L’affidamento
a Maria come strumento per riuscire a esprimere tutte le nostre potenzialità: questo
è un aspetto che ha affascinato Massimiliano Kolbe e lo ha motivato a non
allentare il suo cammino di donazione. «Per mezzo dell'obbedienza noi ci innalziamo al di sopra della nostra
pochezza e operiamo conformemente a una sapienza infinita (senza
esagerazione), alla sapienza divina... Dio ci offre la propria infinita
sapienza e prudenza, perché guidino le nostre azioni: quale grandezza!» (SK 25). Lo stupore di un Dio che lavora invisibilmente
nella trama delle nostre ore, dei nostri giorni e che - se seguito e
assecondato - ci fa partecipi delle sue idee, dei suoi progetti più belli,
anche se non possiamo pretendere di comprenderli appieno e conoscere le vie attraverso
le quali ci condurrà.
Ma il non
poter controllare il cammino non impedisce di appassionarsi alla sua proposta e
di potersi dedicare ad essa con tutte le forze, con tutto il cuore, con tutta
la propria vitalità. Quando si è donata la vita, quando la si sa al sicuro
nelle mani di una madre come Maria, non si perde più il proprio tempo a pensare
a se stessi. E si è portati a uscire dalle strettoie della mente per collaborare con Dio.
D’altronde
l’aspetto più grazioso di Maria, ossia il più ricco di bellezza soprannaturale
è la sua scelta di lasciarsi forgiare dallo Spirito, adattandosi alla sua
azione con fiducia e tenacia. La persona ha la libertà di sentirsi passiva o di
prendere in mano la sua vita, stringendo un patto di alleanza con il Signore:
Maria ha scelto questa seconda via. Ed è questo atteggiamento interiore che lei
suscita in chi si affida totalmente a lei. Si tratta di una relazione speciale
con lo Spirito Santo che è uno dei doni più belli dell’affidamento a lei. Ne
conosce la bellezza chi ne ha fatto esperienza concreta e diretta.
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