«Distruggete
e io farò risorgere» (cf. Gv 2,13-25). Un Gesù, in questa terza domenica di
Quaresima, spiazzante e intenso. Un gesto profetico sullo sfondo della Pasqua ormai
vicina con cui l’evangelista Giovanni avvia la vita pubblica di Gesù. Gli altri
evangelisti porranno questa stessa scena alla fine dei loro scritti, quando
Gesù sale a Gerusalemme per vivere la sua passione e morte. Dunque in Giovanni
questo gesto con cui Gesù manda all’aria – letteralmente! – una struttura religiosa
parziale e ormai sterile ha tutta la forza dirompente di un annuncio di novità
pasquale! Il segno che Gesù fa per dimostrare ai giudei che può purificare il loro
modo di intendere la religiosità è l’annuncio della sua risurrezione.
Provate
a distruggere questo tempio – cioè il mio corpo santo – e io lo farò risorgere.
Ossia da questo momento in poi non fa più problema il peccato dell’uomo e la
sua tendenza a distruggere, rovinare e deformare, perché in Gesù, con la forza
del suo amore, del suo Spirito, avremo la capacità di ricostruire, di risollevarci,
di ricominciare. Nessuna vita è perduta, e anzi il grande annuncio di gioia è
che dentro le inevitabili fratture che ci portiamo dentro – e che per alcuni
sono abissi di dolore - esiste un rimedio: è il balsamo di misericordia che la
mano tenera e forte del Signore versa su di esse. Gesù allontana dal tempio un
certo modo di intendere la relazione con il Padre: come un baratto, come un “io
ti do e così tu mi dai” che è ridurre la preghiera a un commercio. Svuotarla
del suo significato e della sua potenza, che vengono dalla fiducia filiale con
cui viene vissuta. La vera preghiera per Gesù è vivere in comunione col Padre,
è essere una sola cosa nell’amore, nell’ascolto, nella più piena fiducia. È esultare
al pensiero che non siamo mai soli, perché un abbraccio profondo ci custodisce.
Gli apostoli osservano e tacciono, e un giorno ricorderanno queste parole e
comprenderanno e così potranno trasmettere
il vero senso del gesto fatto da Gesù quel giorno.
Spontaneamente
il pensiero va a Maria, e alla sua maternità divina. Maria è stata il tempio
dello Spirito, in lei inizia questa novità che Gesù nel tempio esprime. La
novità di una fede viva, autentica, che si realizza non nel fare o nel pensare
ma nella vita. È un riconoscere lo Spirito che ci abita e vivere da figli,
intenti a mantenere sempre il colloquio col Padre e a sentirsi responsabili per
gli altri, come Gesù, che non ha pensato a se stesso – lui si sentiva amato! e gli
bastava – ma ha lavorato instancabilmente perché l’umanità credesse e si affidasse a un Padre
il cui unico desiderio è quello di ricostruire col suo amore paziente quanto è
stato distrutto in noi e attraverso di noi. Un’opera prodigiosa, che solo Dio
può fare e che fa. A noi viverlo.
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