sabato 6 maggio 2023

La Via della felicità

 


«Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore… Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me», sono le parole del vangelo di questa domenica 7 maggio. Gesù solo ha la risposta alle tante domande di sicurezza che tutti noi abbiamo, messi di fronte alle diverse situazioni della vita, che sembra a volte una corsa caotica verso non si sa quale direzione. 

Ma oggi possiamo aprire cuore e mente alla verità che il Signore ci spiega: tutto ha senso di quello che siamo e viviamo, perché Lui è con noi, e non occorre stancarsi per darsi vita, speranza, fiducia, e per guarire dall'inquietudine, occorre piuttosto lasciarsi voler bene dal Signore, che ha cura di noi nel migliore dei modi e ci ha già preparato un posto accanto a sé e per di più sarà lui stesso, come dice, a venirci a prendere. 

Anche san Massimiliano Kolbe, nell’affidarsi a Maria, ha fatto questa rassicurante esperienza di vivere sereno tra le mani di Dio: «Diamo uno sguardo dentro noi stessi: non è forse vero che ogni volta che ci siamo offerti con tutta l’anima all’Immacolata, Madre di Dio e nostra, è sempre entrata la pace nel nostro cuore? Non è forse vero che quando siamo stati assaliti da una tentazione e non abbiamo mancato di ricorrere fiduciosamente a Maria come figli alla madre e di aggrapparci fortemente a lei, la nostra volontà ha avuto veramente un sostegno, non si è piegata? Non è stato proprio così? Chi non lo ha ancora sperimentato, ci provi! Veda, si renda conto personalmente: si accorgerà quanto è potente, quanto è buona la Madre di Dio e madre nostra» (SK 1145).

Buona domenica!


sabato 29 aprile 2023

Debole cioè forte

 


Cos’è l’affidamento a Maria? Come realizzarlo, come metterlo in atto? Iniziamo un percorso alla luce del vangelo e dell’esperienza di san Massimiliano Kolbe, i cui scritti e la cui vita hanno tanto da dire e da ispirare.

Partiamo dalla domanda che spesso ci facciamo: dove trovare l’energia per fare quello che sono chiamato a fare visto che mi sento debole?

San Massimiliano Kolbe ci dice: «Se non sai o non puoi, ricorri all’Immacolata. Affida a lei ciò che non sai o non sei in grado di fare, e allora saprai e riuscirai a fare ciò che è per la più grande gloria possibile di Dio, senza limiti. La tua forza sgorga unicamente dalla grazia di Dio. Non confidare affatto in te stesso; tutto puoi in Colui che ti dà forza (cf. Fil 4,13) attraverso l’Immacolata; quanto più ti senti debole, tanto più sei forte» (SK 987d).

Sentirsi deboli è in genere un buon motivo per buttarsi giù e scoraggiarsi. Kolbe invece ci dice proprio il contrario: quando siamo deboli, è proprio allora che possiamo tutto se con l’aiuto di Maria ci affidiamo a Dio, e confidiamo in lui. Come farlo concretamente quando la paura ci blocca? Credendoci. E credere significa fare spazio a queste parole di fiducia e orientare cuore e mente lì, appoggiare interiormente il nostro essere su Dio, mentre sentiamo dentro resistenze e timori. 

“Tutto posso in Dio che mi dà la forza con l’aiuto materno di Maria”. 

Puoi ripetere durante il giorno questa semplice frase che può diventare una preghiera del cuore. 


sabato 11 marzo 2023

Dono che calma la sete

 


C’è una sete che è esperienza che caratterizza il cuore umano a chiunque appartenga. La sete di Dio, la sete di amore, la sete di eternità. Nel vangelo di questa domenica Gesù incontra una donna samaritana al pozzo. Fa caldo, Gesù sta riposando dal lungo viaggio. Vedendola, le dice:
«Dammi da bere». La donna resta stupita che chieda a lei. E Gesù aggiunge: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». E ancora: «chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». 

Siamo al cuore dell’esperienza cristiana. Non esiste un cristiano che non abbia incontrato al pozzo Gesù. Non esiste cristiano che non abbia sentito la sete forte e struggente di essere abitato dall’amore e che nel seguire le ispirazioni dello Spirito non abbia poi incontrato Cristo. Tante forme di insicurezza, di paura, di passività, di incapacità, di blocco esistenziale, nascono da una fede embrionale, che non ha toccato la carne di chi crede. Tante nostre realtà – famiglie, gruppi, Chiesa ecc. – non "zampillano" perché non si lascia spazio allo Spirito Santo che come acqua suscita la nostra sete fino all’incontro con Colui che può placarla per sempre. 

E da qui cambia tutto: le relazioni, le strutture, le forme e le abitudini. Tutto ritrova un respiro nuovo!

Chiediamo la grazia in questa domenica di Quaresima di lasciare ogni logica di controllo – in noi e sugli altri – per abbracciare la logica della libertà. Gesù che, libero da condizionamenti, parla con una donna al pozzo è l’emblema della nostra libertà di figli di Dio. Ci è data la possibilità di parlare con Dio, di incontrarlo, di farci trasformare da lui. Infatti alla samaritana dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». Sono io il tuo Dio. 

Se anche tu vuoi fare l’esperienza di sentirti dire questa parole da lui, impara dalla samaritana. Non è stata brava e obbediente, è stata aperta alla grazia che passava in quel momento. Ha avuto una vera sete di Dio. E Dio non si è lasciato superare in generosità.

 

Dal Vangelo di Giovanni 

In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna».

 

 

domenica 5 marzo 2023

A tu per tu con Dio

 


In Quaresima il Signore ci porta sul monte Tabor. A che pro essere introdotti in tanta luce – l’esperienza viva di Dio – se poi si deve scendere a valle con tutto il carico dei soliti problemi? Perché Gesù suscita in noi un vivo desiderio di lui e quando ci mettiamo in cammino per rispondergli e siamo disposti a lasciare la nostra idea di realtà per incontrarlo, poi lui si nasconde? E ci restituisce alla dura realtà? Penso che il punto stia proprio qui: nell’incontro personale con lui. Tutta la fatica della Chiesa, degli evangelizzatori, di chi come noi è al servizio della fede, tutto quello che siamo e facciamo è per favorire questo incontro. Non esiste un cristiano che non abbia incontrato Cristo personalmente. Gesù ci sta dicendo che conta solo questo. Tutto il resto della vita su questa terra è un custodire la grazia di quell’incontro e farla diventare sempre presente nel qui ed ora, affinché possa rafforzarci nel servizio. Affinché quella dolcezza conosciuta e sperimentata nella carne continui a incoraggiarci mentre aiutiamo gli altri a preparare il cuore all’incontro con Gesù. Allora sì che capiamo il Tabor, e la sua luce. Abbiamo bisogno del nostro Tabor personale, senza il quale non esiste annuncio di fede, senza il quale non ha verità la nostra parola. E il cuore, che vede lontano, come il cuore di Maria a cui ci affidiamo, sa che la grazia sempre ritorna e rinnova ogni cosa. Gesù ci aspetta su altri Tabor. A noi la grazia di esserci.

 

 

                                          Dal Vangelo di Matteo 17,1-9

 In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti». 

 

sabato 25 febbraio 2023

Far respirare l'anima

 


Due cose colpiscono in questo vangelo delle tentazioni di Gesù. La prima, che è lo Spirito Santo a condurre Gesù nel deserto col preciso scopo di “essere tentato”. La seconda: che Gesù viene messo spalle al muro dalla fame e dalla lusinga di tutta una serie di forme di potere. È come una grande prova di fuoco prima di iniziare una fase della sua esistenza in cui dovrà annunciare e compiere nella carne dei tanti sofferenti la liberazione dal male, la guarigione, il perdono e la vita nuova. Ci chiediamo perciò: e nella nostra vita? Come stiamo adesso? Come viviamo la tentazione, la prova? Quali forme di potere cechiamo di conservare? A volte il potere non si esprime nel fatto che uno è ricco e ha un ruolo importante ed esercita un dominio sugli altri; spesso il potere ha il volto buono di modelli di vita che si vogliono a tutti costi mantenere, forme che non reggono più ai tempi eppure si cerca di mantenere in piedi, mettendo a tacere la voce dello Spirito Santo che vorrebbe fare delle cose diverse, ridare vita a ciò che vivo non è più. Quando in una famiglia si impone un modo di stare insieme in cui c’è poca intimità, in cui non si empatizza con l’altro e si resta in superficie senza ascoltarsi; quando in un contesto sociale non si vuole riconoscere l’esistenza di un problema, e non si prende nessuna iniziativa per risolverlo e ci rimettono quelli che il problema lo vedono e lo soffrono. Spesso il vero potere è quello delle forme esteriori che non offrono respiro per i bisogni del cuore e soffocano lo Spirito. Il vero potere è la dittatura del fare a scapito del respiro dell'anima. Gesù in questa pagina di vangelo ci incoraggia a rimanere nel suo amore e a lottare insieme con lui, che ha già vinto la guerra col male. “Il Signore Dio tuo adorerai, solo lui amerai”, questa è l'unica disposizione da custodire. Infatti alla fine gli “angeli gli si avvicinarono e lo servivano”. Lasciamoci condurre anche noi, come scriveva san Massimiliano Kolbe, sapendo che più confideremo in Maria, più cresceranno le difficoltà perché il male non vuole che ci impegniamo nel bene, ma sapendo però che ne avremo in cambio la vera pace del cuore, la gioia e la vicinanza dello Spirito, che sa fare cose nuove, malgrado noi.

 

 Dal Vangelo secondo Matteo 4,1-11


In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di' che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: "Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio"».
Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: "Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra"». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: "Non metterai alla prova il Signore Dio tuo"».
Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: "Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto"».
Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.


sabato 15 ottobre 2022

Ti esaudirò al tempo opportuno

 


Questa domenica il vangelo ci fa entrare nel mistero della preghiera, relazione personalissima tra ciascuno di noi e il Signore, in cui nulla è già scritto come in ogni relazione, ma tutto si crea nella misura in cui ci si coinvolge aprendo il cuore. Cosa racconta Gesù per farci comprendere l’importanza di mantenerci in relazione con lui? Racconta la storia della vedova importuna che va a bussare alla porta di un giudice senza scrupoli chiedendo giustizia e che, ad ogni tentativo fallito, ritorna più convinta che mai. Ci aspetteremmo che il giudice a un certo punto la faccia allontanare, liberandosi di lei. Ma Gesù ci sorprende dicendoci che quel giudice alla fine la esaudisce per sfinimento. Se così fa quel giudice, forse che Dio Padre non farà giustizia ai suoi figli oppressi da tante ingiustizie che gridano a lui giorno e notte?

Gesù risponde che farà giustizia prontamente. Questo avverbio è la chiave di volta. “Prontamente” tradotto dal greco significa al momento opportuno, non significa subito. Gesù ci sta confidando il segreto del suo cuore: sempre ci ascolta, e sempre ci esaudisce al momento opportuno, dentro un processo nel quale nel tempo ci siamo lasciati lavorare dalla vita. Abbiamo permesso a lui di camminarci accanto nelle giornate buie e in quelle luminose, abbiamo imparato che la sua fedeltà è invincibile, a prova di ogni nostra stanchezza, abbiamo infine lasciato che lui potesse operare e guidare la nostra barca.

Maria, a cui ci affidiamo e a cui guardiamo come a sorella nella fede, non ha mai smesso di cercare e di domandare, ma sempre, allo stesso tempo, non ha mai smesso di dare fiducia a Dio, ringraziando quando otteneva, e ringraziando ancora quando non otteneva. Maria ci insegna che occorre chiedere sempre, come la vedova importuna, e nello stesso tempo sempre lasciar parlare Dio, permettendogli di raccontarci anche una storia diversa, quella che desidera scrivere con noi.  

Dal vangelo di Luca  - 18,1-8
 
In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:
«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”.
Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”».
E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».

 

sabato 8 ottobre 2022

Dio guarisce mentre vivi

 


Ci sono personaggi dei vangeli che sembrano secondari, senza nome e che tuttavia hanno un messaggio di fede fortissimo da consegnarci. Ci parlano dritto al cuore e capiamo al volo quello che questa parola accolta e vissuta ha il potere di realizzare nelle nostre esistenze. Stiamo parlando dei dieci lebbrosi protagonisti del vangelo di questa domenica, testimoni di un miracolo di guarigione simile ai tanti altri operati da Gesù. Sono ammalati di una malattia gravissima, e al vedere Gesù implorano aiuto e pietà, ottenendo la salvezza. In questo miracolo c’è però qualcosa che colpisce. Gesù infatti non li guarisce all’istante, mentre è insieme a loro: gli dice di andare a presentarsi ai sacerdoti e strada facendo si ritrovano guariti. Questo significa che quando i lebbrosi partono, sono ancora lebbrosi. Eppure partono, obbedendo alla parola pronunciata da Gesù. Un po’ come i servitori di Cana, che mentre versano acqua nelle giare, la vedono trasformarsi in vino. Questi amici dei vangeli nella loro disarmante fiducia nell’impossibile, ci consegnano un messaggio enorme: Dio si rivela mentre viviamo, non prima o dopo, ma durante. È questo l’avverbio preferito dal Signore, lui che è il Dio della vita e ci vuole vivi, insieme a lui.

Dal vangelo di Luca 17,11-19

Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».


La Via della felicità