Importanti le indicazioni che Gesù nel
vangelo di questa domenica ci offre. Le sue parole come sempre sono capaci di
cambiarci, di farci osservare le cose da un altro punto di vista e spostarci dalle nostre convinzioni rigide,
a cui siamo abituati e che possono talvolta diventare paraocchi che ci
impediscono di essere anche altro oltre a quello che già sappiamo di noi e
della vita.
Il punto riguarda l’esperienza del
male. Quando fai un’esperienza faticosa, e subisci un’ingiustizia, non opporti direttamente.
Cosa vuol dire Gesù? Ci sta chiedendo di essere passivi, e di prendere addosso
tutto ma proprio tutto quello che ci capita? Non è esattamente questo il senso.
Infatti non solo non dobbiamo opporci, ossia metterci sullo stesso livello
istintivo di chi ci ha offesi, ma dobbiamo porgere l’altra guancia, dopo avere
ricevuto uno schiaffo sull’altra. Porgere l’altra guancia significa saper
incassare i colpi della vita, non stupirci che le persone e le situazioni non
corrispondono ai modelli che abbiamo in testa, significa essere realisti e
sapere che nulla è in nostro potere, tanto meno il comportamento altrui. Però
quello che è in nostro potere è rispondere in altro modo alle provocazioni e alle prove,
prenderci del tempo, saper sentire quello che ci accade dentro, saper guardare l’altro con un doppio
sguardo, sapendo che molto spesso quello che fa è inconscio e deriva da ciò
che è stato abituato a fare mentre non riesce a scegliere in maniera libera.
Allora cosa accade a chi mi
schiaffeggia e vede in me un atteggiamento normale, accogliente, non scandalizzato
da quanto ha fatto? Accade quello che è un
piccolo miracolo: l’altro sperimenta la sua bontà essenziale, il fatto che
è degno di stima e valore in modo incondizionato al di là di ciò che può esser
capace di fare o non fare. Una cosa grande! Significa avere lo sguardo di Gesù,
che prima ancora di qualunque indicazione pratica sugli atteggiamenti da
assumere, ha guardano ogni persona con amore, con infinita tenerezza. Significa la vera libertà interiore, che il Padre celeste ci concede, quando vogliamo essergli figli.
San Massimiliano Kolbe ha abbracciato questo
criterio di fondo nelle sue relazioni, come dice quando spiega che «l’amore di Dio si manifesta non nel
criticare gli altri, ma nell’impegnarsi per il loro miglioramento» (SK 987). E questo principio lo ha
portato avanti amando anche i suoi carcerieri ad Auschwitz, pregando per loro,
offrendo le sue sofferenze per la loro conversione. Questo è il cuore che Maria
installa in noi quando ci affidiamo a lei, un cuore che si lascia trafiggere
dall’amore e che pur patendo il dolore e i suoi limiti, desidera però
assomigliare a Gesù, perché sente quanto è amato.
Negli ambienti dove viviamo,
lavoriamo e lottiamo ogni giorno, appartenere a Maria significa sentirci responsabili
degli altri, e chiederci a ogni passo: come farebbe Maria in questa situazione?
Come farebbe Gesù? Cosa il Signore mi sta chiedendo? Se non arriviamo a mettere la felicità degli altri prima della
nostra, non siamo ancora entrati nello spirito missionario dell’affidamento a
Maria. Solo chi sa di essere amato può lanciarsi nell’avventura dell’amore. Non
possiamo dare quello che non abbiamo. Come fare? Occorre solo riconoscerlo e aprire il cuore a Maria: lei si mostrerà
madre e ci guiderà sulla strada giusta, nel tempo, con pazienza e umiltà, e chi
persevera, vedrà le grandi cose che Dio fa in un cuore che si lascia aiutare e
amare.
23 febbraio 2020
Mt 5,38-48
VII Domenica del Tempo Ordinario
VII Domenica del Tempo Ordinario
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «38Avete inteso che fu
detto: Occhio per occhio e dente per dente. 39Ma io vi dico di non
opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu
pórgigli anche l'altra, 40e a chi vuole portarti
in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. 41E se uno ti
costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. 42Da' a chi ti chiede, e
a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle. 43Avete inteso che fu
detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. 44Ma io vi dico: amate i
vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, 45affinché siate figli
del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui
buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. 46Infatti, se amate
quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i
pubblicani? 47E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di
straordinario? Non fanno così anche i pagani? 48Voi, dunque, siate
perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».
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