Combattete, lottate per entrare per
la porta stretta che porta alla salvezza. Lottare, questa la traduzione più
aderente all’originale verbo greco usato da Luca e che è stato tradotto con lo “sforzatevi”.
Sforzarsi è un verbo verso cui non proviamo troppa simpatia: sforzarsi di fare
le cose significa infatti vivere sempre in una tensione negativa che non ci fa
mai tirare un respiro di sollievo, perché non riconosciamo i nostri limiti e i
bisogni che abbiamo. E sappiamo che il Signore non ci chiede questo, non ha
bisogno di persone che si sforzano per vivere. Combattere invece sì che lo capiamo:
la lotta spirituale è necessaria per vivere e non limitarsi a sopravvivere. Se
piove occorre usare qualche protezione: che sia all’ombrello o un impermeabile,
occorre fronteggiare l’acqua.
Allo stesso modo a livello
spirituale, per mantenerci nell’amore di Dio, per conservare sempre potente in
noi l’eco della sua Parola, del suo vangelo, per restare uniti a lui, occorre
che siamo svegli e riconosciamo i pensieri molesti che ci vorrebbero
allontanare dalla fiducia in Dio. Lottare è perciò un far sì che Cristo vinca
in noi. È lo Spirito che lavora perché noi lavoriamo con lui.
A santa Faustina Kowalska, Gesù
apparendo un giorno disse: “Sappi, figlia mia, che l’ostacolo più grande alla
santità è lo scoraggiamento e l’inquietudine ingiustificata, che ti toglie la
possibilità di esercitarti nelle virtù”. Su questo punto anche san
Massimiliano era ben preparato: nella sua vita non abbassò mai l’asticella del
suo desiderio di amare, e capì che solo alimentando tale desiderio poteva
vivere una vita davvero piena. Si trattava di scegliere la lotta spirituale, di
fronteggiare a ogni passo il male, in qualunque maniera si fosse presentato. A
volte il nostro nemico siamo noi stessi, quando accogliamo i pensieri di
scoraggiamento, quando crediamo a chi ci ha trasmesso il messaggio che non
valiamo, che non siamo capaci.
Chiediamo perciò la grazia in questa domenica di accogliere l’invito di Gesù a combattere con le armi della pazienza, dell’amore, del perdono, della fiducia nonostante tutto e della speranza contro ogni speranza. Già solo assumere questo stile di vita sarà la nostra vittoria contro ogni forma di male, che sia dentro o fuori di noi. San Massimiliano Kolbe ci incoraggia quando scrive: «Rafforziamo continuamente, ogni giorno, ogni istante, il nostro amore verso l’Immacolata e diamoci da fare perché anche gli altri la amino come noi e ancor più di noi» (SK 1213). Monica Reale
Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?».
Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.
Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”.
Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».
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