«Se due di voi sulla terra si metteranno d'accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».
Queste parole di Gesù hanno
la forza di scaraventarci dalla parte opposta a quella in cui ci troviamo per
la potenza che contengono. Parole che “rovesciano”, per usare una parola
mariana cioè un verbo che Maria di Nazaret ha usato quando ha voluto
sottolineare una delle azioni con cui il Signore agisce nei confronti dell’umanità.
Se Dio scuote l’uomo è solo per aiutarlo a togliersi di dosso la polvere che lo
appesantisce e per fargli ritrovare la gioia semplice di sentirsi figlio amato,
a cui nulla manca per essere felice. Perché ha l’amore di suo Padre che è nei
cieli.
Ma perché questa parola ci
sconvolge così tanto? Perché ci dice che dove c’è sintonia di cuori, dove ci si
vuol bene, dove si impara a perdonarsi e a camminare insieme, allora nel
pregare insieme può accadere il miracolo della trasformazione dei cuori e delle
situazioni. Gesù sembra dire che le cose tante volte non cambiano in meglio
perché non c’è armonia e quindi neppure la forza, l’intensità di una preghiera
comune e condivisa. Maria aveva fatto un’esperienza molto forte a Pentecoste: vivendo
in sintonia con i discepoli e pregando sinceramente insieme, lo Spirito Santo si
era effettivamente materializzato e aveva fatto sentire la sua potenza e
presenza. Il Padre concederà ciò che gli chiediamo quando siamo tra noi in
accordo.
Allora la nostra principale
preoccupazione può essere quella di coltivare un cuore umile che chiede
costantemente la grazia di farsi animatore delle situazioni in cui si trova.
Maria con la sua presenza ha scaldato il cuore degli altri e così l’ambiente si
è riempito di vita, di gioia. Non è vero che per essere felici abbiamo bisogno di
gioie costruite, per esserlo abbiamo solo bisogno di vivere relazioni
riconciliate, attraverso cui far passare la vita dello Spirito Santo. Occorre
solo un ingrediente, molto ma molto difficile da digerire per la nostra natura
ferita: l’umiltà, quell’atteggiamento profondo con cui guardiamo all’altro come
fratello, perché ci siamo davvero fatti spogliare dalla vita, abbiamo cioè rinunciato
a voler avere un qualche vantaggio e pieni dell’amore di Cristo siamo disposti
a perdere.
6 settembre 2020
Mt 18,15-20
XXIII Domenica nell’anno
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:" 15Se il
tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va' e ammoniscilo fra te e lui
solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; 16se
non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa
sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. 17Se poi
non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la
comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. 18In
verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo,
e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo. 19In
verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d'accordo per
chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. 20Perché
dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».
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