«Datevi da fare per il cibo che dura per la vita eterna…»:
parole dirette questa domenica ci rivolge Gesù per scuoterci e aiutarci a fare
verità. Su che cosa? Su cosa stiamo cercando, in chi stiamo riponendo la nostra
fiducia. Maria è stata lodata da Elisabetta e in fondo da tutta la Chiesa per
la sua genuina fiducia nella Parola. Chi più di lei può aiutarci a capire
questo invito del Signore? Se guardiamo al brano di Giovanni (6,24-35) ci
rendiamo conto che c’è quasi un conflitto tra quello che dice Gesù e quello che
dicono gli uomini, quella folla che lo stava seguendo con insistenza dopo che
aveva fatto esperienza della moltiplicazione dei pani e dei pesci. C’è una
tensione palpabile: la folla chiede di toccare, quantificare, soddisfare i sensi, Gesù chiede di credere, di affidarsi, di nutrire un'altra fame, quella del cuore.
Tutto il dialogo-confronto è fatto dall’opposizione
tra il fare e l’essere, il compiere e il credere. Le persone sono preoccupate
di fare, avere qualcosa tra le mani, da stringere, Gesù è assolutamente libero
da questi desideri di possesso e parla della bellezza di credere. In questo
senso si tratta questa domenica di una Parola molto mariana. Maria ha lasciato
perdere tutte le esigenze e i bisogni indotti e ha preferito vivere della
Parola. Ha riconosciuto la sua sete autentica e ha capito che la risposta ce
l’aveva Dio, a cui si è affidata. Maria ha compreso che se diamo spazio ai bisogni,
perdiamo gradualmente la libertà. Non siamo più noi a decidere dove dirigere i
nostri interessi, ma sono loro a tirarci. La soddisfazione per un bisogno
appagato dura poco e dà l’impressione di portarsi via la nostra gioia. In
realtà la delusione deriva dall’aver sperimentato che non era quello il bisogno
più vero ed urgente. Era moneta falsa!
Maria ha scelto il ritmo lento della
fiducia, fatto di valorizzazione del piccolo e del poco. Meglio avere di meno e
godere di più, che avere tanto e vivere l’ansia del cuore, essere perennemente in ricerca. Maria ha goduto della dolcezza che la fiducia dona al cuore. Della stabilità, della sicurezza di sapersi accompagnata da Dio, il quale conduce a buon fine qualsiasi situazione, se la affidiamo a Lui. Ci insegna che è cosa buona riconoscere la nostra sete di amore, e che questo è il bisogno più vero e fondamentale per il quale dobbiamo darci da fare. In questa ricerca dobbiamo spenderci totalmente, fino alla fine.
«Io sono il pane della vita; chi
viene a me non avrà fame e chi crede in
me non avrà sete, mai!». Davanti ai tanti messaggi che vogliono farci
credere che oggetti e viaggi e chissà cos’altro possa renderci sazi e felici,
ci viene da sorridere per tanta ingenuità e nello stesso tempo ci rendiamo conto che bisogna impegnarsi al massimo per aiutare gli altri a non farsi ingannare, e a non continuare a credere che la sete del cuore possa avere come suo appagamento qualcosa che non sia Dio e il suo amore.
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