detto, tanto
più di noi, che siamo figli.
Gesù sembra indicarci la strada necessaria per vivere. Autentici nel
metterci nudi e poveri davanti a lui, e a lui affidarci, e autentici verso gli
altri, ossia capaci di guardarli senza filtri giudicanti, per riconoscerci nello
specchio comune della nostra umanità, in ciò che abbiamo in comune e che è la
dignità e l’amabilità, l’essere degni di stima e di rispetto. L’altro ha diritto
quanto me ad essere guardato come persona, non come soggetto che fa questo o
quello, che si comporta in questo o in quell’altro modo.
Amare Dio, amare l’altro… ma prima di tutto amare se stessi. Porsi
davanti allo specchio e saper sorridere, perché capaci di vedere in noi, nelle
profondità degli sguardi, quella luce gioiosa che parla dell’amore di Dio, presente
nello spirito di ciascuno e che cerca solo un varco attraverso cui passare e
riflettersi. È una prova da fare!
Affidarci a Maria oggi significa ridirci che abbiamo fiducia, che niente
di ciò che accade, pur destabilizzante, può staccarci dalla certezza che il
Signore è con noi. E se c’è lui, c’è anche la salvezza. San Massimiliano Kolbe
scrive: “L’Immacolata ha il suo tempo per tutto”. E con questo ci aiuta a
rinnovare la fiducia. È solo questione di tempo. Occorre passare attraverso la
nostra storia, non ci sono sconti, occorre percorrere la strada che dobbiamo
percorrere, ma tutto è sotto lo sguardo materno di Maria e tutto è nelle mani
del Signore. Le circostanze che viviamo sono l’occasione per noi per affidarci
e agire serenamente.
25 ottobre 2020
Mt 22,34-40
XXX Domenica nell’anno
In quel tempo34i farisei, avendo
udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme 35e uno di loro, un
dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: 36«Maestro, nella Legge,
qual è il grande comandamento?». 37Gli rispose: «Amerai
il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e
con tutta la tua mente. 38Questo è il grande e
primo comandamento. 39Il secondo poi è
simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. 40Da questi due
comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».
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