sabato 19 dicembre 2020

Nulla è impossibile a Dio

 


Nella domenica che precede il Natale, entriamo nella scena che ha cambiato la storia e che è il momento stesso in cui Gesù ha preso un corpo nel grembo di Maria. Stiamo parlando dell’annunciazione, l’attimo in cui Maria viene visitata da Dio per mezzo del suo angelo, e riceve una proposta spiazzante. Quella di diventare madre del Salvatore. Maria qui ci è modello di come si ascolta la Parola di Dio, di come si riconosce e accoglie la sua voce. Se siamo aperti a Dio – l’angelo va da lei e la trova disponibile all’incontro – possiamo intuire e sentire cosa il Signore ci sta suggerendo e possiamo vedere come ci guida, come ci apre la strada, affinché non sbagliamo. 

Andrà tutto liscio? No, anche Maria sulle prime ha un po’ paura, si chiede cosa stia capitando, come tante volte ci chiediamo noi nelle circostanze che accadono. Ma questa ricerca Maria la fa con la serena calma di chi si fida. Domanda, interroga Dio stesso con la serena fiducia di chi ha una certezza: il Signore è con me. E Dio risponde, non chiarendole tutto il percorso, ma dandole quelle luci necessarie che la rassicurano sul fatto che la strada che sta percorrendo è quella giusta per lei. È di questa profonda apertura del cuore che abbiamo bisogno, di questa serena fiducia che quanto Dio mette dentro il nostro spirito, lo realizza, con il nostro contributo. Nulla è impossibile a Dio dice l’angelo a Maria. Maria ha tanti motivi molto evidenti per restare perplessa: come può lei vergine rimanere incinta se non è ancora unita al suo sposo? Ma Dio non è condizionato dai nostri limiti e ci porta oltre essi. Ovvio che occorre mettere in conto che seguire questo Dio tanto sovrabbondante, significa essere disposti a fare i conti con le nostre resistenze, i nostri ragionamenti, i dubbi, le paure e tante cose storte di cui è costellata la nostra esistenza e le realtà attorno a noi. Ma se in mezzo a tutti questi stati d’animo ed emozioni - che pure abbiamo il diritto di sperimentare –, se in mezzo a tutte le circostanze possibili restiamo tenacemente ancorati alla fiducia, allora abbiamo conquistato il punto d’appoggio e gradualmente le cose vanno al posto giusto. 

Infatti Maria non resta sola con la sua responsabilità, ma diventa sposa del suo Giuseppe, e anche se in modo differente dalle altre coppie, vivranno un amore pieno e denso di affetto. Il Signore è per noi garanzia che la realtà è molto più grande di quello che vediamo e che se abbiamo la pazienza di aspettare, possiamo scoprire a quali mete lui ci conduceva, anche quando non ce ne accorgevamo. E vedremo con chiarezza maggiore e con stupore che avrà pensato a tutto, come solo un Padre sa fare. Allora abbracceremo
il nostro desiderio
, a lungo custodito, come Maria, che il suo desiderio lo stringerà tra le braccia. Sconvolgente ogni volta il fatto che basta così poco per abbracciare Dio: fidarsi. Accoglieremo la sfida? Maria si è fidata e la sua vita si è compiuta: eccomi, avvenga per me secondo la tua parola. Non secondo me, ma secondo te, Signore. Secondo la migliore versione di me.

  •  COME PREGARE IL VANGELO
  • Chiudo gli occhi e mi connetto con Gesù. Sento il suo sguardo su di me e mi apro a lui. Leggo e rileggo la pagina scelta. Mi fermo dove sento che una Parola proprio ora ha qualcosa da dire al mio cuore e alla mia vita. Mi fermo e sosto. La ripeto e parlo con Gesù di quello che sento e penso. Gli chiedo ciò che voglio e sono aperto a ciò che vorrà donarmi lui. Lo ringrazio ed esco lentamente dal dialogo. Durante la giornata verifico come questa Parola continua a parlarmi e guidarmi, e a instillarmi nuove ispirazioni. 

20 dicembre 2020

Lc 1,26-38
IV domenica di Avvento

26Al sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
34Allora Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio». 38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l'angelo si allontanò da lei.

 

sabato 12 dicembre 2020

Raddrizzare la via

 


Il protagonista di questo vangelo della 3ª domenica di Avvento è Giovanni Battista. Di lui si dice che è mandato da Dio. E che il suo compito è preparare i cuori all’arrivo di Gesù. Il Battista viene come testimone per dare testimonianza alla luce, non è lui la luce, ma dà testimonianza alla luce. Giovanni non cerca di emergere, non cerca successi mondani, non vuole i primi posti anzi si mette all’ultimo posto, vive di quanto il Signore gli dice, di quanto il Signore gli dona. Tutta la sua vita è orientata  a fare la sua volontà, che è la sua pace. 

Il Battista rappresenta tutte quelle persone che nella vita incontriamo e che non hanno ansie da prestazione ma si danno il permesso di essere se stesse nella verità. Quando i Giudei gli chiedono chi è, perché si rendono conto che è un uomo speciale, che è autentico e crede in quello che fa e che dice, lui risponde: non sono il Cristo, non sono il profeta Elia, sono voce di uno che grida nel deserto. Giovanni dà voce a qualcun altro, al Signore. Vive come ogni uomo è chiamato a vivere: relazionato con Dio e col suo progetto. Ama il Signore con tutto il cuore, perché si sa profondamente amato e perciò non può fare altro che donarsi a lui senza alcuna condizione. Totalmente preso e afferrato dalla missione di aiutare gli altri. Giovanni è l’uomo rivolto a Dio e agli altri, che cerca il bene degli altri e perciò li orienta  a Dio come Dio gli indica di fare. 

In questa descrizione non facciamo fatica a vedere anche il ritratto di Maria. Anche lei, anzi, soprattutto lei, madre della grazia, è tutta orientata a Dio e nell’affidarci a lei siamo potentemente aiutati a volgerci a Gesù ogni volta in cui sentiamo che qualche parte di noi sta andando fuori rotta e stiamo correndo il rischio di perderci dietro cose non necessarie. Il segreto per restare orientati ce lo svelano il Battista e Maria: l’amore che genera fiducia.

COME PREGARE IL VANGELO

Chiudo gli occhi e mi connetto con Gesù. Sento il suo sguardo su di me e mi apro a lui. Leggo e rileggo la pagina scelta. Mi fermo dove sento che una Parola proprio ora ha qualcosa da dire al mio cuore e alla mia vita. Mi fermo e sosto. La ripeto e parlo con Gesù di quello che sento e penso. Gli chiedo ciò che voglio e sono aperto a ciò che vorrà donarmi lui. Lo ringrazio ed esco lentamente dal dialogo. Durante la giornata verifico come questa Parola continua a parlarmi e guidarmi, e a instillarmi nuove ispirazioni.

 

13 dicembre 2020

Gv 1,6-8.19-28
3ª domenica di Avvento
6Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
7Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
8Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.

19Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». 20Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». 21Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. 22Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». 23Rispose:

«Io sono voce di uno che grida nel deserto:
Rendete diritta la via del Signore,

come disse il profeta Isaia».
24Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. 25Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». 26Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell'acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, 27colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». 28Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

 

sabato 5 dicembre 2020

Prepara il cuore

 

Viene il Signore. Viene. Gesù annuncia che viene da noi. Il venire di Gesù non è come il nostro venire. Viene un amico che non vedevamo da tanto, viene un figlio dalla scuola, viene il marito dal lavoro. Gesù non viene in questo modo, da rendersi presente in carne ed ossa davanti ai nostri occhi. Eppure Gesù viene nella realtà proprio attraverso l’amico, il figlio, il marito… attraverso circostanze che diventano rivelazione della sua presenza e indicatori della via da seguire.

Nel vangelo di questa seconda domenica di Avvento, Gesù viene attraverso le parole e i gesti di Giovanni Battista, che possiamo considerare un amico, un compagno di viaggio. Vestito poveramente e abitante del deserto, Giovanni indica l’essenzialità necessaria per vedere il Signore nelle circostanze che viviamo.

Dà la possibilità di pentirsi dei peccati, convertirsi cioè orientarsi al cambiamento e preparare il cuore all’incontro con il Signore che salva. Il Battista prepara la via a Gesù. Ed è Gesù che agisce con lui. Molti sono quelli che vanno a farsi battezzare da Giovanni. Persone semplici, che hanno ascoltato la voce della coscienza e hanno intuito che con Giovanni c’è lo Spirito, che in lui c’è del buono e che vale la pena seguirne le indicazioni.

Così Gesù viene a visitare anche noi! Suscita in noi dei desideri e li alimenta lasciandoci dei segni nella quotidianità: un incontro, una telefonata, un libro che ci viene regalato, una parola che ci arriva inaspettata e che coincide con quello che stiamo sentendo, soprattutto la Parola che è il vangelo.

Maria, donna dell’ascolto profondo, è nostra maestra nel decifrare le ispirazioni del Signore. Ci condivide un segreto: custodire nel cuore i frammenti di significato che ci vengono dal quotidiano e ricomporli con l’aiuto della Parola di Dio. Maria insieme al Battista in questa domenica ci indica il modo per prepararci al Natale: farsi attenti e umili ascoltatori di Dio nella vita, raccogliere i segnali che ora Gesù ci lascia, e farne attesa, preghiera, preparazione del cuore e alimento del desiderio di farci trovare pronti quando Gesù verrà.                               

COME PREGARE IL VANGELO

Chiudo gli occhi e mi connetto con Gesù. Sento il suo sguardo su di me e mi apro a lui. Leggo e rileggo la pagina scelta. Mi fermo dove sento che una Parola proprio ora ha qualcosa da dire al mio cuore e alla mia vita. Mi fermo e sosto. La ripeto e parlo con Gesù di quello che sento e penso. Gli chiedo ciò che voglio e sono aperto a ciò che vorrà donarmi lui. Lo ringrazio ed esco lentamente dal dialogo. Durante la giornata verifico come questa Parola continua a parlarmi e guidarmi, e a instillarmi nuove ispirazioni. 

6 dicembre 2020

Dal vangelo secondo Marco (1,1-8)
2ª domenica di Avvento

1 Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.

2Come sta scritto nel profeta Isaia:

Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:
egli
preparerà la tua via.
3Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i 
suoi sentieri,

4vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. 5Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. 6Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. 7E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

 

domenica 29 novembre 2020

Vegliate, vengo presto

“Se tu squarciassi i cieli e scendessi!” dice Isaia nella prima lettura di oggi. E continua “Tu Signore sei nostro padre e noi argilla, noi siamo opera delle tue mani”. Anche noi come il profeta sentiamo dentro l’anima il desiderio di un nuovo inizio, che Gesù venga nuovamente e con Isaia diciamo “ritorna”. È straordinaria questa attesa del tempo di Avvento che oggi iniziamo perché mentre noi diciamo questo, Gesù da parte sua ci dice “vengo presto”. In realtà Gesù nel vangelo quando per ben tre volte ci chiede di vegliare “vegliate!” perché lui ritorna presto e in modo da stupirci, ci sta mettendo di fronte al nostro desiderio.

Chiediamo anche noi con tutta questa forza del profeta che Gesù venga? A volte, per i tempi lunghi che la vita ci impone, perdiamo slancio, ci lasciamo cadere le braccia. È stupefacente che Gesù ci rialzi sempre, ma ancor più stupefacente è che noi possiamo col nostro desiderio commuovere il suo cuore di Padre e anticiparne la venuta. San Massimiliano Kolbe diceva ai suoi amici di fare della loro vita una gara verso il bene, dove ognuno potesse superare l’altro nell’amore, nell’attesa, nel desiderio di Dio e del suo regno. E Maria, a cui noi ci affidiamo ogni giorno, non è stata forse la donna che per mezzo del suo desiderio incontenibile ha fatto sì che Gesù prendesse forma in lei?

Oggi Maria, nell’iniziare anche la novena a te, Immacolata, vogliamo chiederti la grazia di attendere Gesù che viene e anche di più, molto di più… vogliamo chiedere al Signore che anticipi la sua venuta, e ci sorprenda “qui” nelle cose di ogni giorno, dove già lui ci sorride, già c’è e attende di essere riconosciuto. Col Natale poi vuole rinnovare e rafforzare con nuove grazie questo legame. Maria unisciti a noi nella preghiera: “ritorna Signore”, e con Isaia vedremo squarciarsi il cielo e scendere proprio quella grazia che tanto attendiamo.

COME PREGARE IL VANGELO

Chiudo gli occhi e mi connetto con Gesù. Sento il suo sguardo su di me e mi apro a lui. Leggo e rileggo la pagina scelta. Mi fermo dove sento che una Parola proprio ora ha qualcosa da dire al mio cuore e alla mia vita. Mi fermo e sosto. La ripeto e parlo con Gesù di quello che sento e penso. Gli chiedo ciò che voglio e sono aperto a ciò che vorrà donarmi lui. Lo ringrazio ed esco lentamente dal dialogo. Durante la giornata verifico come questa Parola continua a parlarmi e guidarmi, e a instillarmi nuove ispirazioni. 

 29 novembre 2020

Mc 13,33-37
1ª domenica di Avvento
In quel tempo Gesù disse alle folle: 33Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. 34È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. 35Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; 36fate in modo che, giungendo all'improvviso, non vi trovi addormentati. 37Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».

 

sabato 21 novembre 2020

Il cielo sei tu

 

Se c’è un passo del vangelo chiaro come la luce del sole, facile da capire e inequivocabile, questo è il brano di questa domenica, in cui celebriamo la solennità di Cristo re dell’universo. Gesù ci offre il senso della vita. Da come usiamo tutte le risorse che lui ci ha dato chiamandoci all’esistenza, dipende la nostra felicità e ciò che sarà dopo questa vita. Il Paradiso inizia qui con le scelte che facciamo, così come l’inferno. 

Gesù chiama benedetti tutti quelli che si saranno presi cura degli altri, in particolare di chi è in una condizione di sofferenza. Le immagini del dare da mangiare, da bere, di che vestirsi, di visitare malati e carcerati, rimandano a tutta la gamma di stati di sofferenza in cui chiunque può ritrovarsi a un certo punto della vita. 

Si parla molto del vedere in questo vangelo: vedere e quindi avere compassione. Lo sguardo nuovo di chi ha incontrato Gesù si posa con compassione sulle tante ferite umane, che possono essere le più svariate. Spesso la sete più grande è il bisogno di amore, e allora farsi prossimi significa dare da bere l’acqua della vicinanza e dell’amicizia a chi è inaridito nel dolore e nella solitudine. Per stimolarci a darci da fare Gesù dice che ogni gesto di amore e di attenzione fatto a un altro, è come se fosse fatto a lui stesso. E così ci aiuta a metterci nei panni degli altri, a sentire quello che sentono loro, pensare ciò che pensano, provare sentimenti ed emozioni come potrebbero provarli loro. In questo modo ci sarà più facile percorrere la via dell’amore, della compassione. Cambiando prospettiva, io sono l'altro e posso sentire cosa significa per chi in quel momento soffre sapersi aiutato da una mano amica! 

San Massimiliano Kolbe si era dato un bel programma di vita per focalizzarsi sempre sull’obiettivo della santità, e lo aveva fatto considerando la linea del tempo, come il tempo scorra e vada usato bene: “La vita fugge in fretta. Neanche un secondo torna indietro. Sbrighiamoci dunque a esprimere il maggior numero possibile di dimostrazioni d’amore” (SK 500). E così sia.

 

COME PREGARE IL VANGELO

Chiudo gli occhi e mi connetto con Gesù. Sento il suo sguardo su di me e mi apro a lui. Leggo e rileggo la pagina scelta. Mi fermo dove sento che una Parola proprio ora ha qualcosa da dire al mio cuore e alla mia vita. Mi fermo e sosto. La ripeto e parlo con Gesù di quello che sento e penso. Gli chiedo ciò che voglio e sono aperto a ciò che vorrà donarmi lui. Lo ringrazio ed esco lentamente dal dialogo. Durante la giornata verifico come questa Parola continua a parlarmi e guidarmi, e a instillarmi nuove ispirazioni.  

Dal Vangelo secondo Matteo 25,31-46

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli.  Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti? E il re risponderà loro: In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito? Allora egli risponderà loro: In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l'avete fatto a me. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

 

sabato 7 novembre 2020

L'arte di attendere

 

Gesù paragona se stesso allo Sposo e noi a dieci vergini che vanno incontro allo sposo munite di lampade. Cinque sono sagge e prendono anche dell’olio, cinque invece sono stolte e non ci pensano. Lo sposo tarda e le ragazze si addormentano, finché a mezzanotte non si sente un grido che annuncia l’arrivo dello sposo. Le cinque sagge hanno l’olio e vanno, le altre restano fuori dalla festa. Cosa vuole dirci il Signore con questa parabola? È un invito a non perdere mai la speranza, a essere tenaci, testardi nel cercarlo e nell’attenderlo.

Qualunque sia la notte che stiamo attraversando, Gesù viene a svegliarci, a rimetterci in movimento, a ridarci una motivazione forte per vivere. Il Signore non chiede la perfezione, infatti arriva anche se tutt’e dieci le giovinette dormono un sonno profondo. Il Signore cerca l'umiltà del cuore e l’amore. L’olio simboleggia questo desiderio del cuore umano di stringersi a lui, di essere salvato.

Quello che ci mette in crisi è questo ritardo di Dio: perché Dio talvolta sembra non rispondere alle nostre preghiere? Perché ci sono alcuni inverni che sembrano non finire più? Perché chiediamo un bene per chi amiamo ed è in difficoltà e questo bene sembra non realizzarsi?

Affidandoci a Maria noi viviamo con lei le nostre domande. Anche Maria ha chiesto al Signore tante cose, come quando a Gesù ha detto, non comprendendolo: “Figlio perché ti sei comportamento così?”. La risposta di Gesù porta su un altro livello del capire, quello della fede. “Non sai che devo occuparmi della salvezza degli uomini?”. Gesù ci chiede di fidarci. Di affidare a lui ogni cosa. È lui che guida la storia, compresa la nostra, lui ha la visione globale del tutto. A noi basta sapere che il suo sguardo si posa sull’olio del nostro amore, della nostra fiduciosa preghiera, a noi basta avere la certezza che lui ci raggiunge, anche se non sappiamo esattamente quando e come agirà, a noi basta sapere che ci viene incontro per rialzarci e donarci la risposta alla nostra attesa.

COME PREGARE IL VANGELO

Chiudo gli occhi e mi connetto con Gesù. Sento il suo sguardo su di me e mi apro a lui. Leggo e rileggo la pagina scelta. Mi fermo dove sento che una Parola proprio ora ha qualcosa da dire al mio cuore e alla mia vita. Mi fermo e sosto. La ripeto e parlo con Gesù di quello che sento e penso. Gli chiedo ciò che voglio e sono aperto a ciò che vorrà donarmi lui. Lo ringrazio ed esco lentamente dal dialogo. Durante la giornata verifico come questa Parola continua a parlarmi e guidarmi, e a instillarmi nuove ispirazioni. 

Domenica 8 novembre 2020

Mt 25,1-13
In quel tempo Gesù disse alle folle:1 Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. 2Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; 3le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l'olio; 4le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l'olio in piccoli vasi. 5Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. 6A mezzanotte si alzò un grido: «Ecco lo sposo! Andategli incontro!». 7Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. 8Le stolte dissero alle sagge: «Dateci un po' del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono». 9Le sagge risposero: «No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene». 10Ora, mentre quelle andavano a comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. 11Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: «Signore, signore, aprici!». 12Ma egli rispose: «In verità io vi dico: non vi conosco». 13Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora.

 

sabato 31 ottobre 2020

Beato te!

 


Siamo tutti apprendisti in un mestiere dove non si diventa mai maestri 
Ernest Hemingway

Chi fosse digiuno di vangelo, nel leggere queste parole di Gesù penserebbe di trovarsi davanti a un enigma, a una strana serie di indicatori di felicità. Beato chi si svuota di sé, chi sceglie la via della mitezza, chi ha compassione e si impegna per la pace e il perdono, chi si coinvolge nella ricerca della giustizia ed è pronto a pagarne le conseguenze. Una via per diventare uomini e donne, per apprendere quel mestiere di vivere che sta tanto a cuore al Signore. A che serve seguire Gesù se non facciamo diventare gesti e azioni le nostre convinzioni? Come facciamo a impedirci di essere ciò che vogliamo? Quali meccanismi lasciamo che si inneschino in noi inconsapevolmente?

Gli ostacoli che Gesù indica sono svariati: un cuore duro, che non ascolta la sua voce, l’atteggiamento conflittuale e competitivo verso gli altri, il rinchiudersi nelle proprie cose senza curarsi del bene degli altri, il ripiegamento su di sé senza impegno e senza coinvolgimento, senza fermarsi a sentire le sofferenze del mondo e chiedersi che contributo poter dare.

Ognuno di noi ha il suo punto da lavorare. Qualche difesa che ha eretto e che occorre individuare. Bisogna mettere mano alla nostra trasformazione, guidati dal Signore.

Ora che la pandemia riporta all’essenziale le nostre vite, possiamo usare bene questo tempo per cambiare qualcosa dentro di noi. Il premio è certo: pace, gioia, serenità, senso di gratificazione interiore, fiducia smisurata. I frutti squisiti della relazione di amicizia con Dio. Chi crede, è toccato dalla grazia, ne fa esperienza viva. E il nostro affidarci alla Madre altro non è che lo scegliere con semplicità la strada dell'essenziale, nel desiderio di vivere come lei a partire dal cuore per saper andare al cuore delle cose. 

COME PREGARE IL VANGELO

Chiudo gli occhi e mi connetto con Gesù. Sento il suo sguardo su di me e mi apro a lui. Leggo e rileggo la pagina scelta. Mi fermo dove sento che una Parola proprio ora ha qualcosa da dire al mio cuore e alla mia vita. Mi fermo e sosto. La ripeto e parlo con Gesù di quello che sento e penso. Gli chiedo ciò che voglio e sono aperto a ciò che vorrà donarmi lui. Lo ringrazio ed esco lentamente dal dialogo. Durante la giornata verifico come questa Parola continua a parlarmi e guidarmi, e a instillarmi nuove ispirazioni.

 

1 novembre 2020 - Solennità di Tutti i Santi

Dal vangelo secondo Matteo 5,1-12

In quel tempo1vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

3«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
4Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
5Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
7Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
8Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
9Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
10Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.

 

sabato 24 ottobre 2020

Cuore fisso in lui

 


Anche in questo vangelo Gesù viene messo alla prova. Alcuni dotti ed esperti delle Scritture tornano all’attacco per metterlo in difficoltà. Non vogliono vedere chiaro in se stessi e cercano un capro espiatorio su cui proiettare le loro frustrazioni. Gesù risponde con la grandezza d’animo che lo caratterizza. Non esprime un giudizio sul fatto che stanno agendo con doppiezza, si rivolge a loro invece come se stesse parlando ad amici, a cui fa una bellissima condivisione. Tu vuoi sapere cosa conta davvero? Amare con tutto te stesso il Signore, cercare il suo volto, desiderare la sua presenza, la sua vicinanza, avere nostalgia della sua carezza paterna, spingerti così oltre te stesso da uscire da te. Metterci tutto te stesso, tutto quello che sei e che hai per tenere viva la relazione con lui, non darti per vinto di fronte alla tentazione di abbassare il tiro e accontentarti. Solo mantenendo costante l’orientamento verso di lui, possiamo mantenere il cuore fisso in lui.

In questo tempo complesso e instabile che stiamo vivendo, la stabilità ce la può donare solo chi è al di sopra di noi, e non è condizionato dai limiti della storia. In che modo il Signore ci sta parlando al cuore in questi giorni segnati da tanta incertezza, da tante domande? Ora ci raggiunge con questa parola, che è certezza di fede. Non siamo in balia del caos. Dio non può toglierci la complessità e anche la grave difficoltà in cui possiamo venire a trovarci, ma non ci fa mancare mai la sua protezione, il suo aiuto. Siamo dentro una storia d’amore, siamo dentro un progetto. E il Signore ha cura di noi, di ciascuno. Ha cura del filo d’erba, dei passeri del cielo, come lui stesso ha detto, tanto più di noi, che siamo figli.

Gesù sembra indicarci la strada necessaria per vivere. Autentici nel metterci nudi e poveri davanti a lui, e a lui affidarci, e autentici verso gli altri, ossia capaci di guardarli senza filtri giudicanti, per riconoscerci nello specchio comune della nostra umanità, in ciò che abbiamo in comune e che è la dignità e l’amabilità, l’essere degni di stima e di rispetto. L’altro ha diritto quanto me ad essere guardato come persona, non come soggetto che fa questo o quello, che si comporta in questo o in quell’altro modo.

Amare Dio, amare l’altro… ma prima di tutto amare se stessi. Porsi davanti allo specchio e saper sorridere, perché capaci di vedere in noi, nelle profondità degli sguardi, quella luce gioiosa che parla dell’amore di Dio, presente nello spirito di ciascuno e che cerca solo un varco attraverso cui passare e riflettersi. È una prova da fare!

Affidarci a Maria oggi significa ridirci che abbiamo fiducia, che niente di ciò che accade, pur destabilizzante, può staccarci dalla certezza che il Signore è con noi. E se c’è lui, c’è anche la salvezza. San Massimiliano Kolbe scrive: “L’Immacolata ha il suo tempo per tutto”. E con questo ci aiuta a rinnovare la fiducia. È solo questione di tempo. Occorre passare attraverso la nostra storia, non ci sono sconti, occorre percorrere la strada che dobbiamo percorrere, ma tutto è sotto lo sguardo materno di Maria e tutto è nelle mani del Signore. Le circostanze che viviamo sono l’occasione per noi per affidarci e agire serenamente.

 

25 ottobre 2020

Mt 22,34-40
XXX Domenica nell’anno
In quel tempo34i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme 35e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: 36«Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». 37Gli rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente38Questo è il grande e primo comandamento. 39Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso40Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

 

sabato 17 ottobre 2020

Onesti davanti alla vita

 

Questa domenica attraverso il vangelo siamo portati all’interno di un conflitto che avviene tra un gruppo di farisei e Gesù, o meglio tra un gruppo di discepoli dei farisei e Gesù. Infatti i farisei non hanno il coraggio di andare di persona da Gesù ma mandano altri con lo scopo di cogliere in errore Gesù. Capita anche nelle nostre relazioni che si vada incontro a qualcuno con un pregiudizio. Già sappiamo l’altro come reagirà, cosa farà, e puntiamo il nostro sguardo sui suoi difetti, per cui cerchiamo anche inconsciamente di metterlo in una condizione in cui farà qualcosa di sbagliato. È il caso in cui noi non siamo specchio limpido per l’altro ma deformante: etichettiamo l’altro e con la nostra non-accoglienza lo induciamo a tirare fuori il peggio di sé!

E possiamo fare questo anche con la vita, con le situazioni, con la Parola di Dio che ascoltiamo. Non ci poniamo con onestà davanti alla realtà ma cerchiamo quello che vogliamo vedere noi. Anche se è sbagliato e ci farà male.

Gesù oggi ci invita a non fare più così. A prendere coscienza che mettiamo dei filtri tra noi e lui, tra noi e la sua parola, tra noi e gli altri, tra noi e la vita. Il problema è che Dio ci parla nella vita e se noi mettiamo questi filtri protettivi poi come fa il Signore ad arrivare fino a noi? Non dimentichiamo mai che siamo liberi. Dio bussa e non si impone. Quando Gesù alla fine di questo vangelo dice: “Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”, ci sta dicendo che dobbiamo essere onesti con noi stessi e con la vita. Ci sono obbedienze alla vita necessarie, legate alla nostra condizione come alzarsi presto al mattino per andare al lavoro, attendere il proprio turno quando siamo in fila, accettare il tempo che passa e gli acciacchi che ci limitano, avere pazienza e sapere attendere i tempi e i momenti giusti. E c’è l’obbedienza a Dio, dove obbedire significa ob-audire ossia accogliere con fede ciò che abbiamo ascoltato da lui, ciò che lui ci ha detto. E Dio ci parla nella vita: mentre viviamo le obbedienze necessarie, lui ci ispira e ci assiste con il suo Spirito, ci aiuta a scegliere secondo il suo pensiero. Perciò se siamo uniti al Signore, sapremo stare nella vita con un certo stile, in un certo modo, con la serena certezza che stiamo costruendo insieme con Dio, dunque cerchiamo la sua volontà nelle cose che ci capitano e che viviamo. E siamo perciò sereni nel dare a Cesare ciò che è di Cesare ossia nell’accettare tutto ciò che la vita comporta.

In altri passi del vangelo Gesù raccomanda di non preoccuparsi e di lasciare che sia lo Spirito Santo a insegnarci come e cosa dire, specialmente quando siamo in difficoltà, quando viviamo certe situazioni in cui ci sentiamo sotto accusa. Maria, a cui sempre guardiamo, è stata capace di non frapporre filtri tra sé e la realtà, mai ha cercato di chiudere gli occhi di fronte alle sfide che la vita che le ha portato. Se pensiamo a come ha affrontato la morte ingiusta del figlio, capiamo al volo come sia rimasta nell’esperienza del dolore conservando intatto il suo affidamento al Padre. A quel Padre del cielo che ha appunto promesso lo Spirito Santo come Consolatore nel momento della prova. Maria non ha mai pensato che Dio potesse avere qualcosa di sbagliato nel permettere certi eventi, ha saputo custodire il dono più prezioso: la fede in lui e nella sua bontà, la fiducia in un nuovo futuro possibile.  

 

18 ottobre 2020

Mt 22,15-21
29° Domenica nell’anno

In quel tempo15i farisei tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi. 16Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. 17Dunque, di' a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». 18Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? 19Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. 20Egli domandò loro: «Questa immagine e l'iscrizione, di chi sono?». 21Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

 

sabato 3 ottobre 2020

Il frutto che aspetti da me

 


Gesù anche questa domenica usa un racconto, una parabola per farci arrivare un messaggio che è di fondamentale importanza per la nostra vita. Gesù ci parla di un uomo che possiede una vigna a cui dedica ogni attenzione possibile, curandola con amore e, dovendo partire, la lascia a dei contadini perché la curino. Quando ritorna e ne chiede i frutti, riceve un secco rifiuto. Tutti i servi che manda, vengono respinti e uccisi, compreso il figlio anche lui mandato a chiedere conto dei frutti. Il messaggio di Dio è più che mai chiaro. A noi ha dato tutto se stesso, ci ha creati, ci ha dato la possibilità di vivere su una terra meravigliosa, in cui tutto ha un suo ordine e una sua armonia, ci ha fornito di tutte le capacità per poter far funzionare secondo giustizia e amore la nostra esistenza e le cose che ci circondano. E non ci ha lasciati soli, senza aiuto e direzione. Nella persona del figlio Gesù è venuto lui stesso per stare con noi e farci sperimentare la vita nuova nello Spirito, che ci ha lasciato. Ogni istante è con noi, e parla al nostro cuore anche attraverso il vangelo, la Parola che lui ci dà come cibo spirituale. 

Insomma noi dal Signore abbiamo ricevuto tutto. In risposta noi tante volte – e questo tempo di pandemia lo dimostra – abbiamo scelto soluzioni egoiste, abbiamo preferito cambiare le carte in tavola e mettere al primo posto il denaro, il potere, l’interesse personale, generando attorno a noi ingiustizia, calpestando il valore sacrosanto della dignità della persona. Ma l'ingiustizia c'è anche per gli stili di vita iniqui, quando si continua a spendere in modo esagerato per beni di lusso o abiti firmati e non ci si pone neppure il problema di guardarsi attorno per creare associazioni o altre realtà a favore dei più deboli della società, delle persone più a rischio, delle realtà più fragili. Sì, anche fingendo di non capire il bisogno che c'è e preoccupandosi troppo per se stessi e per le proprie nevrosi, si genera ingiustizia. 

Quali frutti ci sta chiedendo il Signore oggi? Ognuno di noi ha un cammino specifico, e senz’altro per ognuno c’è un passo particolare da fare: chi è doppio e Dio gli chiede di diventare onesto, chi non perdona e Dio gli fa sentire il malessere affinché cambi rotta, chi si tiene a distanza dalle relazioni e Dio lo stimola a fidarsi, a esporsi, chi vede tutto nero e Dio lo invita ad aprire gli occhi sul bene che è in lui e fuori di lui, insomma a ognuno il suo. Ma ci sono anche passaggi universali che tutti dobbiamo fare e in questo tempo storico Dio ci sta parlando chiaramente della necessità di rimettere al centro la fratellanza, le relazioni di amicizia, la cura gli uni degli altri. Ascolteremo il Signore o ci gireremo dall’altra parte?

 L’affidamento a Maria nello spirito di san Massimiliano Kolbe favorisce questo cambiamento del cuore e dei comportamenti: rappresenta la possibilità pratica di donarsi e di farsi condurre da Maria che guida ognuno - secondo il suo dono di grazia - a una vita donata, per il bene di tutti. Così ci stimola san Massimiliano Kolbe: “Via l'indifferenza, dunque! Facciamo tutti ogni sforzo possibile perché ciascuno, secondo l’intelligenza e le capacità che Dio si è degnato di concedergli, conquisti all’Immacolata il maggior numero possibile di anime” (SK 1106). Facciamo nostro l’invito che rivolgeva a se stesso: “Non lascerò passare nessun male senza ripararlo e nessun bene che io possa fare, accrescere o al quale possa contribuire in qualsiasi modo” (SK 971). E diamoci da fare nel bene, sapendo che, come il nostro padre Kolbe ci ricorda,“Tutto passa, l’amore resta” (cf. Conferenze).

 

                                                                    4 ottobre 2020

Mt 21,33-43
27 Domenica nell’anno
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli «33Ascoltate un'altra parabola: c'era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. 34Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. 35Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. 36Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. 37Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: «Avranno rispetto per mio figlio!». 38Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: «Costui è l'erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!». 39Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. 40Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». 41Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».

42E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:

La pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata la pietra d'angolo;
questo è stato fatto dal Signore
ed è una meraviglia ai nostri occhi
?

43Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti.

 

La Via della felicità