Pazienza di Dio e appello a
lasciarsi interrogare dalla realtà sono le due chiavi di lettura del brano di
questa terza domenica di Quaresima. Gesù viene interrogato sull’eccidio che
Pilato aveva compiuto contro alcuni Galilei per questioni di potere e di
controllo. Nel rispondere fa capire che non esiste responsabilità diretta, non
è per una loro colpa che sono stati uccisi. Gesù li invita piuttosto a
convertire cuore e mente, perché
altrimenti anche loro rischiano di finire allo stesso modo. Quello su cui punta
Gesù è un messaggio molto chiaro: non possiamo spiegare la realtà, che è
complessa, è fatta di un intreccio inedito di grazia e libertà, c’è tanto grano
insieme a tanta zizzania, c’è lotta tra bene e male e c’è il mistero della vita
e della libertà. Insomma Gesù invita a non colpevolizzare niente e nessuno ma
ad assumersi le proprie responsabilità.
Non c’è bisogno di analizzare le
cose alla ricerca di colpevoli, c’è bisogno di assumersi la vita in prima
persona. Fa’ il bene, dice un salmo, e abiterai la tua casa. Tu pensa a fare il
bene, lasciati interpellare dalle cose, lasciati cambiare dentro dal dolore del
mondo, chiediti cosa puoi fare tu per questo mondo piuttosto che fare la lista
delle cose che non vanno bene. È un grande e saggio invito all’accettazione
della realtà con tutta la gamma di complessità di cui è portatrice. Inutile
combattere contro i mulini a vento! Se la tua vita è un dono da far fruttare,
come l’albero di fichi, pensa a dare frutti. Lasciati coltivare dal divino
agricoltore, lasciati cambiare dalla sua Parola, lasciati trasformare il cuore.
Mettiti in cammino, entra nel suo dinamismo e impara a condividere il cammino
altrui, impara dalla sua pazienza, dalla sua misericordia, che sa aspettare
fino alla fine che il ramo secco della tua vita finalmente si schiuda mettendo
una gemma. La vita è una scienza pratica, richiede che lavoriamo il terreno
della nostra esistenza quotidiana coinvolgendoci con quello che accade, con le
sofferenze di chi abbiamo accanto.
Maria, che al Verbo Divino ha dato
un corpo, ci apre il cammino, ci dà l’esempio. Ha sentito la grandezza del
compito, ha provato il brivido davanti a una simile prospettiva, ha anche provato
un sano timore, ma ciò che conta è che ha dato accoglienza al dono. Si è resa
disponibile, non con le buone intenzioni, con la sua vita, con il suo corpo. E
quando accompagnare Gesù ha significato per lei imparare a stare nel dolore
innocente, lo ha accolto nel suo corpo, col suo esserci lì sul Calvario, fino alla
fine. Ossia condividendo tutto il possibile e tutto quello che le era concesso
nella più totale apertura interiore. Nella sua vita Maria si è lasciata
coltivare come tenera pianticella di fico, ha accettato la fioritura come la
potatura, si è piegata sotto la sferza dei venti gelidi ed è sbocciata quando
il sole l’accarezzava. Con pazienza e perseveranza ha sperato contro ogni
speranza che il seme segreto della risurrezione spuntasse, e la sua fede l’ha
salvata. Anche noi ci salviamo quando ogni giorno ci lasciamo interpellare dal
Signore che nella vita ci si mostra e nella vita desidera che mostriamo il suo
volto attraverso la nostra fragile persona.
24
marzo 2019
III
domenica di Quaresima
Lc 13,1-9
In quel tempo1 si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. 2Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? 3No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. 4O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».6Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. 7Allora disse al vignaiolo: «Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest'albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?». 8Ma quello gli rispose: «Padrone, lascialo ancora quest'anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. 9Vedremo se porterà frutti per l'avvenire; se no, lo taglierai»».
Lc 13,1-9
In quel tempo1 si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. 2Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? 3No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. 4O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? 5No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».6Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. 7Allora disse al vignaiolo: «Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest'albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?». 8Ma quello gli rispose: «Padrone, lascialo ancora quest'anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. 9Vedremo se porterà frutti per l'avvenire; se no, lo taglierai»».
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