lunedì 10 agosto 2015

Maria e Kolbe: quando restare piccoli “conviene”

Memoria di san Massimiliano Kolbe e Solennità dell’Assunzione di Maria al cielo
Il 14 e il 15 agosto sono segnati da questa duplice ricorrenza, non casuale. Kolbe chiuse gli occhi di questo mondo il 14 agosto del ’41, e questa data resta come un segno datoci dal Signore per farci capire che, ciò che ha permesso a Massimiliano di fare della sua esistenza un dono di amore stupendo, è stata proprio la sua assoluta donazione alla Vergine Immacolata. Di Maria celebriamo il mistero di fede (dogma dell’Assunzione) per cui sappiamo e crediamo che è l’unica creatura che può già godere della risurrezione della carne. Noi, dopo morti, dovremo attendere la fine del mondo storico, quando Gesù, una volta tornato definitivamente (parusia), ci permetterà di riavere con noi il corpo glorificato e trasfigurato per una pienezza di vita senza limiti. L’amore che ci avvolge già ora se gli apriamo il cuore, diverrà realtà da godere senza fine quando saremo con Cristo, in cielo. Un messaggio di grandissima speranza, che ci fa sopportare ogni aspetto, anche meno piacevole della vita, perché abbiamo una meta, perché la Persona più importante ci attende.

Per Kolbe la vita è stata tutta una lotta per non farsi turbare dalle difficoltà e rimanere nell’amore di Cristo, sperando contro ogni speranza. Avendo scoperto che Maria è un sostegno fortissimo e invincibile, Massimiliano si è affidato totalmente a lei, e ha portato avanti la sua corsa senza mai voltarsi indietro. Ha tenuto lo sguardo fisso su Gesù, la mano stretta in quella di Maria e con l’altra ha trascinato tantissime persone dietro di sé, facendo l’impossibile perché anche loro si aprissero al dono della Madre. Il suo cuore si è dilatato fino ad assomigliare a quello di Cristo quando ad Auschwitz ha scelto di donare la sua vita per salvare quella di un altro prigioniero.  

Cosa accomuna Maria e Kolbe? Senz’altro l’umiltà, la piccolezza, accolta e vissuta con gioia. Il Vangelo dell’assunzione ci ricorda proprio il canto mariano del Magnificat col suo centrale riferimento all’umiltà. Maria è felice perché il suo Dio è un Dio che ti fa sentire il tuo niente senza umiliarti, anzi raccogliendoti come si raccoglie un tenero uccellino e facendoti entrare nella sua casa, condividendo con te tutti i suoi beni, tutto se stesso.  


Se il termine “conveniente” si riferisce a qualcosa che si adatta bene, è proporzionato, a giusta misura, allora possiamo dire che essere umili, piccoli, ci “conviene”, si adatta bene al nostro stato. È la risposta logica di una persona sana di mente che si rende conto che non può salvarsi da sola e semplicemente dipende in tutto da Dio. Quando poi, come per Maria e Kolbe, si fa esperienza che questo Dio è un Padre misericordioso, allora si è doppiamente felici di scoprirsi piccoli e impotenti. Tutto quello che ci manca, infatti, ci viene donato gratuitamente. Dio provvede. Dio guida e soccorre i suoi figli, accompagnandoli personalmente secondo un disegno di puro amore. Massimiliano kolbe, nel ’32, dalla nave sul mare della Cina scrive ai suoi frati giapponesi queste parole: «Se già su questa piccola terra noi avessimo un grande amore a Dio e alla santa Madre Maria, allora avremmo il paradiso in terra. Bisogna diventare come un piccolo fiore, come santa Teresa. Questo è tutto il nostro lavoro»

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