«Lasciarsi
condurre. Accettazione della parola di Dio “e la custodisce” (cf. Lc 2, 19, 51).
Maria stessa fa tutto. La creazione è un frutto dell'amore. Ovunque amore. Non
confidare in se stessi, ma nell'Immacolata».
Pochi
mesi prima di essere arrestato, nel ’39, Massimiliano Kolbe scrive queste
parole, frutto della contemplazione profonda del mistero di amore di Dio e di
Maria. Sta per avvicinarsi il dolore più grande per lui e per tanti uomini, e
forse anche per questo il suo cuore sente di più, è capace di una comprensione
più piena del senso delle cose e della vita umana. L’occhio del cuore, liberato
dalle suggestioni mondane, sa cogliere l’essenziale. Qual è questo tutto che
conta? È l’amore di Dio, che avvolge ogni cosa, ogni respiro vivente, che è
invisibile ma sensibile, come il vento, che quando ti afferra si fa sentire,
eppure nell’afferrarlo, ti sfugge.
Ovunque
amore. Per chi legge la realtà col filtro della fede in Dio, ovunque è amore. Questa
visione che si fa certezza dà la spinta per non farsi sconvolgere dagli eventi,
talvolta tanto duri. Maria stessa fa tutto, ovvero se confidiamo in lei, se
viviamo in relazione con lei, con questa madre sempre vicina, troveremo non
solo le ragioni ma anche la forza interiore per continuare a sorridere. La creazione,
noi, tutto ciò che è, deriva da un cuore che ci ama, quello di Dio. E Maria ci
aiuta a restare uniti a questo cuore amante del Padre, perché ci vuole bene sul
serio. Le stiamo a cuore, siamo l’oggetto delle sue preoccupazioni e cure
materne. Sempre il suo sguardo si posa su di noi per cogliere le nostre lacrime
e i nostri sorrisi, e la sua mano si fa carezza e si fa fermezza, è la mano di
una madre che non ci abbandona mai.
Nessun commento:
Posta un commento