Questa domenica la
Parola di Gesù stimola la nostra intelligenza a un ragionamento (cf. Gv
6,60-69). Gesù offre se stesso nel dono dell’eucaristia. Non dice che la sua
proposta è la cosa più facile del mondo da capire. Porge la verità nella sua
semplicità e nudità.
E lascia che ognuno interroghi personalmente il suo cuore
sulla risposta da dare. La parola viene definita “dura” dai discepoli. Cioè
difficile da capire. Ma questo non è peccato. Anche Maria all’annunciazione non
ha compreso. Il peccato sta nella durezza di cuore. Gesù perciò sottolinea: «Questo
vi scandalizza?». Davanti al dono della fede, si presentano vari scandali, vari
ostacoli. La verità tocca la mente e afferra il cuore, e chiede una risposta
adeguata. Di fede. Solo il cuore può superare la pietra di inciampo che
l’intelligenza a un certo punto pone davanti. Solo il cuore fa entrare la ragione in una Ragione più grande. Gesù infatti
subito aggiunge che è lo Spirito che dà la vita.
Maria ha visto
l’ostacolo ma non vi è inciampata. Ha chiesto aiuto a Dio e Dio le ha risposto.
Lo Spirito farà tutto perché nulla gli è impossibile. Così Maria comprende che
la vita di fede è una questione di proporzione. I doni spirituali non si accolgono solo con un bel ragionamento ma specialmente
con l’apertura del cuore, con la fiducia. Per ogni peso la sua misura. La
fiducia poi risana l’intelligenza, la rettifica, raddrizza i suoi giudizi
sbagliati e la fa lavorare bene, come un meccanismo che dopo essersi
arrugginito torna a funzionare. Credo per
capire, capisco per credere, diceva Agostino. Finché vuoi pescare un tonno
con un amo di due centimetri ti troverai sempre sconfitto e catapultato nelle
acque. Con il rischio di arrivare a credere che il tonno non esiste perché non
abbocca al tuo amo. Senza fiducia in Dio l’intelligenza si ammala. I discepoli
infatti non potendosi spiegare questi strani discorsi di Gesù, preferiscono voltargli
le spalle. Meglio lasciarlo perdere.
Fortuna che Pietro,
come prima di lui Maria, salta su con la sua stupenda affermazione: «Non ti
lasceremo, perché tu solo, mio Signore hai parole di vita eterna!». Affidarci a
Maria oggi significa vivere le nostre cose con il cuore e con la testa. Prima e
fondamentalmente con il cuore e anche con la testa. Il cuore ci fa balzare
oltre la tastiera del computer dove stiamo lavorando, oltre le pratiche sulla
scrivania che chiedono di essere studiate, oltre il limite di tante situazioni
e relazioni che ci sembrano strette e difettose. Aprirsi e abbandonarsi a questa Madre che ci ama ha la forza di
farci sorridere, di farci prendere le giuste distanze dalle cose: la vera vita infatti
è un’altra, e la portiamo dentro. Quello che Maria ci chiede è: «Vuoi provare a
guardare la tua vita da questo punto di vista? vuoi appoggiarti a Dio che è in
te?». Chi non ci crede o non riesce faccia la prova, come diceva Massimiliano
Kolbe, e sperimenterà in prima persona chi è l’Immacolata, chi è questa nostra
Madre.
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