
Una grande morte in vista di una nuova creazione. Guardando
il messaggio di Gesù da questo punto di vista creativo, ci rendiamo conto che
lo spavento apparente dei segni e del dolore, che restano una realtà
innegabile, portano però dentro la forza della risurrezione, della vita, quella
zoè, cioè la vita vera di qualità superiore che Cristo ci ha guadagnato. È il
mistero e la realtà del suo amore che ci fa entrare in una dinamica di vita
nuova. Quella che solo lo Spirito Santo può generare. E allora ci rendiamo
conto che davvero tutto è vivibile da quando Gesù lo ha riscattato, salvato
dall’interno. Ci rendiamo anche conto che la presenza di Maria accanto a noi ci
permette di aprirci a questa novità, facendoci percorrere il cammino della
conversione, che generalmente dura molti anni, o comunque un tempo lunghissimo.
Come madre ci forma e ci accompagna, opera attivamente e ci comunica
la grazia. Segue il nostro percorso, sostiene i momenti di crisi, ci incoraggia
a restarvi per scoprirne i germi di liberazione che ogni crisi custodisce. Lei
per prima non si è staccata dalla croce e mentre ha sperimentato la fine di una
maternità, è stata introdotta in una maternità inaudita, di portata infinita,
che avrebbe raggiunto ogni uomo sulla terra, a ogni latitudine, in ogni tempo,
con l’unico obiettivo di aiutarci a intraprendere il cammino antico e sempre
nuovo del chicco di grano che se non muore non può portare frutti di vita.
Questo Vangelo è perciò un inno alla speranza, e ci invita con forza a non
avere paura di nulla, perché il vero dolore non è quello che può capitarci di
sperimentare ma unicamente il viverlo da soli, lontani dal cuore di Dio.
Vangelo secondo Marco (Mc 13, 24-32)
«In quei giorni, dopo quella tribolazione,
il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal
cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il
Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà
gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della
terra fino all'estremità del cielo. Dalla pianta di fico imparate la parabola:
quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate
è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che
egli è vicino, è alle porte. In verità io vi dico: non passerà questa
generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma
le mie parole non passeranno. Quanto però a quel giorno o a quell'ora, nessuno
lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».